La programmazione di Fuori Orario dal 24 al 30 maggio

Si comincia con Il Messia di Rossellini, poi dedicate a Giovanni Donfrancesco, Gianfranco Rosi e Roberto Minervini

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CORSO SCENEGGIATURA CINEMA E TV, in presenza o online, NUOVA DATA DAL 27 MARZO
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Domenica    24   maggio    2020

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto

presenta

CINEASTA DEL PRESENTE

“NON SI PUO’ VIVERE SENZA ROSSELLINI”

(9)

IL MESSIA

(Italia, Francia, 1975, col., dur. 138’20”)

Regia: Roberto Rossellini

Con: Pier Maria Rossi, Mita Ungaro, Tina Aumont, Anita Bertolucci, Flora Carabella, Vernon Dobtcheff, Antonella Fasano, Jean Martin, Louis Suarez, Toni Ucci, Cosetta Pichetti

Ispirato ai quattro Vangeli (in particolare a quello di Marco) con una forte componente mariana e una premeditata omissione del contesto storico-politico, questa vita di Cristo si rivolge all’umanità più che alla divinità del personaggio, espungendo gran parte dei miracoli e le profezie sulla fine del mondo e riducendo al minimo i riferimenti al soprannaturale. Esplicitamente popolare nel rispetto della tradizione iconografica, quasi da presepio, è un film tutto rosselliniano nell’illuminata semplicità della scrittura, nella trasparenza dello stile. Per la prima volta nel cinema cristologico c’è la scena della Pietà: il Cristo morto in grembo alla madre.

«Un film sulla figura di Gesù era una tappa d’obbligo alla quale presto o tardi sarei dovuto arrivare. Perché? Perché il mio programma d’informazione, iniziato con La presa del potere da parte di Luigi XIV, si rivolge all’uomo e ha per oggetto l’uomo. E il messaggio di Cristo, in tutta la storia dell’umanità, è stato quello che meglio, e più profondamente di ogni altro, ha chiarito l’uomo a sé stesso. Tutte le civiltà si sono strutturate, a parole, sulla fiducia nell’uomo, ma poi, in pratica, sono sopravvenuti altri fattori che le hanno spinte a essere estremamente prudenti verso gli uomini. Si comincia a pensare che non tutti gli uomini possano essere intelligenti, buoni, uguali, e, a questo punto – le ideologie lo hanno dimostrato – si cominciano a fare discriminazioni, ad appoggiarsi a regoline fatte a misura per un omino di carta che non corrisponde a realtà. Nei Vangeli c’è, invece, totale disponibilità per l’uomo inteso in tutte le sue dimensioni. Una totale fiducia». (RobertoRossellini, 1977).

Venerdì    29 maggio   2020

presenta

WALK TO WALK

STORIE DI CINEASTI VIAGGIATORI

(1)

GIOVANNI DONFRANCESCO 

a cura di Fulvio Baglivi e  Roberto Turigliatto

IL RISOLUTO                                      PRIMA VISIONE TV

(Italia-Francia, 2017, col., dur. 161’23”, v.o. italiano e inglese con sottotitoli)

Sceneggiatura, regia, fotografia, montaggio: Giovanni Donfrancesco
Produzione: Giovanni Donfarncesco, Estelle Fialon per Altara Film e Les Films du Poisson, con Rai Cinema e NDR ARTE (la Lucarne), con il sostegno del CNC.

Presentato alle Giornate degli Autori e al Festival di Rotterdam.

Il vecchio Piero, emigrato negli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, vive da lungo tempo in una casa perduta in mezzo ai boschi di abeti del Vermont. Passa le giornate guardando la televisione insieme alla moglie Lee Aura sul sofa, cucinando, curando le piante dell’orto. Legge molto ma scrive anche, prende nota di tutto quello che colpisce la sua attenzione e – forse – di qualche ricordo. Di tanto in tanto, canta nel coro della locale chiesa presbiteriana. Dall’incontro con il cineasta, scaturisce il bisogno di raccontare il proprio passato, sin qui completamente taciuto, quando nel 1944 a meno di quattordici anni viene reclutato nei ranghi di un battaglione chiamato “I risoluti”, al servizio della Xa Mas, una delle più violente milizie fasciste. Lo sconvolgente passato, rivelato perlopiù nel sottosuolo, quasi in forma di una confessione, si alterna a pause, durante le quali si riemerge al presente, alla vita quotidiana che ancora sembra conservare un’eco forte di quei tempi lontani. E una rivelazione inedita e sconvolgente sul destino del tesoro di Mussolini, che lui stesso avrebbe contribuito a occultare… Un viaggio nei meandri della memoria che parla al nostro presente.   

 

“Mi sono imbattuto in Piero per caso, mentre giravo il film The Stone River, nel Vermont. Piero ha iniziato ad aprirsi e a raccontarmi la sua storia, in particolare il periodo della guerra. E non si è fermato più. Per un qualche misterioso motivo era arrivato il momento di riportare alla luce per la prima volta vicende che aveva tenuto per sé per tutta la vita e nulla sembrava più fermarlo. Neppure lo sguardo incredulo della moglie Lee Aura che, durante il pranzo, non si capacitava che non le avesse mai raccontato niente di tutto ciò. (…)   La storia di Piero è parte integrante della storia di tutti i fascismi, intesi in maniera plurale e ampia. E’ proprio la comprensione di ciò che mi ha convinto a lanciarmi nell’impresa di realizzare questo film, con l’intenzione di confrontarmi con la zona d’ombra di Piero, o meglio con la sua capacità di incarnare la zona d’ombra presente in tutti noi e che ancora persiste latente nella nostra società. Ascoltando il modo in cui descrive il suo reclutamento, il suo indottrinamento, la sua formazione da paramilitare, l’educazione alla violenza applicata su base sistematica, mi sono accorto improvvisamente della drammatica attualità della sua storia. E non avrei fatto questo film se non fossi più che certo della sua capacità di parlare direttamente al nostro presente. Ciò che più mi interessava raccontare, in fondo, era il vissuto personale di un “adolescente” di 87 anni alle prese con il suo difficile passato, non una realtà oggettiva. La miglior chiave di lettura della poetica del film la dà a mio avviso Piero stesso nel finale del film: “se non guardi aldilà di ciò che hai di fronte agli occhi, allora non vedrai nulla”. (Giovanni Donfrancesco)

“Prima di morire qualcuno racconta cose che mai avrebbe voluto svelare prima. Ma pochi cineasti come Donfrancesco riescono a convincerli.” (Roberto Silvestri)

STONE RIVER                       PRIMA VISIONE TV DELLA VERSIONE ORIGINALE

(Italia-Francia, 2013, col., dur. 87’50”, v.o. sottotitoli italiani)

Regia, fotografia, montaggio: Giovanni Donfrancesco

Produzione: Altara Film, Les Films du Poisson, RAI Cinema

Vincitore del Globo d’Oro 2014 per il miglior documentario e del “Young Jury Award” del Cinéma du Réel di Parigi.

Un anziano scultore vaga nel cimitero di Hope, in un villaggio del Vermont negli Stati Uniti, dove all’inizio del secolo scorso si aprivano le cave di granito più grandi del mondo, interrogando le tombe dei lavoratori della pietra, centinaia di italiani che da Carrara emigrarono in America e morirono in massa per silicosi. Il regista ha ritrovato in un archivio 150 interviste fatte negli anni ’30 agli abitanti di Hope ed ha riportato alla luce le testimonianze di quanti lavorarono alle cave. Negli anni Trenta il governo Roosevelt aveva lanciato una campagna per raccogliere testimonianze orali e fotografiche, documento unico dell’America della Depressione, da cui lo stesso Steinbeck aveva attinto per scrivere The Grapes of Wrath. Nel film di Giovanni Donfrancesco gli abitanti di oggi di Barre pronunciano le testimonianze trascritte degli abitanti di allora, prestando voce e corpo ai fantasmi dei loro avi, un viaggio temporale tra passato e presente che diventa epopea tragica di un’intera comunità impegnata nella lotta contro la pietra, tra battaglie sociali e morti bianche.

“Tutto ciò che vediamo nel film appartiene al presente, alla vita quotidiana della cittadina di Barre. Per certi versi si direbbe un comune documentario di osservazione. Ma tutto ciò che ascoltiamo proviene invece dal passato, proviene dai testi delle interviste fatte agli abitanti negli anni Trenta. Le parole dei personaggi che vediamo muoversi nel film appartengono ai fantasmi dei loro avi.

Con questa scelta ho inteso rimettere in discussione le certezze su cui poggia l’esperienza cinematografica di chi guarda. La realtà e l’immagine che ci appare sotto gli occhi non risponde solo al presente ma nasconde uno strato inferiore, profondo, che arriva direttamente dal passato, dal nostro vissuto di comunità. E’ evidente che trattandosi di un film che intende restituire la parola e il corpo a dei fantasmi, difficilmente può essere considerato un documentario in senso stretto. Eppure la realtà è lì. E ne è un elemento imprescindibile.” (Giovanni Donfrancesco)

Sabato 30  maggio 2020

presenta

WALK TO WALK

STORIE DI CINEASTI VIAGGIATORI

(2)

GIANFRANCO ROSI, ROBERTO MINERVINI

a cura di Fulvio Baglivi e  Roberto Turigliatto

EL SICARIO – ROOM 164

(Italia-USA, 2010, col., dur., 80’04”, v.o. sottotitoli italiani)

Regia: Gianfranco Rosi

El Sicario – Room 164  è un documentario di ottanta minuti sulla vita di un killer. Il protagonista ha ucciso centinaia di persone, è esperto in torture e rapimenti, ha lavorato per molti anni come comandante della polizia statale del Chihuahua ed è stato perfino addestrato dall’FBI. Residente a Ciudad Juárez, si muoveva liberamente tra Messico e Stati Uniti. Mai accusato di alcun crimine, attualmente vive libero, ma da fuggitivo poiché sulla sua testa pende una taglia di 250.000 dollari. Il film è stato girato nella stanza di un motel al confine tra Messico e Stati Uniti. Il sicario dimostra profonda intelligenza, grande dialettica e assoluta credibilità. Il documentario è tratto dal saggio The Sicario di Charles Bowden, pubblicato nel 2009 su “Harper’s Magazine”.

THE OTHER SIDE – LOUISIANA          VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI

(Francia/Italia, 2014, dur., 98’, v.o. con sottotitoli italiani)

Regia: Roberto Minervini

In un territorio invisibile, ai margini della società, sul confine tra illegalità e anarchia, vive una comunità dolente che tenta di reagire a una minaccia: essere dimenticati dalle istituzioni e vedere calpestati i propri diritti di cittadini. Veterani in disarmo, adolescenti taciturni, drogati che cercano nell’amore una via d’uscita dalla dipendenza, ex combattenti delle forze speciali ancora in guerra con il mondo, giovani donne e future mamme allo sbando, vecchi che non hanno perso la voglia di vivere. In questa umanità nascosta si aprono gli abissi dell’America di oggi.

Presentato al Festival di Cannes 2015 – Concorso Un certain regard

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