La programmazione di Fuori Orario dal 20 al 26 marzo

Su Fuori Orarioo da stanotte a sabato 26, rapporto cinema e tv anni ’50 /’70, omaggio a Marco Martinelli ed Ermanna Montanari.Poi Straub/Berta, Lattuada. Matarazzo e Questi.

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CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

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Domenica 20 marzo dalle 2.10 alle 6.00

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

COMPLIMENTI PER LA TRASMISSIONE..!

quella parte di televisione chiamata cinema (2)

a cura di Paolo Luciani

Con queste notti inizia una ricognizione di Fuori Orario   dedicata al lavoro tutto e solo cinematografico di tanti protagonisti della nostra televisione, in particolare di quella che si è costruita negli “anni d’oro” ’50 /’70.  Per alcuni di loro  il cinema ha rappresentato un momento di passaggio verso un impegno totalmente televisivo, spesso vissuto da innovatori del mezzo e del suo linguaggio; per altri invece il cinema ha accompagnato, con cadenze sempre diverse, ma ricorrenti, un orizzonte concreto e parallelo dove continuare ad esprimersi. Di più: spesso nella produzione cinematografica è facile riscontrare anticipazioni e momenti tipici del loro lavoro televisivo, così come in particolare le modalità produttive della tv sono diventate parte integrante e segno distintivo del loro fare cinema. In ogni caso, per nessuno dei nomi proposti, crediamo si possa ipotizzare che il cinema e la televisione siano mai stati considerati e vissuti come  fratelli e sorelle minori.

OMICRON                        

(Italia, 1963,  b/n, dur., 82’)

Regia: Ugo Gregoretti

Sulla riva del Po viene trovato morto un operaio, Trabucco, ma del cadavere prende possesso una entità aliena, Omicron, proveniente dal pianeta Ultra, i cui abitanti, progettando di invadere la terra, lo hanno mandato in avanscoperta…poco a poco Omicron riesce a trasformarsi nei suoi nuovi vicini di vita, assorbendone via via modi di fare, stile di vita…In fabbrica prendendo il posto di Trabucco mostra una inusitata forza fisica e resistenza alla stanchezza, insieme a nessuna solidarietà per i compagni di lavoro in lotta. Ma l’amore per una ragazza ed una serie di esperienze e letture  gli faranno desiderare di rimanere nel corpo dell’operaio, condividendone ora ideali e sentimenti, tradendo così la sua missione iniziale. Ma un destino tragico e beffardo attende Trabucco ed il suo alter ego Omicron… “ Omicron era un film sulla fabbrica, o meglio sulla Fiat, tant’è vero che la sua base documentaria è l’inchiesta sulla Fiat fatta da Giovanni Carocci  e comparsa sulla rivista Nuovi Argomenti diretta da Moravia, che analizzava le difficili questioni sindacali all’interno degli stabilimenti Fiat dopo la creazione di una polizia segreta che vigilava sul lavoro in fabbrica….dopo il successo del film Ro.GO.Pag Cristaldi mi propose di girare un soggetto fantascientifico, che dapprima pensai di girare direttamente a Torino. OMICRON era un curioso esempio di satira sul lavoro operaio in una grande fabbrica, con un alieno che si incarnava in un operaio. Andai in Fiat, un po’ ingenuamente, per chiedere l’uso di un grande stabilimento dove poter girare, ma naturalmente la Fiat non ci diede il permesso. Andai allora all’Eni che, spinta dal desiderio di dimostrare come gli enti pubblici fossero più aperti dei privati, ci mise a disposizione immediatamente uno stabilimento di Firenze, il Nuovo Pignone, specializzato nella costruzione delle bombole a gas per le cucine. Restammo li quasi un mese, a Torino girammo alcuni esterni in piazza S. Carlo e nelle periferie.” (Ugo Gregoretti  2001)

 “Gregoretti non ha l’anima del saggista, né del comiziante retore e scandalizzato; se qualche maestro egli ha iscritto nell’esile albero genealogico delle sua ispirazione, questi è il Clair di A noi la libertà, e praticamente nessun altro. Ma la sua vena si sviluppa per impensati indirizzi personali, va a piluccare in altri campi: in quello della fantascienza, nella sua branca ironica di derivazione volterriana; in quello di certo surrealismo pencolante tra Campanile e Zavattini; in quello del giornalismo alla Malaparte: nella malizia di certe inchieste televisive….Certo è che, nell’esilità di stile e spesso di invenzione figurativa, Omicron ha la grinta di un film agghiacciante, spietato, giustamente feroce contro il quietismo nazionale sui problemi del lavoro…”. (Tommaso Chiaretti  1963)

NOI DUE SOLI                             

(Italia, 1952, b/n, dur., 89′)

Regia: Vittorio Metz e Marcello Marchesi con Marino Girolami

Con: Walter Chiari, Carlo Campanini, Helene Remy, Anna Campori, Enrico Viarisio, Raimondo Vianello, Mario Feliciani, Gianrico Tedeschi, Delia Scala

Le schermaglie amorose di due amici, Walter e Carlo, trovano un inaspettato momento narrativo quando, scacciati dalla pensione in cui soggiornavano insieme all’amica Gina, oggetto del loro contendere , si ritrovano a passare la notte in un rifugio antiaereo, eredità, nemmeno troppo lontana, della guerra: al risveglio si accorgono  di essere gli unici sopravvissuti, almeno in città, probabilmente in seguito ad un conflitto nucleare…Walter pensa bene di sfruttare questa condizione eccezionale per rivelare a Gina il suo amore e chiedere all’amico Carlo di lasciarli soli al loro destino, che immagina meraviglioso, potendo avere Gina tutta per se, in una città deserta a loro disposizione. Ma le cose non stanno così; la realtà irrompe e riporta tutti a riconsiderare la propria vita… A metà strada tra Sogni proibiti di Danny Kaye e una puntata, ancora da venire, de I confini della realtà, il film di Metz e Marchesi viene oggi da una parte considerato uno dei primi esempi di fantascienza italiana, dall’altra una ulteriore possibilità, del tutto nuova ed inconsueta, per continuare a costruire e modellare il personaggio di Walter Chiari.

Marcello Marchesi e Vittorio Metz sono stati una delle colonne portanti della commedia italiana; dagli anni trenta agli anni settanta, in coppia e da soli – in questa particolare condizione soprattutto Marchesi – il loro lavoro ha interessato giornali umoristici, periodici e riviste, come giornalisti ed autori; commedie musicali, racconti e romanzi, radio, televisione, cinema (decisiva la sua lunga collaborazione, quasi sempre con Metz, con Mario Mattoli e Totò, ma anche con Bragaglia, Mastrocinque, Steno…), pubblicità, ideando centinaia di slogan rimasti  celebri. Marchesi in particolare ricordava come al suo intuito di talent scout si dovesse anche la scoperta ed il lancio di attori e registi quali Campanini, Chiari, Tognazzi, Vianello, Scotti, Scala, Manfredi, Bongiorno, Sordi, Corbucci, Bramieri, Villaggio, Cochi e Renato,  Age e Scarpelli, Palazio, Testa…Marchesi divenne poi attore di se stesso e dei suoi e dei suoi personaggi, portandoli in teatro ed i n televisione. Sempre per quanto riguarda Marchesi sono fondamentali le sue partecipazioni autoriale ed ideative a programmi televisivi entrati nella storia, come La piazzetta, L’amico del giaguaro, La prova del nove, Canzonissima edizioni 1968, 1972.

 

Venerdì 25 marzo dalle 1.20 alle 6.00

Visioni d’Amore

IL CINEMA ERETICO DI MARCO MARTINELLI E ERMANNA MONTANARI

a cura di Fulvio Baglivi

Una notte ideata con Matteo Marelli e in collaborazione con i festival I mille (o)cchi di Trieste e Filmmaker Festival di Milano

VISIONI D’AMORE…

UNA CONVERSAZIONE DI MATTEO MARELLI CON MARCO MARTINELLI E ERMANNA MONTANARI

(Italia, 2022, col., dur., 30’ circa)

A cura di: Fulvio Baglivi

Con: Matteo Marelli, Marco Martinelli, Ermanna Montanari e Lucrezia Ercolani

Una conversazione registrata a Ravenna agli inizi del 2022 con Matteo Marelli (FilmTv, Filmmaker Festival) che dialoga con Marco Martinelli e Ermanna Montanari a partire dal loro approdo al cinema e toccando temi, metodo, amori, progetti e metamorfosi di una coppia (nell’arte come nella vita, inscindibili) eccezionale. Il lavoro di Marco e Ermanna, iniziato 45 anni fa, spesso noto sotto il nome collettivo Teatro delle Albe (compagnia/ensemble fondata a Ravenno nel 1982) ha trovato nel teatro la sua espressione privilegiata ma da sempre spazia dalla scrittura alla musica, dalla ricerca vocale a quella sulle lingue e i dialetti, ha resuscitato i miti classici come quelli contemporanei (il rock, Pantani), ha attraversato i continenti portando Dante in Africa ottenendo premi e riconoscimenti in Italia e nel mondo.

fedeli d’Amore                              PRIMA VISIONE TV

(Italia, 2021, col., dur., 52’)

Un film di: Marco Martinelli

Voce: Ermanna Montanari

Musiche: Luigi Ceccarelli

Con: Sergio Scarlatella, Ermanna Montanari, Luigi Dadina e con i cittadini adolescenti di Ravenna

Presentato in anteprima a novembre scorso a Filmmaker Festival, il film fedeli d’Amore è una riscrittura e reinvenzione per il cinema dal poemetto scenico di Marco Martinelli “attorno” a Dante e al nostro presente, centrato sulla straordinaria ricerca vocale di Ermanna Montanari e la musica elettroacustica di Luigi Ceccarelli. La struttura è quella di un “polittico in sette quadri” all’interno dei quali a parlarci sono voci diverse.

Questo è un film di allegorie: parlano la nebbia, un asino, demoni violenti e beffardi, 4l’Italia come una artista di action painting e così via. E così via, tra il tempo di Dante e il nostro, incrociati. La croce che l’asino vede dappertutto nel terzo quadro di fedeli d’Amore, è quella che mi guida da sempre: teatro o cinema non fa differenza. Vita o scrittura, non fa differenza.” [Marco Martinelli]

ULISSE XXVI                                PRIMA VISIONE TV                                               

(Italia, 2021, col., dur., 16’)

Un film di: Marco Martinelli

Voce e figura: Ermanna Montanari

Ombre di Dante e Virgilio: Fabio Ceroni, Luca Pagliano

Con: Alessandro Bonoli, Fabio Ceroni, Luca Pagliano, Fagio

Che voce ha l’Ulisse dantesco, ci siamo chiesti Ermanna ed io- nell’ideare insieme questo breve film. L’Ulisse “gotico” più che omerico, che emerge dalle pagine della   Commedia, filtrato da chissà quali gorghi di prediche e leggende popolari, riusciamo davvero a sentirlo, con la sua voce di fuoco? E se è il “mormorare” di una fiamma, che voce ha la fiamma? Talvolta accade così, che le domande che ci poniamo, nell’iniziare un lavoro, non trovino risposte immediate, e capita poi che sia il fare a mostrarci la via. Come affermava Bruno Munari, “se faccio capisco”. [Marco Martinelli]

THE SKY OVER KIBERA              PRIMA VISIONE TV                                           

(Italia, 2019, col., dur., 42’)

Un film di: Marco Martinelli

Con: 150 studenti delle scuole di Nairobi (Kenya)

THE SKY OVER KIBERA è un film d’arte: ci racconta la “messa in vita” della Divina Commedia nell’immenso slum di Nairobi, Kibera, dove il regista ha lavorato con 150 bambini e adolesce reinventando il capolavoro dantesco in lingua inglese e swahili. E lo fa con la sua cifra visionaria intrecciando alle riprese dello spettacolo altre immagini, sequenze girate appositamente nello slum per compiere l’operazione alchemica di trasformare il teatro in cinema. Tre adolescenti di Nairobi offrono volto e voce a Dante, Virgilio e Beatrice: sono le guide che conducono lo spettatore nel labirinto di Kibera, dove la “selva oscura” in cui si perde il poeta è più che una semplice metafora: in swahili, Kibera significa “selva”. [Dal pressbook del film]

VITA AGLI ARRESTI DI AUNG SAN SUU KYI              PRIMA VISIONE TV                

(Italia, 2017, col., dur., 96’)

Un film di: Marco Martinelli

Con: Ermanna Montanari, Sonia Bergamasco, Elio De Capitani, Fagio, Roberto Magnani

Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi ripercorre i venti anni agli arresti della leader della Lega Nazionale per la Democrazia in Birmania e Premio Nobel per la Pace, qui reinventata da Ermanna Montanari alla sua prima, sorprendente prova cinematografica.

Il racconto prende vita in un magazzino di costumi teatrali: lì una bambina si avventura, e da lì ci conduce un Oriente gravido di cronaca politica intessuta a musiche e colori sgargianti, in cui ritratti burattineschi dei generali-dittatori si alternano a quelli dei Nat, gli spiriti cattivi della tradizione, dei giornalisti e inviati dell’ONU, dei comici ribelli perseguitati per la loro satira contro il regime. [Dal pressbook del film]

 

Sabato 26 marzo salle 1.30 alle 6.30

TROPPO PRESTO, TROPPO TARDI

Una notte di Fuori Orario in collaborazione con la XX edizione del Festival I Mille Occhi

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

In occasione della XX edizione de I Mille Occhi di Trieste (22-26 marzo) Fuori Orario presenta quattro film collegati ad altrettante sezioni del Festival: “Premio Anno Uno a Danièle Huillet e Jean-Marie Straub”,” Piccoli affari sporchi – By Giulio Questi, again” “Dante detour – deviazione per l’inferno”, “Alberto Lattuada, viaggio nel corpo”.

POUR RENATO                                PRIMA VISIONE TV

(Svizzera, 2015, col., dur., 8’)

Regia: Jean-Marie Straub

Un omaggio a Renato Berta, il grande direttore della fotografia, collaboratore abituale di Jean-Marie Straub e DanièleHuillet. Realizzato per lo Stadtkino Basel, con un montaggio di fotografie e di una scena da Othon diStraub e Huillet (1970).

L’UOMO DELLA SABBIA

(Italia, 1979, col., dur., 77′)

Regia: Giulio Questi

Con: Donato Placido, Francesco Muzio, Saverio Vallone, Barbara Pilavin, Luca Dal Fabbro.

Film televisivo andato in onda su Rete 2 il 2 e il 20 maggio 1981 nell’ambito della serie “I giochi del diavolo – Storie fantastiche dell’Ottocento”, a cura di Roberta Carlotto. Questi sceglie il racconto di Hoffman, che già aveva ispirato a Freud la teoria del “perturbante”. Il personaggio maschile, Nataniele, rievoca i propri incubi infantili all’amico Lotario e alla sorella di questi: l’inquietante figura dell’ ”Uomo della sabbia” che cava agli occhi ai bambini e che identificava nell’ambiguo avvocato Coppelius, ritenuto in seguito implicato nella misteriosa morte del padre. Nataniele crede di riconoscere Coppelius nell’ottico italiano Coppola, dal quale riceve un cannocchiale, attraverso il quale spierà nella casa di fronte la bellissima Olimpia, in realtà una bambola meccanica.  “Il primo progetto televisivo che è andato compiutamente in porto con la mia regia, alla fine degli anni Settanta, è stato L’uomo della sabbia. C’era stata la grande riforma della Rai qualche tempo prima e nel settore della fiction ho subito incontrato persone di qualità, ad esempio Canepari, piemontese, del PCI, una persona aperta e perbene, e Roberta Carlotto. Non era certo la Rai che è venuta dopo. Mi hanno detto che volevano realizzare delle trasposizioni televisive da racconti dell’Ottocento. Avevano chiamato Italo Calvino a scegliere i racconti delle eventuali trasposizioni. In questa lista, frutto della selezione di Calvino, ho trovato “L’uomo della sabbia” di E.T.A. Hoffman, racconto che conoscevo. Il produttore era La Pegna. E’ stata una bella avventura. La stanza dove viveva il protagonista è stata allestita scenograficamente in un vecchio palazzo di Via dei Prefetti, mentre gli esterni sono stati girati nella Viterbo medievale e nella foresta di Manziana.” (Giulio Questi, Se non ricordo male. Frammenti autobiografici, raccolti da Domenico Monetti e Luca Pallanch, Rubbettino, Roma, 2014)

PAOLO E FRANCESCA                       

(Italia, 1950, b/n, dur., 93’)

Regia: Raffaello Matarazzo
Con: ArmandoFrancioli, Odile Versois, Andrea Checchi, Aldo Silvani, Dedi Ristori, Roberto Murolo, Nino Marchesini, Angela Lavagna, Enzo Musumeci Greco, Guido Morisi, Giulio Tomasini

Ispirato al canto V dell’Inferno di Dante, la storia tragica dell’amore di Paolo Malatesta per Francesca da Polenta, moglie del fratello Gianciotto. “Oggi appare come uno dei più rigorosi film di passione, tale da giustificare il riferimento dei matarazziani conseguenti a Lang (…) Il film forma un dittico infernale con l’altra coeva versione dantesca, Il conte Ugolino, horror antropofago dell’amico Freda: benché le due operazioni siano state generalmente liquidate in modo sbrigativo, i finali con l’inclusione dei versi del poeta vanno riscoperti con il massimo rispetto tra i ritrovi novecenteschi al poeta”. (Sergio M. Grmek Germani)

LA FRECCIA NEL FIANCO                            

(Italia, 1944, b/n, dur., 82’)

Regia: Alberto Lattuada

Con: Mariella Lotti, Leonardo Cortese, Roldano Lupi, Alanova, Cesare Barbetti, Galeazzo Benti, Enzo Biliotti, Paola Borboni, Liliana Laine, Emilio Petacci, Sandro Ruffini, Gina Sammarco

Durante un concerto Nicoletta, moglie di un industriale, riconosce nel pianista il giovane Brunello, di famiglia aristocratica, con cui dieci anni prima, quando lei aveva diciotto anni e lui appena dodici,  aveva conosciuto una felicità prossima all’amore. Trascorrendo alcuni mesi felici avevano riscoperto insieme il senso della vita che l’inautenticità delle rispettive famiglie stava cancellando in loro. La partenza del ragazzo le aveva lanciato una freccia nel fianco, da cui Nicoletta non era mai riuscita a liberarsi, malgrado il successivo matrimonio.

“Zuccoli aveva un senso vivissimo dei nodi drammatici. Ne La freccia nel fianco c’erano le premesse di un dramma un po’ psicanalitico (…)  c’era l’amore di un ragazzino per una donna, per una giovane già formata come donna, un primo approccio al freudismo che era già nell’aria nonostante il fascismo lo avesse bandito. E c’era il suicidio. Anche il suicidio era un argomento vietato. (…) Quindi avevamo due tabù da infrangere” (Alberto Lattuada).  Interrotto dopo l’8 settembre 1943, fu ripreso dopo la liberazione di Roma nel luglio del 1944.

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