La programmazione di Fuori Orario dal 19 al 25 settembre

Su Fuori Orario omaggio a Guido Lombardi. E poi ci saranno La noir de…, primo lungometraggio di Sembene, Un incendio visto da lontano, Io ho ucciso, Finalmente domenica! e Vitalina Varela

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Domenica 19 settembre dalle 2.20 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Luciani Turigliatto

presenta

CON OGNI MEZZO NECESSARIO

FUORI ORARIO PER GUIDO LOMBARDI

a cura di Fulvio Baglivi

Una notte dedicata a Guido Lombardi, scomparso lo scorso luglio. Negli anni Fuori Orario ha mandato in onda quasi tutte le opere realizzate da Guido e Anna Lajolo per il cinema e la televisione. La loro filmografia è un percorso fatto con diversi mezzi, dall’8 al 16mm fino al 35mm, ma soprattutto con il videotape, usato fin dai primi anni 70. Ma al di là della tecnica le opere di Lajolo e Lombardi, che siano state girate per il cinema o per la tv, in Europa come nel resto del mondo, sono segnate da una posizione e direzione chiara: dalla parte degli sfruttati, alla ricerca di un mondo più giusto e più libero.

DELTA: UN TRENO NEL CUORE DEL SUD (4° e 5° puntata)

(Italia, 1985, colore, dur., 124’ca)

Girato per Rai 3 e andato in onda in due serate il 29 marzo e il 5 aprile del 1986, Un treno nel cuore del sud è un viaggio che segue le ferrovie “marginali” del meridione e gli emarginati che lungo queste si trovano. Anna Lajolo e Guido Lombardi, cineasti e viaggiatori, svelano l’Italia confinata e emarginata che niente ha in comune con le immagini patinate degli anni ’80. Come sempre con la coppia di cineasti nata sull’onda del cinema underground lo spazio filmato è uno spazio conflittuale, che “fa a pugni con la realtà”.

E NUA CA SIMU A FORZA DU MUNDU

(E noi che siamo la forza del mondo, Italia, 1971, b/n, dur., 60’)

Regia, fotografia, montaggio: Anna Lajolo, Guido Lombardi, Alfredo Leonardi

Prodotto dai Servizi Sperimentali della Rai, è un film sulle morti bianche nell’edilizia, e sulle dure condizioni di vita dei lavoratori migrati dal sud Italia. La morte di un operaio in un cantiere di Guidonia, paese vicino Roma, viene ricostruita attraverso le parole dei compagni e dei familiari. La presa di coscienza del dolore in cui la classe degli sfruttati è costretta a vivere si lega alla necessità di mettere fine a questo sistema di sfruttamento e morte. E nua ca simo la forza du mundu rappresenta anche uno dei primi esperimenti di regia collettiva dei tre autori che daranno poi vita al gruppo Videobase.

 

Venerdì 24 settembre dalle 1.15 alle 6.00

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Luciani Turigliatto

presenta

NOTTURNO BRILLANTE

a cura di Lorenzo Esposito

FINALMENTE DOMENICA!

(Vivement dimanche!, Francia, 1983, b/n, dur. 108’, v.o. sott.italiano)

Regia: François Truffaut

Con: Fanny Ardant, Jean-Louis Trintignant, Jean-Pierre Kalfon, Philippe Laudenbach, Philippe Morier-Genoud, Xavier Saint-Macary, Caroline Sihol

Basato sul romanzo Il lungo sabato sera dell’autore americano Charles Williams, Finalmente domenica! fu l’ultimo film diretto da François Truffaut, scomparso l’anno successivo. Julien Vercel (Jean-Louis Trintignant), un agente immobiliare, è sospettato di aver ucciso sua moglie e il suo amante. Mentre Vercel è nascosto nel suo ufficio, la sua segretaria Barbara Becker (Fanny Ardant), segretamente innamorata del suo capo, indaga astutamente su questi omicidi sospetti.

Finalmente domenica cercherà di restituire l’atmosfera notturna misteriosa e brillante delle commedie poliziesche americane che una volta ci lasciavano incantati” (François Truffaut)

LA FINE DELLA FAMIGLIA QUINCY – IO HO UCCISO!           

(The Strange Affair of Uncle Harry, USA, 1945, b/n, dur. 77’)

Regia: Robert Siodmak

Con: George Sanders, Geraldine Fitzgerald, Ella Rainers, Sara Allgood 

Harry Quincey, amabile decoratore di stoffe e scapolo di mezza età, vive con le sorelle Hester e Lettie. Il delicato equilibrio familiare si incrina quando Harry si innamora della sofisticata collega Deborah e vuole sposarla. La possessiva e gelosa Lettie riesce però a impedire le nozze e Harry decide di vendicarsi.

 

Sabato 25 settembre dalle 1.30 alle 6.30

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Luciani Turigliatto

presenta

MESDAMES ET MESSIEURS, L’ANTI-COLONIALISMO

a cura di Lorenzo Esposito

LA NOIRE DE…                                         PRIMA VISIONE TV

(Senegal/Francia, 1966, b/n, dur. 59’, v. o. sott., it. )

Regia: Ousmane Sembène

Con: Mbissine Thérèse Diop, Anne-Marie Jelinek, Robert Fontaine, Momar Nar Sene

Con questo suo primo lungometraggio il grande cineasta senegalese Ousmane Sembéne vinse il Premio Jean Vigo per il miglior film.

Basato su un fatto realmente accaduto, il film racconta la storia della giovane donna senegalese Diouana che si trasferisce da Dakar, Senegal, ad Antibes, Francia, per lavorare per una coppia francese. In Francia, Diouana spera di continuare il suo precedente lavoro come tata e si aspetta un nuovo stile di vita cosmopolita. Tuttavia, al suo arrivo, Diouana sperimenta un trattamento duro da parte della coppia, che la costringe a lavorare come una serva (e che lei chiamerà fino alla fine Madame e Monsieur). Col passare dei giorni, Diouana diventa sempre più consapevole della sua situazione di costrizione e alienazione e comincia a mettere in discussione la sua vita in Francia. La struttura del film è fatta di continui flashback che mostrano la vita precedente di Diouana in Senegal. Il povero villaggio fuori Dakar da dove la ragazza proviene e dove, come la maggior parte dei suoi coetanei, vagava per la città in cerca di un lavoro. L’incontro con ‘Madame’ che inizialmente la sceglie per occuparsi dei suoi figli a Dakar e poi la porta in Francia. Diouana sogna una nuova vita ma il sogno si infrange velocemente. Politicamente il film mostra lo scarto chiudendosi in interni, mentre le scene in Senegal sono tutte all’aperto. Diouana comincia la sua ribellione. Non mangia, non lavora, rifiuta lo stipendio e, al culmine della lotta, si suicida tagliandosi la gola nella vasca da bagno della casa di famiglia. La maschera atroce del colonialismo è svelata.

“Considero il cinema un mezzo di azione politica. Ciononostante non voglio fare dei “film manifesto”. I film rivoluzionari sono un’altra cosa. In più, non sono così naif da pensare di poter cambiare la realtà senegalese con un singolo film. Ma penso che se ci fosse un gruppo di registi che realizzasse film con lo stesso orientamento, noi potremmo in piccola parte modificare lo stato di cose presenti.” (O. Sembéne)

VITALINA VARELA                         

(Id., Portogallo, 2019, col., dur., 124’28”, v.o. sott. in italiano)

Regia: Pedro Costa

Con: Vitalina Varela, Ventura, Francisco Brito, Manuel Tavares Almeida, Marina alves Domingues, Imídio Monteiro, José Tavares Borges 

Pardo d’Oro e Pardo per la miglior Interpretazione femminile al Festival di Locarno nel 2019

Una processione di ombre e corpi apre il film di Pedro Costa. Dal fondo di un vicolo scuro emergono lentamente, come fuoriuscissero dalla cavità di una roccia, una fila di corpi, tutti rigorosamente maschili. L’andamento oscillatorio delle figure, il buio, le ombre riflesse sulla parete di un cimitero, una marcia funebre. La morte segna l’inizio di Vitalina Varela, l’ultima predella di un grande polittico che Pedro Costa ha dedicato agli emigranti capoverdiani residenti a Lisbona. Tutto il film è avvolto da un silenzio mortifero. Non conosceremo il defunto, Joaquim, né, tantomeno, le relazioni che legano alcuni personaggi. Sua moglie, Vitalina Varela, arriva a Lisbona tre giorni dopo il suo funerale. La donna capoverdiana, che presta il suo nome e la sua storia al film, ha atteso 25 anni per raggiungere Joaquim a Lisbona. Spetterà a lei rompere il silenzio e abitare uno spazio ostile ed estraneo. Vitalina è il primo personaggio che arriva da Capo Verde a Lisbona invertendo, così, una traiettoria nella filmografia di Pedro Costa. Per la prima volta qualcuno giunge da Capo Verde ed ha l’opportunità di conoscere la vita che si conduce nella grande città. Vitalina ha atteso una vita intera per compiere questo viaggio, ma scoprirà che Lisbona, per i capoverdiani, non è niente più che uno spazio ostile, lo spazio dell’esclusione e della disgregazione.

“Accade qualcosa con l’arrivo di Vitalina a Lisbona. Non è solo una donna concreta, molto fisica, carnale, persino colma di desiderio. Vitalina avrebbe voluto vedere il marito, il suo corpo, lo afferma nel film. Vitalina rappresenta ciò che in pittura si definisce la Visitazione. È la Visitazione di qualcuno che viene da altrove, che porta notizie da un altro paese, da un altro tempo. Anche Vitalina è uno spettro. Il suo arrivo perturba e sconvolge la vita degli abitanti di questo quartiere. Solleva una sorta di scandalo. Li pone di fronte ad alcune verità. Riesce a schierare contro una parete questi uomini capoverdiani che definisce pigri, immemori, alienati. Li schiera come fosse un poliziotto di fronte ai sospettati. Li qualifica, li addita, adduce fatti…non dico crimini, ma quasi… Mentre concepivo il film mi sono ricordato di includere anche Ventura e per lui ho pensato la figura del prete. A Ventura serviva una sorta di contraltare. Mi sembrava interessante il contatto tra questa donna, questa forza del passato che rappresenta Vitalina, e questo giudice del presente che ha ormai letteralmente perso la ragione. Così come ha perso la fede, la fede e la testa. Ho pensato, ancora una volta, che il cinema probabilmente è fatto per questo…”. (Pedro Costa)

UN INCENDIO VISTO DA LONTANO                         

(Et la lumière fut, Francia/Italia/Germania Ovest, 1989, col., dur.,101’, v.o. con sott.it.)

Regia: Otar Ioseliani

Con: Souleimane Sagna, Saly Badji, Binta Cisse’, Marie Christine Dieme, Fatou Seydi, Alpha Sane, Sigalon Sagna

Excursus africano per l’apolide georgiano, che mette in scena la dinamica coloniale e lo sfruttamento di persone e luoghi a favore del denaro.  Premio speciale della giuria a Venezia.

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