La programmazione di Fuori Orario dal 19 al 25 marzo

Prosegue il ciclo sul varietà tra cinema e tv. E poi Lugi Comencini, Lisandro Alonso e Pedro Costa

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Domenica 19 marzo dalle 2.30 alle 6.00

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta 

LUCI DEL CINEMA’

Rivista, varietà, avanspettacolo tra cinema e televisione (6) 

a cura di Paolo Luciani

IO, AMLETO                                                                                                                     (Italia, 1952, b/n, dur., 91’)

Regia: Giorgio Simonelli

Con: Macario, Franca Marzi, Rossana Podestà, Adriano Rimoldi, Luigi Pavese, Giuseppe Porelli, Marisa Merlini

Parodia del testo shakespeariano dove Macario è Amleto, Franca Marzi la Regina,  Rossana Podestà è Ofelia, mentre Luigi Pavese affina il suo ruolo di perseguitatore di Totò in tanti film del comico, in quello di un truce Re di Danimarca…

ALBUM PERSONALE DI WANDA OSIRIS 

(Italia, 1954, b/n, dur., 27’)

Regia: Daniele D’Anza

Con: Wanda Osiris, Macario, Giovanni D’Anzi, Dino Solari, Folco, Gastone Martini, i Boys e le Ragazze di Wanda

La Rai al suo esordio cominciò subito a rivolgersi al ricco bacino di professionalità e personaggi noti del nostro teatro di Varietà e di rivista Una importante testimonianza è rappresentata dal programma ALBUM PERSONALE DI.. in cui trovano spazio e consacrazione verso un pubblico diverso, ma certamente ancora lontano per quantità e frequentazione diretta da quello che ne aveva decretato il successo e la notorietà, personaggi di primo piano del nostro teatro di rivista, come Wanda Osiris, Ugo Tognazzi, Elena Giusti, Odoardo Spadaro..

“La più popolare “diva” della rivista italiana sfoglierà per i telespettatori l’album personale della propria  vita e della propria carriera Un album ricco di avvenimenti e di successi, in una progressione che testimonia dell’intelligenza e della personalità dell’artista. Salite a grado a grado le scale della notorietà (e non peer niente essa è per antonomasia la soubrette delle scale bianche), Wanda Osiris è ancora oggi la più ammirata per signorilità e la grazia con cui caratterizza ogni sua interpretazione. (Radiocorriere, agosto, 1954)

Da: MACARIO PIU – AMLETO

(Italia, 1978, col., dur., 34’)

Regia: Vito Molinari; testi di: Macario, Mario Amendola, Bruno Corbucci Con: Macario, Sandra Mondaini, Gianni Brezza, Tiziana Pini, Alberto Macario Milla Sannoner

Per  celebrare i 50 anni di teatro del comico piemontese, la Rai programma sette appuntamenti in prima serata ed al sabato. Macario ripropone alcuni suoi momenti storici della sua attività di rivista, spesso aggiornandoli alla nuove possibilità offerte dall’aria nuova portata nella nostra televisione dai venti dell’ultima riforma, in questo caso una rivisitazione del suo AMLETO, dove Ofelia è questa volta interpretata da Sandra Mondaini.

Venerdì 24 marzo dalle 1.40 alle 6.00

IL (PRU)RITO E L’AMORE. L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE DEGLI ITALIANI (3) 

a cura di Fulvio Baglivi

DELITTO D’AMORE

(Id., Italia, 1974, col., dur., 105’)

Regia: Luigi Comencini

Con: Giuliano Gemma, Stefania Sandrelli, Renato Scarpa, Brizio Montinaro

Presentato in concorso a Cannes, il film di Comencini è un lungo flashback di Nullo Bronzi (Giuliano Gemma) nell’attimo in cui sta per compiere la vendetta contro il padrone della fabbrica per cui lavora. Nullo, figlio di anarchici, ricorda la storia d’amore con Carmela (Stefania Sandrelli), sua collega di lavoro figlia di migranti siciliani. Comencini è duro e spietato nella sua visione lucida della storia del proletariato italiano del dopoguerra: l’emigrazione, la fabbrica, il disastro ambientale, l’incomunicabilità segnano la storia d’amore tra i due giovani. Delitto d’amore è un film senza compromessi, inconciliabile con il riformismo progressista e la retorica della “brava gente”, uno dei motivi che lo hanno tenuto lontano dalle ribalte e dalle mode che si sono succedute negli ultimi cinquant’anni.

 

L’AMORE IN ITALIA – puntata 4 e 5

(Italia, 1978, col., durata totale 127’)

Di: Luigi Comencini e Fabio Pellarin

Epocale inchiesta del grande cineasta milanese Luigi Comencini che con occhio lucido e spietato inchioda l’Italia ai suoi vizi e ai suoi vezzi, tradizioni, leggi scritte e orali che incatenano i sentimenti e i corpi degli individui.

4 PUNTATA – AD OCCHI APERTI

L’inchiesta di Comencini prosegue con interessanti testimonianze come quella della sorella di Rosi Bindi, Franca, che, nell’episodio “Avere un bambino”, parla della possibilità di concepire un figlio; in una comune aretina, poi, i romani che la abitano vengono intervistati sulla loro nuova vita a ritmi lenti e a contatto con la natura; un “ragazzo madre” parla della sua scelta di crescere il figlio da solo poiché considerava la madre, femminista convinta, troppo poco coscienziosa.

5 PUNTATA – A CHE SERVE L’EDUCAZIONE SESSUALE?

I giovani milanesi e romani degli anni Settanta, nel primo episodio “Punti di vista”, parlano delle loro esperienze sessuali; in un asilo, il regista apre un dibattito sull’educazione sessuale in tenera età; a casa di una caporedattrice che lavora nel campo della stampa pornografica e su un set fotografico con due attori porno, Comencini affronta il tema dell’hardcore.

 

Sabato 25 marzo dalle 1.45 alle 7.00

OUT OF THE PAST. RITORNARE DOVE NON SI È MAI STATI (1)

a cura di Fulvio Baglivi

LIVERPOOL                             PRIMA VISIONE TV

(Id., Spagna-Argentina-Olanda, 2008, col., dur., 83’, v.o. sott. italiano)

Regia: Lisandro Alonso

Con: Juan Fernàndez, Giselle Irrazabal, Nieves Cabrera

Fuori Orario torna a programmare un film di Lisandro Alonso, cineasta argentino assente da un po’ di anni dalle scene dopo JauJia (2014). Come nei precedenti La Libertad, Los muertos, Fantasma, andati in onda gli scorsi anni anche in Liverpool tornano i temi della solitudine, la sconfitta, la lontananza, questa volta la natura e il paesaggio sono ancora più forti, segnati dal bianco della neve.

Nel mezzo dell’Oceano Atlantico, Farrel chiede al capitano del cargo su cui lavora di farlo scendera terra: vuole tornare dove è nato per sapere se la madre è ancora viva Farrel ha lavorato come marinaio durante gli ultimi venti anni. Si è sempre ubriacato fino a non reggersi in piedi e ha sempre pagato le donne con cui è andato a letto. Non ha mai avuto un amico.

Quando arriva alla città innevata in cui è nato e dove ha vissuto i primi anni della sua infanzia, scopre che la madre è ancora viva, e che nella sua famiglia c’è una persona in più.

“Mi interessava filmare una storia che contenesse il mare, porto, neve, freddo e l’alcol, tanta montagna e solitudine”. (Lisandro Alonso)

VITALINA VARELA                         

(id., Portogallo, 2019, col., dur., 124′, v.o. sott. in italiano)

Regia: Pedro Costa

Con: Vitalina Varela, Ventura, Francisco Brito, Manuel Tavares Almeida, Marina alves Domingues, Imídio Monteiro, José Tavares Borges

Pardo d’Oro e Pardo per la miglior Interpretazione femminile al Festival di Locarno nel 2019  

Una processione di ombre e corpi apre il film di Pedro Costa. Dal fondo di un vicolo scuro emergono lentamente, come fuoriuscissero dalla cavità di una roccia, una fila di corpi, tutti rigorosamente maschili. L’andamento oscillatorio delle figure, il buio, le ombre riflesse sulla parete di un cimitero, una marcia funebre. La morte segna l’inizio di Vitalina Varela, l’ultima predella di un grande polittico che Pedro Costa ha dedicato agli emigranti capoverdiani residenti a Lisbona. Tutto il film è avvolto da un silenzio mortifero. Non conosceremo il defunto, Joaquim, né, tantomeno, le relazioni che legano alcuni personaggi. Sua moglie, Vitalina Varela, arriva a Lisbona tre giorni dopo il suo funerale. La donna capoverdiana, che presta il suo nome e la sua storia al film, ha atteso 25 anni per raggiungere Joaquim a Lisbona. Spetterà a lei rompere il silenzio e abitare uno spazio ostile ed estraneo. Vitalina è il primo personaggio che arriva da Capo Verde a Lisbona invertendo, così, una traiettoria nella filmografia di Pedro Costa. Per la prima volta qualcuno giunge da Capo Verde ed ha l’opportunità di conoscere la vita che si conduce nella grande città. Vitalina ha atteso una vita intera per compiere questo viaggio, ma scoprirà che Lisbona, per i capoverdiani, non è niente più che uno spazio ostile, lo spazio dell’esclusione e della disgregazione.

“Accade qualcosa con l’arrivo di Vitalina a Lisbona. Non è solo una donna concreta, molto fisica, carnale, persino colma di desiderio. Vitalina avrebbe voluto vedere il marito, il suo corpo, lo afferma nel film. Vitalina rappresenta ciò che in pittura si definisce la Visitazione. È la Visitazione di qualcuno che viene da altrove, che porta notizie da un altro paese, da un altro tempo. Anche Vitalina è uno spettro. Il suo arrivo perturba e sconvolge la vita degli abitanti di questo quartiere. Solleva una sorta di scandalo. Li pone di fronte ad alcune verità. Riesce a schierare contro una parete questi uomini capoverdiani che definisce pigri, immemori, alienati. Li schiera come fosse un poliziotto di fronte ai sospettati. Li qualifica, li addita, adduce fatti…non dico crimini, ma quasi… Mentre concepivo il film mi sono ricordato di includere anche Ventura e per lui ho pensato la figura del prete. A Ventura serviva una sorta di contraltare. Mi sembrava interessante il contatto tra questa donna, questa forza del passato che rappresenta Vitalina, e questo giudice del presente che ha ormai letteralmente perso la ragione. Così come ha perso la fede, la fede e la testa. Ho pensato, ancora una volta, che il cinema probabilmente è fatto per questo…”. (Pedro Costa)

 

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