La programmazione di Fuori Orario dal 18 al 24 aprile

Su Fuori Orario prima tv della versione originale restaurata di Francisca. E poi materiali di cinema sul fondo tra grande schermo e tv con Il terrorista, Nella città perduta di Sarzana

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Domenica 18 aprile dalle 2.45 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto

presenta

AUTOBIOGRAFIA TELEVISIVA DI UNA NAZIONE (3)

I materiali di cinema sul fondo 2 

a cura di Paolo Luciani

La proposta CINEMA SUL FONDO 2, incentrata sul cinema italiano degli anni ’30 e ’40,  che da alcuni mesi trova collocazione nelle notti di Fuori Orario ed è la diretta continuazione del progetto originale curato negli anni scorsi da Ciro Giorgini ed enrico ghezzi, viene ora accompagnato da una nuova serie di appuntamenti in cui l’attenzione sarà concentrata sui materiali (i più diversi per le  modalità produttive, siano essi di taglio storico-giornalistico- educativo)  che la Rai, nel corso degli anni, ha dedicato a quella parte della nostra riflessione storica che ha dovuto fare i conti con il fenomeno del Fascismo.

A partire dai primi anni ’60, soprattutto grazie anche alla   cesura temporale di appena 15 anni dalla fine della guerra, come se non di più ad una realtà economica e culturale nuova, in grado di modificare in profondità anche il costume nazionale, proprio in quegli anni si moltiplicano le inchieste, i documentari, il film a soggetto che ritornano a studiare, raccontare, analizzare il ventennio,  i suoi protagonisti come la condizione del paese tutto; di più,  l’intenso e variegato lavoro storiografico trova anche  nel cinema, nella stampa specializzata  come in  quella popolare,  nella televisione in particolare, le  tribune e le  occasioni  per manifestarsi,  fino ad incidere  nella cultura di massa in forme del tutto originali, coinvolgendo un  pubblico vasto fatto “di chi c’era, come di quelli che sono venuti dopo”, capace anche di appassionarsi, confrontarsi, dividersi, sulle diverse tesi storiche a confronto.

Nelle notti che seguiranno cercheremo di dare conto di questa realtà, intrecciando materiali documentaristici televisivi con esperienze cinematografiche significative, bizzarre, meno scontate.

NASCITA DI UNA DITTATURA – 1° puntata

(Italia,1972,  b/n, dur., 68’45”)

Di: Sergio Zavoli, con la collaborazione di Edek Osser e Luciano Onder; coordinatore della fotografia Paolo Arisi Rota; riprese elettroniche Gianni Eleuteri; montaggio Giuseppa Baghdikian;

musiche originali Gianni Marchetti.

Trasmesso su Rai Uno il 10 novembre 1972, alle ore 21.00

Premio Saint Vincent 1973 per la televisione

Grande inchiesta storica che il giornalista realizzò in occasione del cinquantenario della Marcia su Roma. Siamo di fronte ad un lavoro esemplare dal punto di vista giornalistico e televisivo; Zavoli viene coadiuvato da una serie di storici come Alberto Aquarone, Gaetano Arfè, Gabriele De Rosa, Renzo De Felice, Gastone Manacorda, Salvatore Valitutti. Saranno 55 invece gli intervistati, testimoni diretti di quegli anni; per alcuni di questi, poi, si tratterà di dichiarazioni in esclusiva ed uniche (tra questi ricordiamo Rachele Mussolini ed Amadeo Bordiga). Ma ricordiamo ancora qualche altro nome: Franco Antonicelli, Sandro Pertini, Umberto Terracini, Riccardo Bacchelli, Oronzo Reale, Augusto De Marsanich, Leone Cattani, Giuseppe Spataro, Ugo Spirito, Pietro Nenni, Lelio Basso, Ferruccio Parri, Giuseppe Prezzolini…

In questa prima puntata si prende in esame il periodo che va dagli anni precedenti lo scoppio della Prima Guerra Mondiale (con i moti della Settimana Rossa e quelli delle Radiose Giornate), con la contrapposizione politica tra liberali, socialisti, nazionalisti, interventisti e pacifisti, fino agli anni del dopoguerra, che vedono il deflagrare delle contraddizioni sociali e politiche nel paese; sono anche gli anni delle diverse svolte  e giravolte di Benito Mussolini, socialista, pacifista, interventista, nazionalista, fascista…

TECNICA DI UN COLPO DI STATO –  4° puntata e  DIBATTITO IN STUDIO           

(Italia, 1979,  b/n, dur., totale 73’13”)

Regia: Silvio Maestranzi; sceneggiatura Massimo Felisatti, Fabio Pittorru; montaggio Josip Duiella; scenografia Emilio Voglino; musica Riccardo A. Luciani; costumi Marilù Alianello

Con: Mario Feliciani, Ivano Staccioli, Vittorio Congia, Pier Paolo Capponi, Piero Anchisi, Elio Zamuto, narratore Riccardo Cucciolla

Nell’ultima parte di questo importante sceneggiato televisivo si ricostruiscono le caotiche e drammatiche convulsioni storico politiche che portarono alla Marcia su Roma.

Nel DIBATTITO IN STUDIO condotto da Alberto La Volpe alla fine della quarta ed ultima puntata l’analisi è condotta da un protagonista di quei giorni, il comunista Umberto Terracini, insieme a due giovani, rappresentanti uno del Partito Socialista, Enrico Manca, e l’altro   della Democrazia Cristiana, Marco Follini; conduce Alberto La Volpe.

ARGOMENTI – LA PRIMA GUERRA MONDIALE – L’ANNO DELLA CRISI

(Italia, 1975, b/n, dur., 25’25”)

Di: Nicola Caracciolo

Nicola Caracciolo è stato uno dei grandi divulgatori televisivi; la storia contemporanea ed il costume i suoi campi di interesse principali. In questa puntata di una serie dedicata alla Grande Guerra, si analizza il contesto che porto alla disfatta di Caporetto nell’ottobre del 1917, con le ripercussioni politiche e  di psicologia di massa così profonde da rappresentare  alcuni anni dopo sedimento del nascente fascismo.

Venerdì 23 aprile dalle 1.10 alle 6.00

“L’ANIMA È UN VIZIO”

Amori di perdizione di Manoel de Oliveira

a cura di Simona Fina e Roberto Turigliatto

FRANCISCA       PRIMAVISIONE TV DELLA VERSIONE ORIGINALE RESTAURATA

(Id., Portogallo, 1981, 162’41”, col., v.o. sottotitoli italiani)

Regia:Manoel de Oliveira

Produzione: Paulo Branco

Con: Teresa Meneses, Diogo Dória,  Mário Barroso

Film restaurato dalla Cinemateca Portuguesa nel 2019.

Dal libro Fanny Owen di Agustina Bessa-Luís, a sua volta ispirato a fatti reali del XIX secolo, il film conclude la «tetralogia degli amori frustrati». A metà del XIX secolo, lo scrittore Camilo Castelo Branco  e il suo amico José Augusto si innamorano delle due sorelle Owen, Marie e Fanny. Benché innamorato di Marie, José Augusto fugge con Fanny, ma trova in alcune lettere procurategli da Camilo un pretesto per non consumare il matrimonio… con l’idea  delirante di “creare un angelo nella pienezza del martirio”.  Alcuni anni dopo Fanny muore di malattia, lasciando il marito con l’incertezza  sulla sua verginità. Qualche tempo dopo, José Augusto viene trovato morto in un albergo di Lisbona.

 “La possibilità di realizzare Francisca arrivò inaspettatamente. Avevo preparato (ed ero pronto a cominciare) un altro film, una commedia, quando un disaccordo dell’ultimo minuto con l’autore della storia mi spinse a ritirarmi. Mi venne quindi in mente di fare Francisca (da Fanny Owen) perché ero già interessato alla vera storia, collegata alla famiglia di mia moglie. La conoscevo da tempo perché me ne avevano parlato e avevo letto alcune lettere di Fanny che ancora oggi sono in possesso di mio cognato Abel. Camilo Castelo Branco, il famoso romanziere che avrebbe scritto il noto Amor de Perdição, era amico di José Augusto e Fanny, e insieme a loro ebbe parte in questo triste fatto del 1850. Camilo evoca l’infelice storia di amore di Fanny e José Augusto nel libro No Bom Jesus do Monte. Forse lo fece, in un certo modo, per scrollarsi di dosso l’accusa di complicità nella natura indecorosa attribuita a questa storia romanticissima. Recentemente, la grande scrittrice Agustina Bessa-Luís ha fatto rivivere la storia in Fanny Owen, basando il libro su fatti veri e sugli scritti di Camilo. Fu l’opera di Agustina a spingermi a fare Francisca e sul suo libro ho costruito il film. Così, Francisca completa la tetralogia degli altri miei film sull’amore frustrato e cioè O passado e o presenteBenilde ou a Virgem Mãe e Amor de Perdição. (Manoel de Oliveira)

“Gli abissi, le anime, i pensieri non si possono filmare, si suggeriscono. Si filma solo ciò che si può fotografare ed è per questo che a me non piace uscire dal concreto”. (Manoel de Oliveira, Catalogo della Cinemateca Portuguesa, Manoel de Oliveira,1981)

“D’altra parte è proprio questo che in generale amo nel cinema: una saturazione di segni magnifici che si bagnano nella luce della loro stessa assenza di spiegazione.  È per questo che credo nel cinema”. (Conversazione tra Manoel de Oliveira e Jean-Luc Godard, Libération, 1983)

La tortuosa relazione tra Agustina Bessa-Luís e Manoel de Oliveira ebbe inizio nel 1981, quando il cineasta adattò il romanzo Fanny Owen (1979). Francisca è l’ultima eroina della tetralogia degli amori frustati, è un film di specchi e riflessi, una delle opere massime di Oliveira.

“Oliveira parte dal romanzo di Agustina Bessa-Luís, che a sua volta si ispira a un episodio camiliano realmente accaduto durante la metà del XIX secolo nell’ambiente intellettuale bohémien di Porto, frequentato dal noto romanziere Camilo Castelo Branco e dallo scrittore José Augusto.  Di fatto Fanny o Francisca è tanto un personaggio reale (è realmente esistito) quanto un personaggio di Camilo, visto che quasi tutto ciò che sappiamo di lei lo sappiamo attraverso Camilo e che tra i due c’è stato un rapporto complesso e ambiguo. È stata sposata con uno scrittore – José Augusto – compagno, amico e rivale di Camilo che ha contribuito in modo decisivo sia al loro matrimonio sia al tragico scioglimento di questo, intessendo intorno a essi un diabolico intrigo. […] In Francisca è tutto ancora più abissale [che in Amor di perdição)] In questo altro film camiliano l’«oscuro abisso» è ancora più completo. Perché non veniamo mai a sapere  – come non si è mai saputo «storia reale» – perché José Augusto, dopo aver rapito Francisca ed essersi sposato con lei, non abbia consumato il matrimonio. Si sa che c’è stata una rivelazione terribile (intrigo? Fatto reale?) che l’ha portato a sospettare della verginità della moglie e a rifiutarne per sempre il corpo. Sul letto di morte, Francisca – la stessa Francisca che all’inizio aveva detto che l’anima è un vizio – (e, come in Amor de Perdição, Oliveira ripete la sequenza e il dialogo) lancia il terribile grido: «C’è un uomo che mi possa amare?». (João Bénard da Costa, Manoel de Oliveira,Torino Film Festival, 2000) 

CONVERSAZIONE TRA AGUSTINA BESSA-LUĺS E MANOEL de OLIVEIRA

(Incontro al Torino Film Festival, 2000, col., dur., 60’ ca, v.o.sott.it.)

A cura di Simona Fina e Roberto Turigliatto, riprese di: Alberto Momo

Una relazione, quella tra il decano del cinema portoghese e una delle più grandi scrittrici lusitane, che ha sempre oscillato tra alti e bassi, conflitti, schermaglie amorose che solo una forte amicizia e una complicità artistica possono sostenere. “In fondo”, come afferma de Oliveira, “ci siamo sempre inseguiti come il gatto con il topo”.

Sabato 24 aprile dalle 1.30 alle 6.30

AUTOBIOGRAFIA TELEVISIVA DI UNA NAZIONE (4 )

i materiali di cinema sul fondo 2 

a cura di Paolo Luciani 

NELLA CITTA’ PERDUTA DI SARZANA

(Italia,  1980, col., dur., 118’27”)

Regia: Luigi Faccini; soggetto e sceneggiatura: L. Faccini e Piergiovanni Anchisi; fotografia: Nevio Sivini; montaggio: Gianni Lari; scenografia: Mariano Mercuri; costumi: Ferdinando Ghelli; musica: Vittorio e Gianni Nocenzi

Con: Bruno Corazzari, Piero Vida, Franco Graziosi, Riccardo Cucciolla, Brizio Montinari, Ugo Bologna, Claudio Gora, Ezio Marano

Trasmesso in due puntate su Rai Due il 22 e 29 agosto 1981

Il film di Faccini ricostruisce fedelmente, anche sulla base di racconti di testimoni dell’epoca, quanto avvenne nella città toscana di Sarzana il 21 luglio 1921. La città, con in testa il suo sindaco socialista, decise di resistere ad un attacco di oltre 500 camicie nere, convenute da tutta la Toscana e l’Italia centrale, per dare una lezione alla città, che teneva in prigione una decina di camerati. Siamo nei giorni in cui, a seguito di violenze che ormai si trascinano nel paese da anni, il partito socialista ed i fascisti ragionano di una sorta di patto di non belligeranza. L’esempio di Sarzana, come quello di Parma, nella sua esemplarità, indica una diversa opzione: quella di una resistenza intransigente, organizzata, di massa, che vede in prima fila le squadre di difesa degli Arditi del Popolo con il nucleo cittadino dei carabinieri, i contadini, gli operai. Si tratterà, come riconosceranno sia Renzo De Felice che Paolo Spriano, nel dibattito che segue la messa in onda della seconda puntata, di un episodio limpido di guerra civile e lotta di classe, che in qualche modo anticipa il destino del paese con venti anni di anticipo.

DIBATTITO IN STUDIO DOPO IL FILM

(Italia, 1981,  col., dur., 31’)

Con: Arrigo Petacco, Renzo De Felice, Paolo Spriano

trasmesso il 29 agosto 1981 al termine della seconda puntata del film

Il “caso Sarzana”, come riconosceranno sia Renzo De Felice che Paolo Spriano, nel dibattito che segue la messa in onda della seconda puntata, viene considerato come  un “limpido  episodio  di guerra civile e lotta di classe”, che in qualche modo anticipa il destino del paese con venti anni di anticipo.

IL TERRORISTA                  

(Italia, 1963,  b/n, dur., 88’55”)

Regia: Gianfranco De Bosio; soggetto e sceneggiatura: G. De Bosio, Luig Squarzina; fotografia: Alfio Contini, Lamberto Caimi; montaggio: Carla Colombo; musica: Piero Piccioni; produzione: Tullio Kezich e Alberto Soffientini per la “” Dicembre Cinematografica, Galatea (Roma), S. C. Lyre (Parigi)

Con: Gian Maria Volontè, Philippe Leroy, Giulio Bosetti, Raffaella Carrà, Josè Quaglio, Carlo Bagno, Neri Pozza, Franco Graziosi, Tino Carraro, Anouk Aimèe

Produzione indipendente, film assolutamente anomalo del filone “resistenziale” che si articolò in tutti gli anni ’60, fino ai primi anni ’agli anni ‘80, indice del rinnovato interesse storico, politico, culturale nei confronti della guerra di Liberazione e del regime fascista.

L’anomalia è tutta nel rigore e nella asciuttezza cinematografica scelta da De Bosio, capace di mostrare  emblematicamente attraverso i protagonisti della storia  ambientata a Venezia nel 1943,   le diverse opzioni politico-militari che si confrontarono, anche duramente, durante la Liberazione. Il film divenne un riferimento cinematografico nella polemica politico culturale della nuova sinistra di quegli anni.

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