La programmazione di Fuori Orario dal 16 al 22 maggio

Su Fuori orario ci sono Malick, Straub-Huillet, Suleiman, due film di Dieterle e La casa nera della cineasta iraniana Forough Farrokhzad.

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Domenica 16 maggio dalle 2.30 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi  Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto

presenta

IL SILENZIO DI DIO

  1. Preghiera

a cura di Lorenzo Esposito

LA CASA È NERA

(Khanehsiahast, Iran, 1963, b/n, dur., 20’, v.o. sott. in italiano)

Regia: Forough Farrokhzad

Il 13 febbraio 1967 alle 16.30, Forough Farrokhzad è morta a 32 anni in un incidente automobilistico a Teheran. Era una dei più grandi poeti persiani contemporanei e resta purtroppo la regista di un solo film praticamente sconosciuto in Europa. Il film fu commissionato alla regista per documentare l’inguardabile: un lebbrosario in Iran. Il dolore, la bruttezza, la deformità delle persone che lo abitano sono visti mirabilmente senza compiacimenti e commiserazione. Ammirato da Chris Marker e riscoperto negli ultimi anni come uno dei grandi capolavori ignorati della storia del cinema, una preghiera laica sulla folgorante bellezza della creazione divina in tutti i suoi aspetti. 

“Forugh Farrokhzad, che per I mille occhi è con Larisa Šepit’ko e Tanaka Kinuyo la necessità stessa del genio femminile nel cinema, immerge la sua splendida poesia, la sua bellissima voce in questo film quasi-unico, prodotto dal compagno Ebrahim Golestan, nel momento più alto del cinema iraniano, perdurante oltre l’alternanza delle censure politiche. “L’ebbra di cinema” potremmo chiamare Forugh in questo film che reagisce a un universo di lebbrosi (come in Pollet), e nel finale l’uscita dalla casa nera compie il gesto di Lumière e Comerio”. (Sergio M. Grmek Germani, direttore I mille occhi)

TO THE WONDER                      

(USA, 2012, colore, v.o. sott. in italiano, durata 108’24’’)

Regia: Terence Malick

Con: Ben Affleck, Olga Kurylenko, Rachel McAdams, Javier Bardem, Tatiana Chiline, Romina Mondello

Il giovane amore tra l’americano Neil e l’ucraina Marina non poteva sbocciare con una cornice migliore: la così definita ‘Meraviglia dell’Occidente’: Mont St. Michel. Ci sono tutte le premesse perché questo amore duri per sempre. In effetti, dopo due anni, vanno a vivere in Oklahoma, vicino al paese natale di Neil, e qui la vita sembra scorrere tranquilla. Tuttavia, nell’animo dei due qualcosa si spezza. In maniere differenti, entrambi avvertono che il loro rapporto non li appaga più e quella passione travolgente che li aveva così tanto avvicinati, ora sta lasciando spazio a una distanza incolmabile. Marina cerca conforto in un prete cattolico, Quintana, che si rivela altrettanto in preda a una crisi spirituale; mentre Neil vede riaffacciarsi all’orizzonte lo spettro di una vecchia fiamma, Jane. Qual è allora la scelta da fare: seguire una nuova passione incipiente, ‘naturale e semplice’ o accettare che un amore possa mutare anche come non si vorrebbe?

Venerdì 21 maggio dalle 1.10 alle 6.00

LA PIETRA E LA STORIA

FOSSILI ECHI CREPE NEL PAESAGGIO DEL TEMPO 

a cura di Fulvio Baglivi

IL TEMPO CHE CI RIMANE           

(The Time That Remains, Regno Unito, Italia, Belgio, Francia, 20009, col., dur., 106’33’’, v.o. araba, ebraico, inglese, con sottotitoli italiani)

Regia e sceneggiatura: Elia Suleiman

Con: Elia Suleiman, Alik Suleiman, Saleh Bakri, Samar Qudha Tanus

Il film è la cronaca di una famiglia palestinese residente a Nazareth lungo  un arco temporale    che va dal 1948 ai giorni nostri. Elia Suleiman  basa il suo racconto sui contenuti dei diari di suo padre e sui suoi  i suoi ricordi personali,   facendo di fatto un ritratto della vita quotidiana dei palestinesi che sono rimasti nella loro patria dopo la guerra del 1948 e la creazione dello stato d’Israele.

“I miei film si ispirano alla mia vita quotidiana. Quando vivi in una zona sensibile come il mio paese, la politica fa semplicemente parte della vita. Si dà il caso che la Palestina subisca un eccesso di esposizione mediatica, col conseguente risultato di lasciare campo libero agli ideologi sia a sinistra, sia a destra. Ho sentito che la mia sfida era quella di sottrarmi a questo approccio semplicistico e di fare film in cui non ci fosse nessuna lezione di storia da impartire. Mi sono focalizzato su momenti di intimità familiare, con la speranza di non ottenere altro che il piacere del pubblico e una certa verità nel modo di girare. Se raggiunge questo scopo, il film diventa universale e il mondo stesso diventa Palestina. (…)   Alcuni degli eventi rappresentati hanno avuto luogo in modo brutale e caotico. Io stesso sono stato segnato per sempre da ricordi di questo periodo. Volevo però presentare questo caos come una danza in cui la violenza è suggerita sul piano emozionale ma non esibita. La sfida era quella di tradurre la violenza in un linguaggio filmico alieno da ogni sensazionalismo. La violenza di quel periodo è stata estrema, ma il mio obiettivo era di alludervi, non di rappresentarla. (…)  Trovo che il silenzio sia molto cinematografico. Il silenzio è una cosa meravigliosamente sovversiva. Tutti i governi lo odiano perché è un’arma di resistenza. Quando leggi una poesia, per esempio, il respiro gioca un ruolo fondamentale. Molte persone si sentono intimidite dal silenzio, perché le destabilizza, li spossessa della loro identità. Il silenzio ti fa mettere in discussione le cose”. (Elia Suleiman)

TROPPO PRESTO TROPPO TARDI              

(Trop tôt/Trop tard, Francia, Egitto, 1981, col., durata 100’22”)

Regia: Jean-Marie Straub, Danièle Huillet

Interpreti: Danièlle Huillet, Bahgat Elnadi

Nella prima parte sulle immagini attuali della campagna bretone, una voce fuori campo legge alcune pagine di Friedrich Engels dedicate alla condizione miserevole dei contadini di quei luoghi alla fine del Settecento. La seconda parte prevede immagini dell’Egitto dei giorni nostri con, nel sonoro, un testo dello storico Mahmoud Hussein sulla lotta di classe da Napoleone fino a Sadat e su come tutti i movimenti di liberazione in quella terra siano sempre stati stroncati dagli inglesi o recuperati dalle caste dirigenti locali.

DONNE DI BAGNARA

(Italia, 1959, col., 10’28”)

Regia: Luigi Di Gianni

Tra barche e trasporti di sassi per costruire muraglie protettive, la vita quotidiana delle donne di Bagnara.

STRADA A SENSO UNICO

(Italia, 2021, col., e b/n, dur., 50’)

Montaggio di eveline, servizi, schegge del conflitto tra Israele e Palestina

Sabato 22 maggio dalle 1.50 alle 6.30

HOTEL DES APOLIDES (1)

a cura di Donatello Fumarola

IL MISTERO DEI TRE CONTINENTI                                  

(Herrin der Welt, Francia, Italia, Germania Ovest, 1960, col., dur.,104’23’’)

Regia: William Dieterle

Con: Martha Hyer, Carlos Thompson, Micheline Presle, Wolfgang Preiss, Carl Lange, Leon Askin, Valery Inkijnoff, Gino Cervi, Lino Ventura, Hans Nielsen, Sabu.

Colpevole di aver distrutto il laboratorio e provocato un black-out nelle centrali di mezzo mondo nel corso di un esperimento con una nuova forma di energia atomica, il professor Johansson e sua figlia Karin sono trasferiti da Stoccolma in una località segreta. Al riparo da occhi indiscreti e in un ambiente più sicuro, il geniale scienziato continua gli studi in collaborazione con il fedele assistente Lin-Chor, ma un gruppo di avventurieri lo rapisce per conto di una nazione che intende utilizzare le sue scoperte a scopo militare. La figlia Karin con l’aiuto di alcuni amici indaga per liberarlo e scoprire i mandanti del sequestro. Terzultimo film del grande esule tedesco, girato in Europa, Thailandia e Cambogia, remake dell’omonimo film di Joe May del 1919. Musiche di Roman Vlad.

IL VENDICATORE                                                     

(Dubrowsky,  Jugoslavia, Italia 1959, col., dur.,102’55’’)

Regia: William Dieterle

Con: John Forsythe, Rosanna Schiaffino, Paul Dahlke, Nerio Bernardi, Guido Celano, Giulio Donnini, William Dieterle.

Tratto dall’omonimo frammento di un racconto postumo di Puskin. Il film racconta la disputa tra proprietari terrieri rivali nella provincia di Samara, nel 1831. Petrovitch (Dahlke), corrompe un funzionario e riesce a sottrarre al vecchio Dubrowsky le proprie ricchezze, in seguito a cui quest’ultimo morirà. Il figlio di Dubrowsky, espulso dalla propria casa natale, conduce una vita ai margini della legalità, e riuscirà a introdursi nella casa di Petrovitch dove si innamora della figlia, promessa dal padre al principe Vereiski, riuscendo a ribaltare la propria sorte e a compiere la sua vendetta. Tra il cast va segnalata la presenza di Dieterle nei panni di Kiril Petrovitch.

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