La programmazione di Fuori Orario dal 10 al 16 novembre

Il girato di Alberto Grifi al Festival del proletariato giovanile al Parco Lambro e omaggio ad Adriano Aprà con Straub-Huillet, Rossellini, Schifano e Ferreri.

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Domenica 10 novembre dalle 2.20 alle 6.00

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

NEL MEZZO DEL CAMMIN. 35 ANNI DI FUORI ORARIO COSE (MAI) VISTE

Un giorno a Parco Lambro / 4 

a cura di Fulvio Baglivi

IL FESTIVAL DEL PROLETARIATO GIOVANILE AL PARCO LAMBRO (RUSHES) / 4

PrimavisioneTV

(Italia, 1976, b/n, video, dur. 160’ c.a.)

Di: Alberto Grifi

In prima visione assoluta Fuori Orario presenta tutto il girato realizzato da Alberto Grifi al Festival del proletariato giovanile al Parco Lambro tra il 26 e il 29 giugno del 1976. Grifi, insieme a Franco Berbero e un giovane Claudio Caligari, filmò 25 ore in video e 3 ore in pellicola ma non realizzò mai il film per cui era stato chiamato dagli organizzatori, la redazione della rivista Re Nudo. Per anni di Parco Lambro si sono visti soltanto pochi pezzi, spesso in situazioni di movimento o comunque “underground”, soltanto nel 1995 Grifi monta una versione di poco meno di un’ora, con le sequenze intervallate da una sua intervista per il documentario Le macchine di Grifi di Barbadoro e Cerulli.

Quello accadde in quelle giornate milanesi del giugno del ’76 fu assolutamente imprevisto e soltanto un cineasta aperto ed esperto come Grifi poteva essere in grado di cogliere tutto quel susseguirsi di parole, scontri, dibattiti che infuriarono tra i partecipanti al Festival. I concerti furono filmati in 16mm, nelle riprese video rimangono tracce della performance del Living Theatre e dei concerti di Don Cherry e Finardi ma sono soprattutto gli scontri, non solo verbali, tra le diverse anime del movimento, diviso tra gruppi organizzati e collettivi libertari, individui profondamente ideologizzati e “freakkettoni”, controculture e sottoculture, a prendersi quasi completamente la scena.

Le 25 ore circa di girato video (una parte si è rovinata negli anni) sono state restaurate presso il laboratorio La camera ottica, con la cura di Anna Maria Licciardello per il CSC – Cineteca Nazionale e dell’Associazione Alberto Grifi, riviste oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, rappresentano un documento unico su un momento fondamentale dell’Italia degli anni ’70 e della lotta politica che ha segnato profondamente la nostra storia e i cui effetti sono ancora evidenti.

 

Venerdì 15 novembre dalle 1.40 alle 6.00

PROMETEO LIBERATO. IL “NUOVO CINEMA” PER ADRIANO APRÀ / 1

In collaborazione con Filmmaker Festival Milano

a cura di Fulvio Baglivi

OTHON/GLI OCCHI NON VOGLIONO IN OGNI TEMPO CHIUDERSI O FORSE UN GIORNO ROMA SI PERMETTERA’ DI SCEGLIERE A SUA VOLTA

(Othon/Les youx ne veulent pas en tout temps se fermer ou peut-etre qu’un jour Rome se permettra de choisir à son tour, Italia-Francia, 1970, col., 16mm gonfiato a 35mm, dur., 85’, v.o. sott. it.)

Regia: Daniéle Huillet e Jean-Marie Straub

Con: Adriano Aprà, Anne Brumagne, Olimpia Carlisi, Jean-Marie Straub

Primo film girato in Italia da Huillet/Straub che da quel momento si stabiliranno a Roma per quasi quarant’anni. Filmato tra le rovine del Palatino lasciando intatta la visione della Roma contemporanea, il film rispetta la struttura in cinque atti della tragedia di Corneille, ogni rullo corrisponde ad un atto, al termine del quale gli attori escono dallo spazio dell’inquadratura lasciandolo vuoto.

“Non ho voluto andare oltre la storia; posso dire che non s’è ancora vista una tragedia in cui si maneggino tanti matrimoni per non concluderne nessuno. Sono intrighi di gabinetto, che si distruggono a videnza”. (Pierre Corneille)

“Othon ha grandi virtù, ma è essenzialmente uomo di corte, e sotto Nerone ha dovuto piegarsi e seguirne i vizi. Divenuto libero, aveva potuto seguire liberamente il proprio carattere.

“Nella tragedia di Corneille è veramente innamorato di Plautina; nella Storia aveva promesso al padre di lei, il console Vinio, di sposarla, se otteneva che Galba lo scegliesse per suo successore; e siccome si vide imperatore senza la sua opera…” (Jean-Marie Straub)

“Un divertimento e un’impresa. Recitavo senza capire bene la complessa trama. Non sapevo se ero innamorato di Camilla o di Plautina. Niente “psicologia”, insomma. Solo la cadenza, musicale, delle varie voci. Dagli Straub ho imparato il rigore, ma anche l’apertura al caso”. (Adriano Aprà)

UMANO NON UMANO                                                                         

(Italia, 1969, col, dur. 95′)

Regia: Mario Schifano

Con: Carmelo Bene, Mick Jaegger, Keith Richards, Sandro Penna, Adriano Aprà, Alberto Moravia

Presentato alla Mostra di Venezia nel 1969.

Una serie di “quadri” si avvicendano: un uomo dopo avere assistito alla proiezione di un film di Godard e di alcune sequenze tratte da altri suoi film, si avvicina allo schermo e lo lacera. Il critico cinematografico Adriano Aprà espone alcune sue idee sulle funzioni del cinema nella società. Al centro di Roma, in piazza Colonna, sono raggruppati degli operai dell’Apollon in manifestazione. Lo scrittore Moravia passeggia solitario in riva al mare. Due amanti si voltolano banalmente in un letto. Il poeta Sandro Penna viene intervistato e, tra una lamentela e l’altra sui suoi acciacchi, legge brani meno noti delle sue poesie. Un contadino dipinge falce e martello sul suo campo vuoto…Un capolavoro del cinema italiano girato dal pittore Mario Schifano e prodotto da Mick Jagger e Keith Richards dei Rolling Stones, un album della Roma “pop” e alternativa della fine degli anni ’60.

CINEMA&FILM (prima parte)

(Id., Italia, 2024, b/n e col., durata 50’)

Un montaggio con film, cineasti, parole legate al lavoro di Adriano Aprà tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, un periodo che coincide con la pubblicazione di Cinema&Film che è stata una rivista fondamentale per il cinema italiano del dopoguerra. Cinema&Film fu pubblicata soltanto per un breve periodo e a cadenza periodica, in quelle pagine si ritrovarono Adriano Aprà, Maurizio Ponzi, Luigi Faccini, Enzo Ungari, Piero Spila e altri per dare vita a una visione “nuova”, lo stesso aggettivo dato al cinema più libero e aperto di quegli anni. Per Aprà il “nuovo cinema” è Carmelo Bene quanto Bertolucci, Olmi e la Cooperativa Cinema Indipendente con i suoi autori “underground”, Marco Ferreri, Godard e il Cinema Novo brasiliano, Gianni Amico, Huillet-Straub e Robert Kramer, senza dimenticare Hitchcock, Rossellini, Renoir… Cineasti disparati, diversi nella forma, nella visione e nella provenienza ma accomunati dal desiderio di liberarsi liberando il cinema.

 

Sabato 16 novembre dalle 1.20 alle 7.00

PROMETEO LIBERATO. IL “NUOVO CINEMA” PER ADRIANO APRÀ / 2  

[In collaborazione con Filmmaker Festival Milano] 

a cura di Fulvio Baglivi

OLIMPIA AGLI AMICI

(Italia, 1970, col., dur., 73′)

Regia: Adriano Aprà

Con: Olimpia Carlisi, Pier Luigi Aprà, Maria Pia De Cenzo

Ricostruzione semi-documentaria della tragedia riguardante il secondo conflitto mondiale letto in trasparenza al volto e al corpo di Olimpia Carlisi. L’attrice è lo specchio in cui va a riflettersi la tragedia bellica della guerra conclusasi nel 1945. Esordio alla regia dello studioso Adriano Aprà che porta sullo schermo una storia in parte autobiografica con la sua visione del cinema e i suoi riferimenti autoriali, Dreyer, Renoir e Rossellini su tutti.

AGOSTINO D’IPPONA

(Italia, 1972, col., dur., 115’19’’)

Regia: Roberto Rossellini

Con: Virgilio Gazzolo, Giuseppe Alotta, Dary Berkani, Fabio Carriba, Bruno Cattaneo, Leonardo Fioravanti, Livio Galassi, Giuseppe Mannajuolo, Cesare Barbetti

La traccia del film narra gli ultimi trent’anni nella vita di Agostino (354-430) dalla nomina a vescovo di Ippona (nell’attuale Algeria) alla vittoria sul tribuno Marcellino nella disputa teologica con i donatisti scismatici. Sullo sfondo si sviluppa il declino dell’impero romano (con Roma messa a sacco nel 410 dai visigoti di Alarico) di cui Agostino è testimone, ma di cui annuncia il superamento.

Filosofo, vescovo, teologo, santo, ma soprattutto profondo conoscitore dei moti d’animo dell’uomo, Agostino d’Ippona appare qui nel suo ritratto più acuto e geniale. Il costante riferimento alla realtà che caratterizza l’opera di Roberto Rossellini è presente anche in questo film pensato per la televisione ma diretto con la stessa magnificenza dedicata al grande schermo.

DILLINGER È MORTO

(Italia, 1969, col., dur., 91′)

Regia: Marco Ferreri

Con: Michel Piccoli, Anita Pallenberg, Gino Lavagetto, Annie Girardot, Carol Andrè, Adriano Aprà

Tornato a casa dopo una giornata di lavoro, Glauco cerca di far passare il tempo cucinando, riguardano vecchi filmini delle vacanze, cercando un approccio con la sua domestica…sempre più annoiato ritrova una vecchia pistola avvolta in un vecchio giornale che riporta la notizia della morte del bandito americano, Dillinger. Comincia a giocare con l’arma, la pulisce, la colora, mima un suicidio, alla fine la usa contro la moglie dormiente. Raggiunge il porto di una vicina località marina e si imbarca come cuoco su un veliero diretto a Tahiti.

Il film forse più sperimentale di Ferreri per il linguaggio e le soluzioni visive, dove pop art  ed avanguardie si rincorrono per tutta la sua durata; certamente tra i suoi più conturbanti, con un racconto dove la denuncia dell’alienazione di una società giudicata irriformabile, sospesa tra declinazioni della violenza e fuga senza meta, risulterà così  urticante da farne un caso unico nel nostro cinema; paradossalmente, però, il film che segnerà l’affermazione anche internazionale del regista; film che negli anni è stato considerato un “classico”, esempio rappresentativo di un cinema realmente di libertà, paura.

CINEMA&FILM (seconda parte)

(Id., Italia, 2024, b/n e col., durata 50’)

Un montaggio con film, cineasti, parole legate al lavoro di Adriano Aprà tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, un periodo che coincide con la pubblicazione di Cinema&Film che è stata una rivista fondamentale per il cinema italiano del dopoguerra. Cinema&Film fu pubblicata soltanto per un breve periodo e a cadenza periodica, in quelle pagine si ritrovarono Adriano Aprà, Maurizio Ponzi, Luigi Faccini, Enzo Ungari, Piero Spila e altri per dare vita a una visione “nuova”, lo stesso aggettivo dato al cinema più libero e aperto di quegli anni. Per Aprà il “nuovo cinema” è Carmelo Bene quanto Bertolucci, Olmi e la Cooperativa Cinema Indipendente con i suoi autori “underground”, Marco Ferreri, Godard e il Cinema Novo brasiliano, Gianni Amico, Huillet-Straub e Robert Kramer, senza dimenticare Hitchcock, Rossellini, Renoir… Cineasti disparati, diversi nella forma, nella visione e nella provenienza ma accomunati dal desiderio di liberarsi liberando il cinema.

 

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