La programmazione di Fuori Orario dal 12 al 18 ottobre
Omaggi a Marcello Sannino e Franco Brocani e Umano non umano di Mario Schifano. Da stanotte
Domenica 12 ottobre dalle 2.55 alle 6.00
Fuori Orario cose (mai) viste 2025/2026
di Ghezzi Baglivi Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto
Corso di Montaggio con DAVINCI dal 28 novembre online

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presenta
ANATOMIA DEL SUEDREALE/2. UNA NOTTE CON MARCELLO SANNINO
di Fulvio Baglivi
Corso online DATA MANAGER E D.I.T. dal 2 dicembre

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METAMORFOSI (FILM IN DIVENIRE) PRIMAVISIONETV
(Italia, 2005-2025, col., 35’)
Di: Marcello Sannino
Un film ancora incompiuto, articolato al momento in sei movimenti, dove tutto scorre come nel prologo che racconta un fiume e tutto muta, tra seguaci della Madonna, mani nodose che intrecciano cesti e amori che bruciano attraverso il web. Lo sguardo di Sannino riesce a far “parlare le cose” e a coglierle sotto un’altra luce e quindi un’altra forma. Sempre rispettoso della realtà che filma quanto aperto alle sue mutazioni, un’anatomia di corpi, voci, pietre del Sud, un paesaggio dell’anima e della memoria.
1° movimento: Dialogo tra un uomo e una donna con webcam
2° movimento: Un uomo racconta la sua passione per la Madonna ed il canto
3° movimento: Calamita d’oro
4° movimento: Cesti
5° movimento: L’arte marziale come salvezza dalla pazzia per la sofferenza dei mali subiti
6° movimento: parla Euridice
Questi i titoli dei movimenti, sullo sfondo questa riflessione di Klossowski:
“L’immagine crea un rapporto di rassomiglianza con il reale, che lascia sussistere l’indicibile, rinviando ad esso attraverso il segno unico … La relazione dell’immaginario con il reale è quella della rassomiglianza, al fondo della quale sussiste un dato irrappresentabile.”
SUGGERIRE DELLE EMOZIONI – UNA CONVERSAZIONE CON M. SANNINO
(Italia, 2020, col., 20’)
Di: Fulvio Baglivi
Con: Marcello Sannino e Armando Andria
Una conversazione con Marcello e Armando Andria (critico, programmatore, produttore, animatore di rassegne incontri e dibattiti) che insieme animano L’Ex Asilo Filangieri a Napoli, dove li incontriamo, uno spazio liberato in cui individui e collettivi si trovano per dare linfa a progetti intorno al cinema, il teatro, le arti.
È un’occasione per parlare dell’incompiuto Metamorfosi, tornare su Rosa pietra stella e ripercorrere il rapporto di Marcello con il cinema, profondamente legato ai luoghi e ai corpi che filma, quanto legato ad un pensiero critico e a un desiderio di riscatto, che può passare, o almeno per un istante palesarsi, anche attraverso il cinema.
(Italia, 2020, col., 90’)
Di: Marcello Sannino
Con: Ivana Lotito, Ludovica Nasti, Fabrizio Rongione, Imma Piro
Carmela è una giovane donna che tira a campare giorno per giorno con lavori precari e vane ambizioni, finché non le capita, per conto di un avvocato, di fare affari con gli immigrati clandestini che popolano i vicoli del centro antico di Napoli. È stata una madre poco presente di una bambina di undici anni, Maria, ma ora vuole rimediare, assumersi le proprie responsabilità e vivere la sua maternità. Conosce Tarek, un quarantenne algerino, e lo travolge nella sua lotta per trovare un equilibrio, una vita.
Presentato in anteprima al festival di Rotterdam, il primo film “di finzione” di Marcello Sannino guarda agli ultimi, agli emarginati, a un Sud che subisce la Storia, sempre segnata altrove,0 ne è vittima e i corpi sono le spie e le tracce di questa malattia cronica che è l’ingiustizia umana.
“Sannino mette a frutto la sua esperienza di documentarista distendendo lo sguardo sugli spazi, alternando campi lunghi e primissimi piani, con una incisività che, come diceva Serge Daney, misura la distanza e la prossimità tra sé e l’altro. Sono i modi con cui filma una attrice sensibilissima, vibrante, Ivana Lotito, nei suoi comportamenti, nella resistenza e al contempo nell’apertura del suo corpo davanti alla macchina da presa. Se ne coglie l’anima, la caparbietà, il coraggio, e un paradossale “potere della fragilità”. Si tratta quasi di intagliare, scolpire l’immagine, il rapporto tra corpo e spazio, per ricomporne un ritratto che è soprattutto quello di una condizione, in cui l’essere donna e l’essere emarginata, emerge con la costruzione dei campi, con le durate delle inquadrature, la decostruzione dei gesti.” [Bruno Roberti, Ritratto di donna con città, fatamorganaweb.it]
Sabato 18 ottobre dalle 2.05 alle 7.00
FRANCO BROCANI, OUTSIDER ASSOLUTO/1
di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto
Torna a Fuori Orario il cinema unico di Franco Brocani (1938-2023), cineasta e uomo colto, artista amico di Schifano, Bene, Patella e altri protagonisti degli anni ’60 a Roma. Brocani ha fatto cortometraggi e film per produzioni industriali come film super indipendenti, ha praticato l’underground ma sempre con un approccio e un metodo singolare, unico, inassimilabile a qualsiasi movimento estetico o gruppo. Il ciclo è articolato in tre notti, in cui saranno presentati undici cortometraggi in prima visione, più altri già andati in onda, insieme al magnifico Necropolis e a due film di Mario Schifano, Trapianto, consunzione e morte di Franco Brocani e Umano non umano.
Così descrive Mario Schifano il suo amico Franco Brocani:
“…Un amico cineasta che voleva e vuole fare cinema e che in qualche modo ha sempre fatto di tutto per non farlo; un perfezionista dell’idea, un ossessionato dalla fuga delle immagini, dalla loro labilità; un seminatore di frammenti e predicatore della Parola silenziosa; un delicato sadista del rapporto col mezzo, le cui intenzioni non possono mai andare d’accordo coi dubbi di chi dovrebbe mettere dei soldi per realizzare i suoi films. Un non regista, piuttosto un freddo sequestratore del Cinema; un cineasta non “impegnato” e il più “alienato” di tutti. È l’outsider assoluto che vive il cinema come malattia.”
LA CITTÀ SUBLIME PRIMAVISIONETV
(Italia, 1975, b/n e col., 11′)
Di: Franco Brocani
Riflessioni sulla città contemporanea, attraverso citazioni da José Ortega y Gasset, Oswald Spengler e Frank Lloyd Wright e immagini di Roma (in particolare il quartiere dell’EUR, cantieri in costruzione, muri ingombri di graffiti e manifesti strappati, il Foro, l’Altare della Patria). L’assunto fondamentale è: il denaro è l’anima del mondo, il suo corpo è la città. Prodotto dalla Corona Cinematografica, montaggio di Stefano Ceccarelli e fotografia di Sergio Rubini, il testo è dello stesso Brocani.
S.P.Q.R. PRIMAVISIONETV
(Id., Italia, 1975, col., 13′)
Di: Franco Brocani
Coevo a La città sublime, realizzato sempre Ceccarelli e Rubini al montaggio e alla fotografia per la Corona, è una continuazione dell’indagine sulla Roma di metà anni ’70 attraverso un punto d’osservazione particolare. I gatti che popolano le rovine dell’antica Roma sono una vera e propria istituzione. Nel film Roma viene identificata come la misteriosa città descritta da Borges nel racconto “L’immortale”, il narratore in preda al delirio vi giunge e riesce finalmente a decifrare l’enigma: sono i gatti gli unici abitanti di questa città reale e fantasma allo stesso tempo. Mentre il viaggiatore racconta del suo errare alla ricerca di questa città mitologica, vediamo turisti e giovani che camminano per le vie di Roma, poi i fori imperiali popolati da gatti. Una zingara con un bambino seminudo passeggia tra le rovine. Una donna anziana arriva e dà da mangiare ai gatti, che si radunano intorno a lei, il narratore la chiama Argo. Il bambino, da solo, gioca con i gatti.
LA MASCHERA DEL MINOTAURO
(Italia 1971, b/n, 11′)
Di: Franco Brocani
Da un famoso racconto del grande scrittore argentino Jorge L. Borges una libera interpretazione del classico mito: il Labirinto e il suo solitario abitatore. Il Minotauro immortale inventa il mondo in attesa di venire liberato dal suo uccisore, Teseo. F.C. la sua voce recita il breve racconto. Fa parte, insieme a Insaziabilità e Shanfara, di quei cortometraggi che Bròcani girò nella galleria d’arte GAP del compagno Fileccia. Con in dosso la maschera di King Kong, utilizzata in Necropolis, e il cappotto del set di Trapianto, consunzione e morte di Franco Brocani, che Schifano gli aveva donato come compenso per la sua interpretazione, Bròcani gira fra i corridoi dello spazio espositivo svolgendo un gomitolo di filo. Scene di questo cortometraggio andranno a formare i film Voci da un pianeta in estinzione e Schifanosaurus rex. (Lucca film festival)
NECROPOLIS
(Italia, 1970, col., 116′)
Di: Franco Brocani
Con: Tina Aumont, Viva Auder, Pierre Clementi, Carmelo Bene, Bruno Corazzari, Paul Fabara
Capolavoro dell’avanguardia romana e italiana tra gli anni Sessanta e Settanta, coevo di Schifano Bene Grifi e altri grandi cineasti artisti, Necropolis è il primo lungometraggio di Franco Brocani, già protagonista del film di Schifano Trapianto consunzione e morte di Franco Brocani e autore in proprio e per produzioni come Corona Cinematografica di cortometraggi. Girato interamente in studio (il teatro n.5 di Cinecittà reso famoso da Fellini), Necropolis è città dei morti, labirinto e luogo di eccesso morale. Costruito secondo una struttura a grandi blocchi, non narrativa, il film è un mosaico di lingue, una galleria di personaggi archetipi della storia e dei miti (Attila, Frankenstein, Montezuma, la Contessa Sanguinaria, il Diavolo) che si alternano agli interpreti nei panni di sé stessi. Attori lasciati liberi nell’improvvisazione e dialoghi su sesso, rivoluzione, follia, religione, magia. “La particolare struttura alveolare e ripetitiva (non “frammentaria”, a mio avviso, o almeno nelle intenzioni) fa sì che ogni piccola sezione del film contenga tutto il film e che partendo da un’idea molto astratta, molto intellettuale, si arrivi a qualcosa di molto semplice e di molto “naturale” (…) Credo che Necropolis e Umano non umano di Schifano siano due film molto diversi nonostante qualche evidente punto di contatto. (…) Umano non umano è un film estatico e feticistico, mentre Necropolis è piuttosto visionario e narcisistico.” [Franco Brocani]
(Italia, 1969, col, dur. 95′)
Di: Mario Schifano
Con: Carmelo Bene, Mick Jaegger, Keith Richards, Sandro Penna, Adriano Aprà, Alberto Moravia
Presentato alla Mostra di Venezia nel 1969.
Una serie di “quadri” si avvicendano: un uomo dopo avere assistito alla proiezione di un film di Godard e di alcune sequenze tratte da altri suoi film, si avvicina allo schermo e lo lacera. Il critico cinematografico Adriano Aprà espone alcune sue idee sulle funzioni del cinema nella società. Al centro di Roma, in piazza Colonna, sono raggruppati degli operai dell’Apollon in manifestazione. Lo scrittore Moravia passeggia solitario in riva al mare. Due amanti si voltolano banalmente in un letto. Il poeta Sandro Penna viene intervistato e, tra una lamentela e l’altra sui suoi acciacchi, legge brani meno noti delle sue poesie. Un contadino dipinge falce e martello sul suo campo vuoto…Un capolavoro del cinema italiano girato dal pittore Mario Schifano e prodotto da Mick Jagger e Keith Richards dei Rolling Stones, un album della Roma “pop” e alternativa della fine degli anni ’60.




















