La programmazione di Fuori Orario dal 16 al 22 ottobre

Gli omaggi a Rodolfo Sonego ed Ebrahim Golestan, pioniere del cinema iraniano. Poi il bellissimo La casa è nera di Forough Farrokhzad e la rivoluzione del Pathé Baby. Da stanotte

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CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

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Domenica 16 ottobre dalle 2.10 alle 6.00

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

RODOLFO SONEGO, LA SCENEGGIATURA DI UN PAESE MANCATO

a cura di Paolo Luciani

INTERVISTA CON RODOLFO SONEGO  –  prima parte

(Italia, 1990, col., dur., 10’)

Regia: Mirco Melanco

Riprese: di Roberto Bistrot e Redi Fornasier, in collaborazione con Stefano Mori; realizzata il 14 luglio 1990 nella cascina di Rodolfo Sonego a Santa Maria di Feletto (Treviso)

LA SPIAGGIA               

(Italia, 1954, col., dur., 107′)

Regia: Alberto Lattuada; soggetto: A. Lattuada; sceneggiatura: A. Lattuada, Rodolfo Sonego, Luigi Malerba, Charles Spaak

Con: Martine Carol, Raf Vallone, Mario Carotenuto, Valeria Moriconi, Carlo Romano, Clelia Matania, Giancarlo Zarfati

Una giovane donna arriva in una località di villeggiatura in compagnia di una bambina, sua figlia. E’ bene accolta da tutti gli altri villeggianti e dagli abitanti del paese, fino a che qualcuno la riconosce come una prostituta che lavora in una grande città. Da quel momento comincia ad essere circondata dal disprezzo e dall’ostracismo di tutti, in un crescendo di perbenismo e falsa coscienza.

“Il film andò in parlamento, sapete? Perché io rovesciavo i valori tradizionali, attaccavo la borghesia, perché le puttane erano perbene e le signore perbene erano puttane. Il soggetto nacque in un modo eccezionale, nacque perché io vidi piangere una prostituta in un bordello, le domandai che cosa avesse e lei mi rispose che al mare, in vacanza, l’avevano isolata come un cane rognoso, non solo, avevano isolato anche la sua bambina. Io dissi che avrei fatto una vendetta di proporzioni grandiose e arricchita la vicenda di caratteri, la proposi a Lombardo, che l’accettò. …quello che particolarmente mi pare interessante del film è la costruzione del finale: la poveraccia che finisce sottobraccio al miliardario in mezzo ad una spiaggia di piccolo borghesi vili che la riveriscono”. (R. Sonego, Filmcritica, 1965)

“Oggi lo si definirebbe  un film sociologico, nel senso che il film è una radiografia di alcuni strati sociali, se non tutti gli strati sociali, di un paese. E’ una spiaggia che diventa un microcosmo, però completo. Va da un grosso industriale, capitalista, che è padrone della spiaggia, di quell’isola fino a quella classe di commercianti, industriali, piccoli, medi, grossi, ecc. che giravano all’isola di Ischia, dove abitava Rizzoli (il film sarà in realtà poi ambientato a Spotorno…) che è il modello preso da me, fino alla piccola borghesia, agli impiegati e poi, alla fine c’è anche una prostituta, ci sono dei bagnini. Quindi sono una cinquantina di personaggi che ne fanno una commedia politico-sociale”. ( R. Sonego, LA SPIAGGIA, a cura di Tatti Sanguineti)

“LA SPIAGGIA uscì in Belgio e fu fatto ritirare perché diffamava l’Italia. Da noi ci fu una presa di posizione della Democrazia Cristiana che fece effettuare un taglio sulla scena in cui la prostituta giunge alla stazione con la bambina e c’è il sindaco , Raf Vallone, che legge L’Unità, incontra un prete che gli chiede il giornale, ma visto di che giornale si tratta glielo restituisce subito. Fecero tagliare l’inquadratura del giornale. Anzi tutto quello. Poi qualche cosetta , una doccia, un bikini, un bagno notturno…nevrosi, pruriti democristiani”. (R. Sonego, LA SPIAGGIA, a cura di Tatti Sanguineti)

MOGLIAMANTE         Vietato ai minori di 14 anni   

(Italia, 1977, col., dur., 101′)

Regia: Marco Vicario; soggetto e sceneggiatura: Rodolfo Sonego

Con: Laura Antonelli, Marcello Mastroianni, Leonard Mann, Olga Karlatos, William Berger, Gastone Moschin, Stefano Patrizi

“Avevo tratto quel soggetto dai racconti che mi avevano fatto al mio paese quando ero bambino: un cavallo comprato all’asta si fermava in ogni osteria, perché il suo padrone è un bevitore accanito.  Questi ricordi d’infanzia sono talora quelli da cui nascono le cose migliori. Penso, come i miei amici, che sia una delle mie migliori sceneggiature.” (intervista di R. Sonego a Lorenzo Codelli, 1979)

“Credo che la storia del cinema sia zeppa di film dove la finestra è importante. Quello che dalla finestra spia una banca, un ministero, quello che poi spara, non spara, che diventa un osservatore maniacale della realtà.

Tra i miei film di finestra c’è MOGLIAMANTE. Per me le finestra è un segreto che ci porteremo sempre dietro. Guardare alla finestra è un atto proprio dell’uomo… io stesso non riesco a capire il perché di certe emozioni che provo quando guardo dalla finestra”.  (R. Sonego in IL CINEMASECONDO SONEGO  a cura di Tatti Sanguineti)

“…in MOGLIAMANTE   Luigi De Angelis (Mastroianni) ingiustamente accusato di omicidio e braccato dalla polizia, vive nascosto nel palazzo di fronte al suo e scruta dalla finestra la mutazione strabiliante della moglie che, credendo il marito disperso, si sostituisce alla sua vita, carpendone i segreti e facendoli suoi, fino a trasformarsi da donna ammalata e frigida, in imprenditrice con amanti di entrambi i sessi. Il cambiamento avviene sotto gli esterrefatti che con masochismo soffre e insieme gode della metamorfosi delle moglie la quale, una volta accortasi di essere osservata, continua nell’azione punitiva giocando sulla catarsi della sua figura.” (Mirco Melanco in L’ANTICONFORMISMO INTELLIGENTE DI RODOLFO SONEGO,  2000)

 

Venerdì 21 ottobre dalle 1.15 alle 6.00

LUCE NERA. PER I CENTO ANNI DI  EBRAHIM GOLESTAN

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

Ebrahim Golestan, oltre che importante scrittore, è stato il cineasta pioniere del cinema iraniano, fondatore della casa di produzione Golestan Fim Studio, la prima casa di produzione indipendente iraniana. Da alcuni anni l’opera di Golestan viene riscoperta internazionalmente, anche grazie ai restauri della Cineteca di Bologna e della Film Foundation, tutti presentati da Fuori Orario. . Recentemente Golestan è stato protagonista,   insieme a Jean Luc-Godard, del film A vendredi, Robinson di Mitra Farahini, presentato a diversi festival.

Golestan vive a Londra e compie 100 anni il 19 ottobre.

LE COLLINE DI MARLIK              

(The Hills of Marlick o The Element, Iran, b/n, 1964, 15’, v.o. sott. italiani)

Regia: Ebrahim Golestan

Le colline di Marlik è un esempio del lavoro documentario di Golestam: dedicato a un sito archeologico nell’Iran settentrionale risalente a 3000 anni fa, contemporaneamente zona di scavi e terreno concimato dai contadini   in cui il passato e il presente si toccano, il film mostra un’evidente continuità tra le varie manifestazioni umane colte dalla macchina da presa, infondendo vita negli oggetti inanimati.

“Guardandolo è impossibile non pensare a Les Statues meurent aussi (1953): entrambi i film tracciano delle connessioni tra l’uomo, l’arte e la morte, e sono caratterizzati da un approccio storico insieme poetico e politico (…) Nel loro universo ricco e variopinto, il passato e il presente vivono l’uno accanto all’altro, spesso ignorandosi a vicenda finché lo sguardo attento della macchina da presa non li riconcilia attraverso l’ispirazione poetica. Il cinema di Golestan, nel quale è spesso raffigurato l’atto dello scavare (per estrarre il petrolio, per riportare alla luce oggetti e passato storico), è a sua volta una ricerca delle radici di un albero antico chiamato Iran”. (Ehsan Khoshbakht)

MATTONE E SPECCHIO                      

(Brick and Mirror/Khesht o ayeneh, 1963-1966, versione restaurata del 2016, b/n, 125’, v.o. sott. it.)

Regia e sceneggiatura: Ebrahim Golestan

Con: Zackaria Hashemi, Taji Ahmadi, Jalal Moghadam, Masoud Faghih, Parviz Fannizadeh, Manouchehr Farid, Forough Farrokhzad

A Teheran, nel 1963, all’indomani del colpo di stato. Il tassista Hashem trova nella sua vettura un bambino in fasce, lasciato da una donna velata che aveva trasportato. Trascorrerà la giornata in una ricerca vana della madre.  In una Teheran tentacolare, vera e propria giungla urbana, Golestan mette in scena quasi in presa diretta un clima di incertezza, di paura, di corruzione e di tradimento. Il titolo allude a una poesia di Farid al-Din Attar (“Ciò che i vecchi vedono in un mattone/ i giovani vedono in uno specchio”).  “La forma del soliloquio riflette sia l’ammirazione di Golestan per Orson Welles, sia la tradizione orale e il frequente uso della metafora nella cultura persiana” (Ehsan Khoshbakht)

. Film chiave della nouvelle vague iraniana, Mattone e specchio viene oggi considerato un capolavoro incompreso nella sua epoca. Primo film in presa diretta del cinema iraniano, fu girato da una troupe di sole cinque persone nel corso di diversi mesi durante i quali la lavorazione fu interrotta più volte a causa degli eventi politici e delle proteste per l’arresto dell’Ayatollah Khomeini. La collaboratrice principale di Golestan fu la grande poetessa Forough Farrokhzad, anche montatrice e occasionalmente attrice nonché regista di La casa è nera.

LA CASA È NERA                                                            

(Khanehsiahast, Iran, 1963, b/n, dur., 23′, v.o. sott. in italiano)

Regia: Forough Farrokhzad

Il 13 febbraio 1967 alle 16.30, Forough Farrokhzad è morta a 32 anni in un incidente automobilistico a Teheran. Era una dei più grandi poeti persiani contemporanei e resta purtroppo la regista di un solo film. Praticamente sconosciuto in Europa, il film fu commissionato alla regista per documentare l’inguardabile: un lebbrosario in Iran. Il dolore, la bruttezza, la deformità delle persone che lo abitano sono visti mirabilmente senza compiacimenti e commiserazione. Ammirato da Chris Marker e riscoperto negli ultimi anni come uno dei grandi capolavori ignorati della storia del cinema, una preghiera laica sulla folgorante bellezza della creazione divina in tutti i suoi aspetti.

“Forough Farrokhzad, che è con Larisa Šepit’ko e Tanaka Kinuyo la necessità stessa del genio femminile nel cinema, immerge la sua splendida poesia, la sua bellissima voce in questo film quasi-unico, prodotto dal compagno Ebrahim Golestan, nel momento più alto del cinema iraniano, perdurante oltre l’alternanza delle censure politiche. “L’ebbra di cinema” potremmo chiamare Forough in questo film che reagisce a un universo di lebbrosi (come in Pollet), e nel finale l’uscita dalla casa nera compie il gesto di Lumière e Comerio”. (Sergio M. Grmek Germani)

 

Sabato 22 ottobre dalle 1.55 alle 7.00

IL CINEMA CERCA CASA

HomeMovies100, la rivoluzione del Pathé Baby (1922-2022)

a cura di Fulvio Baglivi

Una puntata speciale di Fuori Orario realizzata grazie a Mirco Santi e Paolo Simoni, fondatori di Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia e del festival Archivio Aperto (Bologna, 20-24 ottobre 2022), dedicata ai cento anni del 9,5mm primo formato ridotto, realizzato dalla Pathé per permettere a chiunque di girare le proprie immagini e proiettarle fuori dalle sale cinematografiche.

La notte si articola in sette programmi, selezionati da Home Movies, che spaziano da fondi di una singola famiglia a collezioni diversi autori che ruotano intorno a un periodo o un luogo. Ad accompagnare il programma ci saranno le musiche di compositori contemporanei, tra cui Stefano Pilia, Massimo Carozzi, Laura Agnusdei.

HOMEMOVIES100

UNA CONVERSAZIONE CON MIRCO SANTI E PAOLO SIMONI DI HOME MOVIES

(Italia, 2022, col., dur., 25’ circa)

A cura di: Fulvio Baglivi

Mirco Santi e Paolo Simoni ci parlano del progetto Home Movies, che hanno iniziato circa venti anni fa, del festival Archivio Aperto che si svolge a Bologna a fine ottobre, della ricerca del cinema, che continua da più di un secolo, di una dimensione diffusa, etichettata spesso come “domestica”, “amatoriale”, “ridotta” ma che ha prodotto immagini, ma anche film, oggi fondamentali.

1 – Memoryscapes/Paesaggi della memoria

(Italia, 1924 – 1950 ca, video da 9,5mm, dur., 14’ circa)

Di: AAVV

I paesaggi della memoria sono i luoghi ma anche i volti, i gesti, i momenti impressionati su pellicola Pathé Baby. Ne è un esempio la pellicola di un matrimonio del 1924 a Roma, tra le prime testimonianze filmate in Italia in 9,5mm, che apre la selezione di dodici “quadri” di avvenimenti privati e pubblici, situazioni di cui rimane traccia grazie al Pathé Baby. Nei primi anni la cinepresa è a manovella e necessita del treppiede, dal 1927 con l’introduzione della moto-camera a molla si può filmare a mano e in movimento. Questa breve selezione è una sorta di piccolo catalogo che ci introduce alla rivoluzione del Pathé Baby.

2- Decadimenti e riemersioni. Il cinema pittorico di Guglielmo Baldassini
(Italia, 1926 – 1930ca, video da 9,5mm, dur., 45’ ca)

Di: Guglielmo Baldassini,

Guglielmo Baldassini (1885-1945), pittore, acquafortista, fotografo e cineamatore appassionato usa la pellicola 9,5mm sviluppandola da sé, artigianalmente, e producendo così suggestive immagini fantasmatiche, frutto di un auto-sviluppo creativo poco stabile nel tempo; a esso si sommano processi di duplicazione e la colorazione tramite viraggio e imbibizione. Baldassini punta la cinepresa verso la famiglia (ottenendo ipnotici ritratti dei suoi cari) e filma paesaggi urbani, montani e marini, usando talvolta le immagini cinematografiche come studio per i suoi quadri e incisioni, ad esempio le ossessive sequenze del mare che s’infrange sugli scogli. Il cinema pittorico di Baldassini è originale ed eccentrico nel panorama del Pathé Baby, un caso eccezionale per qualità estetiche, tra realismo, sogno e memoria.

3 – Il Cinema di Casa Barzizza

(Italia, 1929 – 1935 circa, col. e b/n, video da 9,5mm, dur., 36’)

Di: Pippo Barzizza

Nel “suo” cinema di famiglia Pippo Barzizza (1902-1994), compositore e direttore d’orchestra di fama internazionale ma anche rinomato cineamatore, reinventa in casa la programmazione di sala, proponendo a famiglia e amici bobine che alternano le pellicole dal catalogo Pathé Baby (documentari, fiction, animazioni) a scene di famiglia ricche di  “effetti speciali” artigianali, che rimandano al cinema delle origini, e a veri e propri film a soggetto amatoriali in cui coinvolge i figli Renzo e Luisita (divenuta poi famosa attrice con il nome Isa) e i nipoti. L’avventure di Dorino è uno di questi film a soggetto interamente interpretato dai bambini. Barzizza per le serate in compagnia era anche proiezionista e “imbonitore” al pianoforte.

4 – Il mondo in Pathé Baby dell’Avvocato Cessi

(Italia, 1929ca – 1940ca, video da 9,5mm, dur., 43’)

Di: Mario Cessi,

Lo sguardo di Mario Cessi (1899-1961), avvocato marchigiano, è rivolto soprattutto al Sud Italia, dove si trasferì per lavoro nella seconda metà degli anni Venti e dove iniziò a praticare il cinema in formato 9,5mm. Così, tra una ripresa di famiglia e l’altra, Cessi documenta la Fiera del Levante di Bari, le vendemmie nelle campagne pugliesi, un’ascesa al cratere del Vesuvio ancora fumante dopo un’eruzione (1929) e a Castellammare di Stabia il varo del gigantesco incrociatore militare Giovanni dalle Bande Nere (1930) con un’immensa folla festante che assiste a un evento così spettacolare e di giubilo per un’Italia che si riscatta. Né il cineamatore, né i tanti presenti potevano sapere che solo 12 anni dopo, nel 1942, la nave sarebbe stata affondata in Guerra a poche decine di chilometri da lì portando con sé in fondo al mare centinaia di marinai.

5 – La vita quotidiana durante la guerra

(Programma diviso in tre parti)

(Italia 1942 -1945, col. e b/n, video da 9,5mm, dur., 48’ circa)

Di: Enrico Chierici, Adriano Agottani, Giuseppe Bacigalupo

1) Al fronte con la cinepresa. Il film Da Bologna a Stalino, attuale Donetsk, mostra il viaggio dei soldati italiani in Ucraina filmato nel 1942 dal sottotenente Enrico Chierici (1914-2001) che, oltre a filmare “ufficialmente” per l’esercito, usa la sua cinepresa privata per documentare la vita dei soldati e gli scenari di guerra. Chierici appartiene a una famiglia genovese molto attiva nel campo della fotografia e del cinema a passo ridotto.

2) Ad Adriano Agottani, di cui non ci sono notizie biografiche certe, dobbiamo le scene famigliari di Roma durante la guerra, tra cui una prima comunione a San Giovanni in Laterano attorniata da campi di grano, e un film inedito – di cui mostriamo un estratto –  sui momenti inizialmente di paura e poi di felicità mista a sgomento dei primi giorni di giugno del 1944, con l’arrivo degli alleati, la fuga dei tedeschi, la folla in strada, la visita – e la necessità di testimoniare con la cinepresa – quel che rimane della prigione di via Tasso.

3) Del medico e cineamatore ligure Giuseppe Bacigalupo (1912-1999) presentiamo una pellicola dedicata alla vita quotidiana in un ospedale militare dove a un certo punto giunge la notizia della caduta del Fascismo (1943), ironicamente preso in giro, e la bobina dal titolo “Gli anni della guerra”, che nelle immagini appaiono tutt’altro che drammatici, fino alla Liberazione filmata a Rapallo.

6 – La materia della memoria: supporto ed emulsione del formato Pathé Baby

(Italia, video da 9,5mm, dur., 30’ circa)

Di: AAVV

Riprendere in formato 9,5mm era semplice se si seguivano attentamente alcune regole di base, ma la libertà ha sempre un certo costo e se la macchina da presa veniva usata senza treppiede e la si caricava addirittura in un’auto in corsa per filmare il paesaggio e le persone, il risultato era del tutto inatteso, quasi astratto e futurista. Ma anche lo sviluppo artigianale poteva comportare delle sorprese e dei problemi, il processo fotochimico richiedeva rigore e precisione, e l’emulsione non perdonava. Problemi che la cattiva conservazione, e le condizioni microclimatiche dei luoghi che hanno ospitato per quasi un secolo i 9,5mm hanno talvolta esacerbato.

Ma la pellicola raramente si cancella del tutto, il supporto resiste e delle tracce di emulsione restano, trasformandosi in magnifiche esperienze per i nostri occhi di spettatori contemporanei . Straordinari e probabilmente involontari esempi di cinema sperimentale, ante litteram.

7 – Bologna e dintorni

(Italia, 1924 – 1960, col., e b/n, video da 9,5mm, dur., 26’ circa)

Di: AAVV

Il chirurgo di origini romagnole Giuseppe Vecchi nel 1929 ci porta in auto sulla via Emilia, la cinepresa in soggettiva ci mostra le mura di Bologna e ci fa entrare in città da porta Santo Stefano. Sui colli si celebrano le nozze in famiglia, giocano i piccoli ma anche gli anziani si divertono e ammiccano alla cinepresa. Nei tardi anni ’40 in città la guerra è finita e si preparano specialità culinarie degne di essere fissate su pellicola.

Nel tempo libero dal centro ci si sposta in bici fino a San Lazzaro o si prende il treno e si va in campagna per cacciare le allodole. Ma i tifosi bolognesi preferiscono andare allo stadio o seguire il passaggio delle fiammanti auto della Mille Miglia. Bologna “la rossa” è una città che merita di essere vista a colori, dall’alto colle di San Luca per esempio e perché no, dalla centralissima torre degli Asinelli.

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