La prima notte del giudizio, di Gerard McMurray

Che sia grande la nazione di chi può permettersela. Tutta una questione di soldi insomma, prima che di ideologia, dice questo prequel della saga di The Purge con DeMonaco rimasto alla sceneggiatura

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Dall’home invasion, tanto cara al produttore Jason Blum, che caratterizzava il primo film della saga The Purge, anche il più riuscito fino ad ora, alla (Staten) Island invasion.
La prima notte del giudizio, prequel della famosa trilogia, è un home invasion “allargata” a tutti gli effetti, mentre la regia passa dall’ideatore James DeMonaco (che ne resta lo sceneggiatore) a Gerald McMurray.
Il luogo dell’assalto è decisamente più ampio di una singola abitazione, si tratta di un’intera isola, quella di Staten Island, situata di fronte alla più glamour e inaccessibile Manhattan. Non che sia un’isola costituita interamente da minoranze, ma buona parte delle persone meno abbienti risiedono lì, e sono loro i grandi protagonisti del film, quelli che il partito dei Nuovi Padri Fondatori decide di spazzare via. Perché c’è crisi, non si possono sostenere tutti i cittadini, e la pulizia deve iniziare dal basso. Giustificando l’esperimento della Purga come risultato di un assurdo e poco chiaro studio scientifico di una luminare della psicologia, una sempre brava Marisa Tomei, il Partito Nuovo decide che per una notte, solo a Staten Island vige la sospensione totale della legge, a dimostrazione che, in assenza di restrizioni, l’uomo sia portato a sfogarsi, possibilmente attraverso l’omicidio (altrimenti come si sfoltisce la popolazione?). Nessuno costringe gli abitanti a restare sull’isola, ma se si sceglie di rimanere, c’è un compenso minimo di 5000 dollari: più si è partecipi, più il premio in denaro cresce.
E così molti scelgono di restare, si nascondono, non con l’intento di uccidere, a parte qualche folle caso isolato, al massimo di scassinare qualche negozio. Ed è proprio qui che l’esperimento fallisce, la comunità non reagisce come loro si aspettavano. Non sente la necessità di massacrarsi, solo di proteggere la propria dignità e la propria casa. E i protagonisti, dal boss dell’isola Dimitri all’onesta e combattiva Nya esprimono pienamente la nobiltà d’animo di chi ne ha viste e fatte tante ma sceglie di schierarsi dalla parte giusta: quella contro la Purga, contro i Padri Fondatori, contro una concezione di stato bastata sui privilegi.

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La lotta, la coesione, l’umanità, provengono dal basso. Questo messaggio, talvolta un po’ grossolanamente, viene espresso in maniera forte e chiara. Quindi parte l’invasione: mercenari mascherati assoldati dai Padri Fondatori per fare piazza pulita e dimostrare che la Purga è necessaria.
A livello formale, tra rimandi carpenteriani e momenti action anni ’80, il film intrattiene ma è privo di guizzi e momenti spiazzanti. L’aspetto horrorifico non risiede nella struttura, per intenderci, non ci sono colpi di scena che non si possano prevedere contando fino a tre, quindi niente salto sulla sedia o sussulto col risucchio, ma è tutto nell’inquietante assonanza, esplicitamente dichiarata, tra la modalità operativa dei Nuovi Padri Fondatori e certe realtà politiche a noi così familiari. Make the purge great again suona come make America great again, prima gli italiani etc.
Che sia grande la nazione di chi può permettersela. È tutta una questione di soldi insomma, ancor prima che di ideologia.

Titolo originale: The First Purge
Regia: Gerard McMurray
Interpreti: ’Lan Noel, Lex Scott Davis, Marisa Tomei, Joivan Wade, Luna Lauren Velez, Melonie Diaz, Patch Darragh, Mo McRae, Steve Harris, Maria Rivera
Origine: USA, 2018
Distribuzione: Universal
Durata: 97′

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