La programmazione di Fuori Orario dal 25 al 31 dicembre

Lee Chang-dong, Jia Zhang-ke, Andrej Tarkovskij/Tonino Guerra, Agnès Varda/JR, Laurie Anderson, Andrey Khrzhanovsky. Tutti i protagonisti delle ultime tre notti dell’anno

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Domenica 25 dicembre dalle 0.50 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

RACCONTI (CRUDELI) DELLA GIOVINEZZA (2)

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

BURNING. L’AMORE BRUCIA                        

(Beoning, Corea del Sud, 2018, col., dur., 143′, v. o. sottotitoli italiani )

Regia: Lee Chang-dong

Con: Yoo Ah-in, Steven Yeun, Jeon Jong-seo

Presentato in Concorso al 71esimo Cannes Film Festival e vincitore del Premio Fipresci.

Tratto dai due racconti dallo stesso titolo, Barn Burning, di Haruki Murakami (dalla raccolta The Elephant Vanishes) e William Faulkner, Burning è il primo film di Lee Chang-dong dopo un’assenza di otto anni. Lee stesso lo definisce un film sul “mistero della giovinezza oggi”.

Giovane aspirante romanziere, Lee Jong-su fa lavori saltuari a Paju. Un giorno si imbatte in Shin Hae-mi, una vicina d’infanzia e compagna di classe. Jong-su inizialmente non si ricorda di lei, ma Shin Hae-mi gli dice che si è sottoposta a un intervento di chirurgia plastica. Jong-su allora si ricorda e quando lei gli propone di prendersi cura del suo gatto mentre sarà assente per un viaggio in Africa, Lee Jong-su accetta. Prima della partenza, Jong-su va a trovare Hae-mi nel suo appartamento, dove riceve istruzioni su come nutrire il gatto e i due ragazzi fanno l’amore. Jong-su nutre diligentemente il gatto, anche se non lo vede mai. Nelle ore in cui è solo nell’appartamento, Jong-su inizia anche a masturbarsi abitualmente. Un giorno Hae-mi chiama, dicendo che è rimasta bloccata all’aeroporto di Nairobi per tre giorni dopo un bombardamento nelle vicinanze. Quando Jong-su viene a prenderla, lei arriva con Ben, che ha incontrato e con cui ha legato durante la crisi. I tre vanno a cena fuori e Hae-mi piange e confessa di voler scomparire. Durante una serata alla fattoria di Jong-su, Ben confessa uno strano hobby: ogni due mesi, brucia una serra abbandonata. Jong-su dice a Ben che ama Hae-mi, la quale però Hae-mi sale tranquillamente nell’auto di Ben. Nei giorni seguenti, Jong-su riceve una chiamata da Hae-mi, che si interrompe dopo pochi secondi di rumori ambigui. Jong-su si preoccupa e per giorni non riesce più a contattarla. Jong-su comincia a indagare ed entra nell’appartamento di Hae-mi in modo da poter dar da mangiare al suo gatto ma dentro, oltre alla valigia rosa di Hae-mi, non ci sono segni di vita. Jong-su sospetta di Ben ma lui pure dice di non aver più avuto notizie di Hae-mi. I sospetti di Jong-su però aumentano dopo aver trovato degli oggetti di Hae-mi e un gatto in casa di Ben. Jong-su chiede di incontrare Ben in campagna, sostenendo di essere con Hae-mi. Jong-su pugnala Ben più volte, uccidendolo, poi cosparge di benzina l’auto e il corpo di Ben e dà fuoco a tutto, gettando anche i suoi vestiti intrisi di sangue. Inciampa nudo verso il suo camion e se ne va.

AL DI LÀ DELLE MONTAGNE                        

(Shan He Gu Ren, Cina, 2015, col., dur., 121’,  v.o. sott. italiano)

Regia: Jia Zhangke

Con: Zhao Tao, Zhang Yi, Liang Jingdong, Dong Zijang, Sylvia Chang, Rong Zishang

Presentato in Concorso alla 68a edizione del Festival di Cannes e in seguito nella sezione “Special Presentations” del Toronto Film Festival.

Il film prosegue il viaggio politico con cui Jia Zhangke racconta le grandi trasformazioni sociali della Cina contemporanea. Parlando di Al di là delle montagne il regista ha dichiarato: “Volevo raccontare la storia collettiva di un’intera generazione”.

Il film è diviso in tre parti. La prima parte è ambientata nella città di Fenyang (nella provincia settentrionale dello Shanxi) nel 1999. La 25enne  negoziante Tao (Zhao Tao) è combattuta tra due pretendenti, gli amici di infanzia Liangzi (Liang Jingdong) e Jinsheng (Zhang Yi). Jinsheng è un benestante proprietario di una stazione di servizio che potrebbe migliorare drasticamente le sue condizioni di vita materiali. Lei si sente più vicina a Liangzi, un operaio nella miniera di carbone locale. Quando si confronta con entrambi gli uomini, Tao decide di sposare Jinsheng nella speranza di lasciare Fenyang. Con lui avrà un figlio di nome Dollar.

Nel 2014 Tao, ormai divorziata da Jinsheng, vive ancora a Fenyang dove gestisce la prosperosa stazione di servizio. Jinsheng si è risposato e vive a Shanghai, ed è diventato ricco grazie agli investimenti. Liangzi lavora come minatore vicino a Handan, nella vicina provincia di Hebei, e si è ammalato. Daole (pronunciato Dollar in inglese), il figlio di 7 anni di Tao e Jinsheng, va a trovare la madre per il funerale di suo padre. Tao è turbata dalla distanza di Daole, che lei riconosce essere dovuta alle loro differenze culturali. Tao, sapendo che sono destinati a stare lontani, decide di prendere il treno lento con Daole, invece di rimandarlo in aereo a Shanghai. Come regalo d’addio, Tao dona a Daole un mazzo di chiavi di casa sua, in modo che possa tornare a casa di sua madre quando vuole.

Nel 2025 Daole (ora chiamato Dollar) frequenta il college in Australia. Litiga costantemente con suo padre per il suo desiderio di abbandonare il college e avere la libertà che non gli è mai stata concessa nella sua infanzia. Incontra Mia, la sua insegnante di lingua cinese, una donna più grande con la quale inizia una relazione. Dollar condivide con Mia il fatto che porta ancora con sé le chiavi che sua madre gli ha dato quando era un ragazzino e teme di non poter più rivedere la madre. Mia lo convince a tornare con lei in Cina per poter vedere Tao.

 

Venerdì 30 dicembre dalle 0.40 alle 6.00

ARCA RUSSA

a cura di Roberto Turigliatto

IL NASO O LA COSPIRAZIONE DEGLI ANTICONFORMISTI        PRIMA VISIONE TV

(Nos ili zagovor netakikh, Russia, 2020, col., dur., 90, v.o. sott. it.)

Regia: Andrey Khrzhanovsky

Il regista rievoca in tre atti la storia de il Naso, il racconto di Gogol e la sua trasposizione come “opera buffa” da parte di Sostakovictra tra il 1927 e il 1928., con riferimenti anche ad altre due lavori del grande compositore, Rayok antiformalista e Lady Macbeth del Distretto di Mcensk.  Nel corso del racconto incontreremo i personaggi di Gogol ma anche Bulgakov e Stalin, in una satira potente e fantasiosa di un potere che si è accanito nella persecuzione dei “formalisti”, talvolta giustiziati dal regime staliniano, e che si amplia a tutte le differenti epoche della storia russa, quando il potere ha voluto assoggettare l’arte e punire gli “anticonformisti”.   Fin dagli Anni Sessanta il regista aveva ricevuto da Šostakovič (che aveva ammirato il suo primo cortometraggio d’animazione) l’invito a portare nel cinema la sua opera.  Khrzhanovsky, dopo 40 anni, ha portato a termine un fenomenale film d’animazione che va oltre l’animazione, dalle stupefacenti tecniche miste, lavorato in una polifonia sfavillante, un caleidoscopio di stili sorprendente.

«Gogol non è solo una figura centrale nella letteratura russa, ma è anche il pioniere delle diverse correnti che lo seguirono, dal realismo critico al surrealismo. Inoltre è un geniale maestro del montaggio! Un maestro del collage, in un certo senso». (Andrey Khrzhanovsky)

«Tra i premi che ho ricevuto, alcuni sono stati assegnato “per lo sviluppo del linguaggio cinematografico” oppure “per la capacità di integrare diversi stili cinematografici”. Abbiamo parlato di polifonia, di polistilismo, di utilizzo del collage animato, io sono un sostenitore di questo metodo, che semplicemente corrisponde alla natura del mio pensiero. Si tratta di quelle fondamenta straordinarie alla base del montaggio, poiché il montaggio è proprio l’accostamento di diverse epoche, di diversi artisti e di tecniche differenti, o del documentario con l’animazione Ejzenštejn usò la seguente espressione: “l’animazione è oltre il cinema”. Credo che sia davvero così. Il linguaggio dell’animazione ancora non ha visto confini e mai li vedrà». (Andrey Khrzhanovsky)

Il regista, considerato uno dei maestri del cinema d’animazione, è nato nel 1939. Nel marzo del 2022 stato uno dei firmatari – assieme a molti altri tecnici, artisti e registi del cinema d’animazione russo e ucraino – di una lettera di dissenso contro l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. È il padre del noto regista Ilya Khrzhanovsky.

CONVERSAZIONE CON ANDREY KHRZHANOVSKY

(Italia, 2022, col., dur., 42’ca)

A cura di: Eugenia Gaglianone e Roberto Turigliatto

Conversazione registrata a Sant’Arcangelo di Romagna il 7 ottobre 2022.

Il regista ripercorre il suo lavoro nel cinema, dagli studi con Kulešov all’amicizia con personalità come Gennadij Špalikov e Tonino Guerra, dalla censura subita fin dai suoi primi cortometraggi di animazione, all’elaborazione del suo personale stile polifonico, che culmina nella straordinaria esperienza de Il naso. Ovvero come gli “anticonformisti” hanno condotto una lotta incessante contro il potere e per la libertà dell’arte, e come la coscienza della grande eredità dell’avanguardia “formalista” degli anni Venti abbia saldato un legame fortunatamente non ancora interrotto.

NOSTALGHIA

(Italia, 1983, col., & b/n, dur., 121)

Regia: Andrej Tarkovskij

Con: Oleg Yankovskij, Erland Josephson, Domiziana Giordano, Delia Boccardo

Un poeta sovietico, Andrej Gorčakov, è in Italia per scrivere la biografia di un compositore russo del XVIII secolo, Andrej Sosnovskij. Insieme a lui è la sua interprete, la bella e irrequieta Eugenia. Durante una tappa a Bagno Vignoni Gorčakov conosce Domenico, un uomo ritenuto da tutti matto perché, vari anni prima, è rimasto rinchiuso in casa per 7 anni con la sua famiglia in attesa della fine del mondo. Gorčakov è attratto dall’uomo e va a trovarlo. Durante il lungo dialogo fra i due Domenico affida a Gorčakov la missione di compiere in sua vece un rito salvifico: attraversare con una candela accesa la piscina di acque termali di Bagno Vignoni. Domenico parte poi per Roma dove, nella piazza del Campidoglio, tiene un lungo discorso davanti a un pubblico di “matti”, al termine del quale si suicida dandosi fuoco. Gorčakov, dopo una sosta meditativa nella chiesa sommersa di san Vittorino, decide di compiere la missione affidatagli da Domenico. Quando, dopo due tentativi falliti, riesce finalmente a giungere sul lato opposto della piscina e deporvi la candela accesa, viene colpito da un attacco cardiaco. La “nostalgia” da cui deriva il titolo è quella del poeta espatriato, ma anche quella dei vari personaggi che cercano di superare la propria alienazione spirituale e ricucire la propria separazione fisica dalle altre persone.

TEMPO DI VIAGGIO                       

(Italia, 1983, col., dur., 63’, v. it.)

Regia: Tonino Guerra, Andrej Tarkovskij

Viaggio in Italia del grande regista russo insieme all’amico e sceneggiatore Tonino Guerra alla ricerca dei luoghi e dei temi per Nostalghia.  Presentato al Festival di Cannes del 1995.

 

Sabato 31 dicembre dalle 4.00 alle 7.00

TRACCE DEL TEMPO PERDUTO

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

HEART OF A DOG                   

(USA, 2015, col., dur., 73′, v.o. sott. it.)

Regia: Laurie Anderson

Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia del 2015

Film-saggio autobiografico, Heart of a Dog è un racconto personale dell’artista che esplora i temi dell’amore, della morte e del linguaggio. La voce della regista è una presenza costante mentre, in un canto senza soluzione di continuità, si snodano, come in una corrente, la e storie del suo cane Lolabelle e di sua madre, le fantasie dell’infanzia, oltre a teorie filosofiche e politiche. Il linguaggio visivo spazia tra animazione, film in 8mm. Dell’infanzia dell’artista, immagini stratificate e grafica in movimento ad alta velocità. La musica, firmata dalla regista, percorre tutto il film con brani per violino solista, quartetti, canzoni ed elettronica ambient.

“Come artista ho fatto musica, dipinti, installazioni, scultura e teatro. Ma sono soprattutto una narratrice. Fare Heart of a Dog mi ha permesso di tradurre la mia opera in una forma che non avevo mai utilizzato in questo modo. Benché io abbia spesso usato immagini su schermi multipli in una performance multimediali, questa è la prima volta che cerco di collegare le storie in un film narrativo a struttura libera., ricorrendo a immagini e animazione per finire le frasi. La questione al centro di Heart of a Dog è: che cosa sono le storie? Come sono fatte e come sono raccontate? Dall’inizio alla fine mi ha guidato lo spirito di David Foster Wallace, il cui “ogni storia d’amore è una storia di fantasmi” è stato il mio mantra. Altre guide sono state per me Wittgenstein e Kierkegaard”. (Laurie Anderson, dal catalogo della Mostra del Cinema di Venezia)

VISAGES VILLAGES                                    

(Francia, 2017, col., dur., 89’, v.o. sott., it)

Regia: Agnès Varda, JR

La cineasta  Agnès Varda e l’artista e fotografo  JR attraversano la Francia rurale dal nord di Parigi fino al porto di Le Havre per conoscere storie di gente comune . In ciascun luogo visitato JR creerà giganteschi ritratti in bianco e nero degli abitanti che andranno a ricoprire case, fienili, facciate di negozi, ogni superficie libera in una sorta di galleria fotografica all’aperto.  Lontano dalle città, hanno viaggiato sul furgone fotografico (e magico) di JR. In circostanze più o meno casuali hanno incontrato tante persone, le hanno ascoltate e fotografate, hanno ingrandito ed esposto i loro ritratti.  “È una ricognizione della Francia rurale, e le immagini che affiorano sono giocose, spettrali e belle e commoventi: Andy Warhol incrocia Walker Evans. Visages Villages lancia un potente messaggio sul tipo di società che stiamo diventando”. (Owen Gleiberman).

“JR è venuto a trovarmi nel mio atelier, io sono andata nel suo, abbiamo capito subito che avremmo lavorato insieme. Il nostro è stato un colpo di fulmine professionale, tutti e due condividevamo il desiderio di valorizzare quelle persone che rimangono invisibili, a cui invece abbiamo cercato di dare la parola in una condizione di parità. (…) Tutti hanno capacità di immaginazione e di invenzione. Tra coloro che abbiamo filmato alcuni hanno detto cose magnifiche, penso all’operaio che incontriamo l’ultimo giorno di lavoro, e di fronte alla pensione si sente come sull’orlo di un precipizio. Le sue parole sfuggono a qualsiasi schema di sociologia politica.  (…) Mi piace molto il principio delle fotografie giganti ed effimere.  Proponiamo alla gente qualcosa che non è destinato a restare. Ed è un bene, perché non installiamo l’arte come qualcosa di ufficiale, che occorre rispettare. Il cinema ha la qualità di essere effimero. E poi questa energia buffa, questa maniera di rapportarsi all’età scherzando, mi ha aiutato molto a superare la boa della vecchiaia, un passaggio che viene considerato delicato, e che eppure mi piace”. (Agnès Varda)

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