La programmazione di Fuori Orario dal 18 al 24 maggio

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SCRIPT SUPERVISOR/SEGRETARIA EDIZIONE il corso online!

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Il cinema di Massimo Bacigalupo, l’iperrealimo del Male di Di Leo ed Anthony Mann e le norri di Bellocchio, Ricci-Lucchi, Straub e Rossellini. Da stanotte

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Corso online MONTAGGIO AVID, dal 19 giugno

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Domenica 18 maggio dalle 2.25 alle 6.00

Fuori Orario cose (mai) viste

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di Ghezzi Baglivi Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

LINGUE DI LUCE. IL CINEMA DI MASSIMO BACIGALUPO/2

a cura di Fulvio Baglivi

Fuori Orario cose(mai) viste dedica due notti al cinema di Massimo Bacigalupo, anglista di fama internazionale, tra i massimi studiosi di Ezra Pound, che ha conosciuto e frequentato a Rapallo, la sua città natale. Ma Bacigalupo è anche uno dei protagonisti di quella stagione storicizzata come “underground italiano”, un gruppo di cineasti indipendenti e “sperimentali”, che sulla scia dei “cineamatori” e del New American Cinema, tra il’65 e il ’75 realizzarono film straordinari, quasi sempre in 8mm e Super8mm. Tra questi registi ci sono Alberto Grifi e Tonino De Bernardi, Piero Bargellini, Pia Epremian, i fratelli Vergine, Anna Lajolo, Guido Lombardi, Alfredo Leonardi, tutti passati in questi anni a Fuori Orario, mentre i film di Bacigalupo, a cui il Torino Film Festival ha dedicato una retrospettiva curata da Giulio Bursi per la sezione Onde di Massimo Causo nel 2010, non sono mai stati trasmessi. Massimo Bacigalupo ha avuto invece un ruolo fondamentale in quegli anni, nella Cooperativa Cinema Indipendente e con le riviste (Cinema&Film, Filmcritica), ha curato un numero monografico di Bianco e nero (la rivista del CSC) interamente dedicato al cinema sperimentale, ha tradotto per Feltrinelli Metafore della visione di Stan Brakhage, libro che ha cambiato la visione del cinema ad alcuni di noi, ha tenuto i rapporti con i cineasti americani (Mekas, Markopoulos), prima di dedicarsi, dalla metà degli anni ’70, interamente alla letteratura. Grazie alla generosità di Massimo, Fuori Orario manderà in onda per la prima volta questi film, in edizioni riviste dal regista.

RICERCAR                                                                   primavisioneTV

(Italia, 1973-2020, 9′)

Di: Massimo Bacigalupo

Con: Angela Kirsten

Un frammento girato nel 1973 negli Stati Uniti, dove Massimo Bacigalupo incontra Angela Kirsten, ballerina di origine tedesca, comparsa nel 2018, che diventerà sua moglie e madre dei suoi due figli.

WARMING UP                                     primavisioneTV

(Riscaldamento, Italia, 1975, 40’)

Di: Massimo Bacigalupo

Con: Robert Best, Walter Bottger, Mariella De Bernardi, Tonino De Bernardi, Linda Dunn, John Freda, Matteo Garrone, Peter Ladas, Cary Plotkin, Leslie Webb, Peter Weiner, Elizabeth Yew

Un film-racconto paradossale all’insegna del gioco e della creatività esuberante. Giovani su due continenti intervengono sulla realtà con una serie di azioni gratuite e fantasiose, recuperando l’immaginario infantile, si tratti di improvvisare scenette o di scrivere con i graffiti il proprio nome sulla metropoli.

 “Girato fra Italia e Stati Uniti, montato e stampato a New York, il film è programmaticamente povero e giocoso, un caleidoscopio di immagini e colori. Il titolo significa “riscaldarsi”, “prepararsi a”, suggerendo che Warming Up è un esercizio per tenersi in forma e magari prepararsi a più impegnative imprese. Qualcosa che si fa per passare il tempo. Fu in parte girato su pellicola scaduta regalatami da Martino Oberto, adatta dunque a un progetto sperimentale, a prendere appunti visivi, a inventare una storia mentre va avanti. Tutti i personaggi di Warming Up fanno cose per il gusto di farle, con piacere e leggerezza, e in questo modo offrono esempi di vita concentrata e a suo modo fruttuosa. Li possiamo guardare e chiederci quale sia il loro segreto, la loro capacità di vivere nella mancanza di senso, di crearvisi un habitat.” [Massimo Bacigalupo]

INTO THE HOUSE                       primavisioneTV

(Nella casa, Italia, 1975, 20’)

Di: Massimo Bacigalupo

Con: Maria Natali, Ernest De Fazio, famiglia Marraccini/Marraccini family, famiglia Natali/Natali family, famiglia De Fazio/De Fazio family

Descrizione particolareggiata e affettuosa di una famiglia italoamericana riunita in occasione di un matrimonio. Le immagini sono suggestivamente accompagnate dallo spoglio racconto (in inglese) di una infanzia negli stessi luoghi, la regione industriale di Pittsburgh (Pennsylvania).

“Girai queste scene come un regalo di matrimonio, ma ne conservai l’originale invertibile perché vi vedevo la raffigurazione involontaria di un mondo, conclusa con l’immagine del ragazzino che entra “dentro la casa”. Per far sentire questo spazio temporale chiesi a mia madre (qualche anno dopo, era ormai il 1982) di raccontarmi qualcosa sulla sua infanzia in quei posti, e sovrapposi il racconto alle immagini.”

CARTOLINE DALL’AMERICA                              primavisioneTV

(Italia, 1975, 25’)

Di: Massimo Bacigalupo

Con: Marjorie David, Linda Dunn, Daniel Javitch, Leila Javitch, Jonas Mekas, Pia Rekola, “Sam“, Dieuwke Schreuder, Karel Vosskühler, Victoria Yablonsky

Una domenica nel tardo pomeriggio, senza altre ragioni se non quelle dettate da un capogiro, inizia un viaggio sulle orme del poeta giapponese Matsuo Basho che nel 1689 scriveva: «Il tempo è un passeggero fra eoni di eoni, così come i mesi e gli anni sono eterni viaggiatori… da molto tempo a questa parte – quanto sia non ricordo con precisione – anch’io, come una nuvola solitaria spinta dal vento, sono stato costantemente soggetto a una disposizione al vagabondaggio».

 “Girai queste immagini in Ektachrome durante un soggiorno newyorkese e un viaggio coast-to-coast. Mi riconobbi nel vecchio Sam che vendeva i suoi quadretti naif davanti alla biblioteca universitaria. Montai un sonoro magnetico complesso con testi vari e musiche, ma la colonna ottica risultò di pessima qualità, sicché ho approfittato della digitalizzazione per fornire un sonoro più semplice che pure (attraverso brevi brani di Whitman) dice molto dello spirito di queste cartoline.” [Massimo Bacigalupo]

UN CINEASTA UNDERGROUND – UN INTERVENTO DI MIRCO SANTI

(Italia, 2025, colore, 10’ circa)

Di: Massimo Bacigalupo

Con: Angela Kirsten

Mirco Santi, che con Paolo Simoni porta avanti il progetto/archivio Home Movies, con cui Fuori Orario ha già ideato diverse puntate in questi anni, racconta brevemente il cinema di Massimo Bacigalupo. Home Movies ha restaurato alcune opere di Bacigalupo, cineasta che in Italia ha portato il cinema amatoriale ad essere una forma di arte, e conserva gran parte del suo archivio, in cui è stato recentemente ritrovato Frammento catanese.

FRAMMENTI (1967-2025)                            primavisioneTV

(Italia, 1967-2025, 110’ circa)

Di: Massimo Bacigalupo

Con il titolo (arbitrario) Frammenti, abbiamo raccolto una serie di riprese, film brevi, momenti di vita filmati da Massimo Bacigalupo dagli anni ’60 ad oggi. Tra queste schegge c’è un inedito Frammento catanese (Massimo ha insegnato a all’università di Catania) ritrovato da poco, insieme a una celebre quanto rara ripresa di Ezra Pound a Venezia e poi Tonino De Bernardi, Markopoulos, Giovanni Giudici, Guido Fink e altri amici di Massimo e della sua famiglia.

FRAMMENTO CATANESE (12’)

EZRA POUND IN VENICE, (11’)

DUE FILMMAKER IN GIARDINO (Markopoulos e Beavers), (3:12)

TONINO E LE GALLINE (Tonino De Bernardi), (7:36)

IL COLLEZIONISTA IN AZIONE (Micky Wolfson), (5:20)

WRITERS AT THE RESTAURANT (Giovanni Giudici), (6:14)

FLAVIO COSTANTINI AND FRIENDS (13:49)

GUIDO FINK AND FRIENDS (26:13)

CONSIGLI DI UN VECCHIO MAESTRO (Rolando Monti) (10:00) 

DON PERRYGROVE ENJOYS THE ITALIAN RIVIERA (7:14)

UNE PARTY DE CAMPAGNE (17:16)

CANTO INFINITO – UNA VIDEOCARTOLINA DA TONINO DE BERNARDI

(Italia, 2025, colore, 30’ circa)

Di: Tonino De Bernardi

Tonino De Bernardi e Massimo Bacigalupo si sono conosciuti nella seconda metà degli anni ’60 e da allora sono sempre rimasti amici, loro due e le loro famiglie. Massimo compare in diversi film di Tonino e Tonino è in alcuni film di Massimo, un rapporto ininterrotto, il loro, che è stato per entrambi fonte di confronto e condivisione.

Questa videocartolina è stata realizzata da Tonino appositamente per questa programmazione di Fuori Orario, un ennesimo segno di amicizia e amore da parte dell’immenso cineasta delle “lontane provincie”.

Venerdì 23 maggio dalle 1.40 alle 6.00

RAPACITÀ: L’IPERREALISMO DEL MALE (Fernando Di Leo tra antesignani e discepoli) (1)

a cura di Lorenzo Esposito

MILANO CALIBRO 9    

(Italia, 1972, col., dur., 99’)

Regia: Fernando Di Leo

Con: Gastone Moschin, Barbara Bouchet, Mario Adorf, Frank Wolff, Luigi Pistilli, Ivo Garrani, Philippe Leroy, Lionel Stander, Mario Novelli

Primo film della cosiddetta trilogia del milieu (seguito da La mala ordina e Il boss), prende il titolo da un’antologia di racconti di Giorgio Scerbanenco, scrittore italiano di origine ucraina.

Il film si avvale della famosa colonna sonora di Luis Bacalov, le cui composizioni vennero eseguite dal gruppo progressive degli “Osanna”, e della fotografia acida, una specie di iper-colore, di Franco Villa (entrambe, come si sa, di grande ispirazione per Quentin Tarantino). Per nulla riconducibile al genere ‘poliziottesco’ (termine che Di Leo rifiutava in toto), Milano Calibro 9, per stessa ammissione di Di Leo, è solo nel noir americano e nel cinema di Jean-Pierre Melville che trova ispirazione.

Dopo un periodo di detenzione, il piccolo gangster milanese Ugo Piazza viene immediatamente perseguitato dai suoi vecchi soci, guidati da un potente riciclatore americano noto semplicemente come “L’Americano” (o “The Mikado” nel doppiaggio inglese), che credono che abbia rubato 300.000 dollari americani durante una consegna, poco prima del suo arresto per rapina. Piazza nega con enfasi il furto, Anche la sua fidanzata, la ballerina di go-go Nelly Bordon, è convinta che sia stato lui a rubare i soldi, così come il commissario di polizia, che tenta senza successo di trasformarlo in un informatore. Comincia qui un vortice di violenza, dubbia moralità, tradimento, doppio gioco che culminerà nella morte di tutti i contendenti, nessuno escluso.

“L’affezione per il noir per me diventò prima una conoscenza letteraria, ancorchè poi divenne cinematografica, perchè leggendo i diari di Gide, scoprii Hammet. Naturalmente il fatto che un ‘giallista’ fosse citato da Gide come scrittore all’altezza di Hemingway o di Steinbeck mi sorprese molto” […]

“Io ritengo di aver fatto dei film realistici, o quantomeno, togliendomi parecchio, più realistici degli altri. I miei personaggi sono tutti più veri, psicologicamente più esatti, sia il piccolo delinquente che la grande mafia”.

(M. Gomarasca, D. Pulici, Il padrone del gioco. Intervista a Fernando Di Leo, Doc e Interviste by Film&Clips)

MORIRAI A MEZZANOTTE

(Desperate, Usa, 1947, b/n, dur., 70′)

Regia: Anthony Mann

Con: Steve Brodie, Audrey Long, Raymond Burr, Douglas Fowley

Un onesto camionista si trova, suo malgrado, testimone di una rapina che si conclude con l’uccisione di un poliziotto. Nel processo, non esita a testimoniare e a riconoscere uno dei banditi, che viene condannato a morte. Il fratello del malvivente, capo della banda, giura di ucciderlo la stessa notte in  cui quello sarà giustiziato. Inizia una drammatica fuga con inseguimento, fino al confronto finale…

Sabato 24 maggio dalle 1.25 alle 7.00

QUANDO È COMINCIATA LA NOTTE? (7)

a cura di Fulvio Baglivi

Un ciclo che si interroga su quando sia iniziata la notte che è la nostra era… Partendo dal lavoro di Marco Bellocchio degli ultimi anni, che indica il Caso Moro e il 1978 come inizio del declino, il ciclo spazierà dal 1943 raccontato da Florestano Vancini al 1989 di Material di Thomas Heise, l’Europa ’51 di Rossellini, il 1968 di Godard e quello apparentemente opposto di Io la conoscevo bene di Pietrangeli, Parco Lambro 1976 di Grifi e il 2001 di Parola (su una) data di enrico ghezzi.

L’AQUARIUM ET LA NATION     

(Italia, 2015, col., dur.,30′, v.o. sott., it.)

Di: Jean-Marie Straub

Con: Aimé Agnel

Per i primi sei minuti non c’è suono, il film è muto come un pesce, come a segnare la ricerca di un’empatia, di un rapporto orizzontale con quegli esseri costretti e silenti nella loro dimensione artificiale. La luce di Straub (e Huillet), che ci ha fatto sentire gli alberi e le pietre, dona una lingua finanche ai pesci, l’essere muto per eccellenza. Ma non sentiamo niente, c’è una quiete innaturale, come prima di una tempesta, di un’eclisse o di un terremoto. Il silenzio assorda, manca l’aria, Straub ci mette davanti allo specchio, ci mostra i vetri che ci separano l’un l’altro, l’estraneità e la solitudine. Nella seconda parte c’è un uomo in una stanza, non parla, legge, fermo nella sua posizione, riflette alla luce delle credenze, dei miti e soprattutto sotto le molteplicità delle strutture mentali se “ha ancora senso la nozione di uomo”. Colui che si/ci interroga è Aimé Agnel, psicologo junghiano e scrittore di cinema, soprattutto per i Cahiers jungiens de Psychanalyse, dove ha pubblicato saggi sulle immagini “dall’inconscio” in Fellini, esterno/interno in Ford, sulla separazione tra suono e immagine in Sur quelques films vraiment sonores in cui affronta film di Bergman, Godard, Oliveira e Straub appunto.

ESTERNO NOTTE puntata 6 LA FINE

(Italia, 1960, col., in 6 parti)

Di: Marco Bellocchio

Con: Fabrizio Gifuni, Margherita Buy, Toni Servillo, Fausto Russo Alesi

Dopo Buongiorno, notte (2003) Marco Bellocchio torna a raccontare i 55 giorni del Caso Moro, lo fa con un film lungo quasi sei ore, diviso in sei parti. La durata non allunga né divaga anzi permette a Bellocchio di andare ancora più in profondità nella sua visione della vicenda che segnò una frattura politica e temporale nella storia dell’Italia del dopoguerra. Accanto al racconto e alla minuziosa ricostruzione storica c’è nella lettura di Bellocchio la messa in evidenza di temi che ritornano nel suo cinema fin dagli inizi: la famiglia, le dinamiche politiche e psicologiche della borghesia, l’emergere violento del nascosto, dell’inconscio, dell’invisibile. È propria da quest’opera di Bellocchio che prende il via questo ciclo di Fuori Orario che si interroga sui momenti di rottura, passaggi e eterni ritorni che hanno segnato gli ultimi 80.

FRAMMENTI ELETTRICI N. 6 – DIARIO 1989. DANCING IN THE DARK  

(Italia 2009, col., dur., 60’)

Regia: Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi

Ultimo film della serie “Frammenti elettrici”. Gianikian e Ricci Lucchi recuperano e lavorano le immagini che avevano girato nel 1989, rubate nelle varie feste dell’Unità, tra l’Emilia e la Romagna, alla vigilia della caduta del muro di Berlino.

FUORI ORARIO: PAROLA SU UNA DATA (Susan Sontag)

(Italia, 2002-2006, col., dur., 10’, v.o. sott. it.)

di: enrico ghezzi

Con: Jacques Derrida

A seguito del tragico 11 settembre 2001, enrico ghezzi realizzò una serie di conversazioni filmate con cineasti, filosofi, artisti. Con il titolo PAROLA SU UNA DATA, condussero una personale riflessione sulle immagini dell’attentato alle Torri Gemelle Ciprì e Maresco, Jacques Derrida, Abbas Kiarostami, Amir Naderi, Ermanno Olmi, Luca Ronconi, Jerzy Skolimowski, Susan Sontag, Bela Tarr, Tsai Ming-Liang, Slavoj Žižek.

EUROPA ’51

(Italia, 1952, b/n, dur., 114’)

Regia: Roberto Rossellini

Con: Ingrid Bergman, Alexander Knox, Ettore Giannini, Giulietta Masina, Teresa Pellati, Alfred Browne, Antonio Pietrangeli, Marcella Rovena

Presentato alla Mostra di Venezia nel 1952,

Fuori Orario ripropone uno dei film che più contrassegna la storia e l’identità del programma, non meno di L’Atalante di Jean Vigo.  Sarà in programma anche la sequenza del cinema, presente nella versione di Venezia e tagliata nella distribuzione commerciale.

Irene Girard, moglie di un diplomatico straniero, vive felice a fianco del marito. Il suo tenore di vita è del tutto normale e corrisponde alle abitudini delle donne della sua classe; ma, improvvisamente, un tragico avvenimento viene a sconvolgere la sua esistenza. Il suo unico figliolo dodicenne muore in seguito ad un tentativo di suicidio: risulta che il piccolo si credeva trascurato dai genitori. Questo dramma doloroso provoca nell’animo d’Irene una violenta crisi: essa si sente colpevole e il suo dolore la rende più sensibile al dolore altrui. Un cugino marista, Andrea, le fa da guida nel visitare le case dei poverissimi. Irene porta loro dapprima soccorsi materiali e si consacra poi con assoluta dedizione all’assistenza dei malati e dei sofferenti. Ella conforta con le sue cure gli ultimi giorni di una prostituta; per indurre un giovane delinquente al pentimento lo fa fuggire e viene arrestata per favoreggiamento. Per soffocare lo scandalo, il marito la fa ricoverare in una clinica psichiatrica. Determinata a praticare, secondo i propri intendimenti, la dottrina evangelica dell’amore, Irene rifiuta ogni compromesso e viene rinchiusa per sempre nella casa di salute.


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