La programmazione di Fuori Orario dal 25 settembre al 1° ottobre

Su Fuori Orario 5 episodi di Sogni e bisogni e due parti di Blob Cinico Tv. Poi Francisca, La casa è nera, Silence e Jeannette

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CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

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Domenica 25 settembre 2022

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

SI SALVI CHI PUO’ – LA VITA NON SI SCAMPA (11)

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

SOGNI E BISOGNI – L’imbiancone
(Italia, 1984, col., 28′)
Regia: Sergio Citti

Interpreti: Carlo Verdone, Serena Grandi, Isabella Amadeo
Film TV in 10 episodi più un prologo trasmesso dalla RAI a partire dal 6 ottobre 1985.

Armando è un manovratore di ponti mobili solitario e molto timido e impacciato con le donne. Quindi chiede continuamente consiglio alla signora Filomena di ‘Voce amica’. Le sue attenzioni sono tutte per Marisa, la padrona d’un negozio di scarpe posto proprio alla fine del ponte, e tutte le mattine Armando, ogni volta che la vede passare, non riesce mai a rivolgerle la parola. Allora, consigliato da Filomena, la va a trovare direttamente in negozio con la scusa di comprare un paio di scarpe. Ma appena la vede Armando non riesce a seguire la sua strategia d’abbordo e finisce semplicemente per comprare un paio di scarpe (oltretutto del colore sbagliato e della misura sbagliata).

SOGNI E BISOGNI – Anche questo è amore
(Italia, 1984, col., dur., 31′)

Regia: Sergio Citti

Interpreti: Angelo Infanti, Michela Miti, Ida Di Benedetto

Film TV in 10 episodi più un prologo trasmesso dalla RAI a partire dal 6 ottobre 1985.

La moglie gelosissima d’un macellaio è fermamente convinta che il marito la tradisca appena ne ha occasione e trova continuamente indizi che confermano questo suo presentimento; ciononostante non riesce mai a cogliere sul fatto il marito e quindi decide d’osservarlo di nascosto e da lontano. Nonostante stia appostata un’intera giornata e chieda a tutte le donne uscite dal negozio il comportamento dell’uomo ancora non riesce a dimostrare l’infedeltà del marito. 

SOGNI E BISOGNI – Verde Luna
(Italia, 1984, col., dur., 38’17’’)
Regia: Sergio Citti

Interpreti: Renato Pozzetto

Film TV in 10 episodi più un prologo trasmesso dalla RAI a partire dal 6 ottobre 1985.

Verde Luna è il proprietario d’una tavola calda in un non ben precisata località di mare. A differenza dei suoi coetanei è molto serio, lavora e non corre dietro a ipotetiche compagnie femminili. Ma proprio giocando su fantomatici numerosi contatti femminili, tre lestofanti estorcono a Verde Luna continui prestiti di denaro (e pasti gratis) promettendogli di volta in volta di presentargli qualcuna delle loro immaginarie compagne. Ma a tutto c’è un limite e anche Verde Luna capisce che i tre non hanno nessuna amicizia e da quel momento ‘chiude i rubinetti’.

SOGNI E BISOGNI – Sant’Analfabeta

(Italia, 1984, col.,39’)

Regia: Sergio Citti

Interpreti: Francesco Nuti, Franco Javarone

Film TV in 10 episodi più un prologo trasmesso dalla RAI a partire dal 6 ottobre 1985.

Fra’ Analfabeta è un frate francescano che gira nel paese facendo miracoli ma non riuscendo molto bene nell’impresa. Per esempio fa diventare mangiona una ragazza anoressica, fa bere ancor di più (ma senza conseguenze) un ubriaco, rende autistica una ragazza troppo spigliata e paralitico uno che semplicemente era “stanco di camminare”…

SOGNI E BISOGNI – Cuore nero
(Italia, 1984, col., dur., 32′)

Regia: Sergio Citti

Interpreti: Ugo Tognazzi, Marilù Tolo, Sasà Muccardi
Film TV in 10 episodi più un prologo trasmesso dalla RAI a partire dal 6 ottobre 1985.

Wanda e Matteo De Amicis sono due ricchi proprietari di terreni, case, macchine, barche. Ma non è nulla senza un figlio. Allora decidono di adottarne uno e per dimostrare la propria generosità lo vogliono nero, dell’Africa nera, affamato e malato.

BLOB CINICO TV    1 e 2 parte
(Italia, 1992, b/n, dur. 161′)
Regia: Daniele Ciprì, Franco Maresco

Il bianco e nero contrastato, l’umanità mostruosa, i rutti e i peti mandati in prime time
scompaginarono le certezze dell’intellighenzia e sconvolsero la visione sonnolenta del pubblico.
A distanza di quasi trenta anni il mondo del ciclista Francesco Tirone, del petomane Giuseppe
Paviglianiti, del cantante fallito Giovanni Lo Giudice, delle ‘schifezze umane’ Carlo e Pietro
Giordano, dell’afasico uomo in mutande Miranda, dell’occhialuto Giuseppe Filangeri resta una delle vette critiche ed estetiche mai immaginate in Italia, che chiudono e rilanciano un secolo di cinema.
“Non urlo o risata fragorosa: urli muti, subito troncati, senza eco, e risate a freddo. Comicità minima e iperbolica.”

Venerdì 30 settembre

LA VIA LATTEA – Martirio – (1) 

a cura di Lorenzo Esposito

FRANCISCA

(Id., Portogallo, 1981, 163′, col., v. o. sott., it.)

Regia: Manoel de Oliveira

Con: Teresa Meneses, Diogo Dória,  Mário Barroso

Film restaurato dalla Cinemateca Portuguesa – Museu do Cinema nel 2019. Dal libro Fanny Owen di Agustina Bessa-Luís, a sua volta ispirato a fatti reali del XIX secolo, il film conclude la «tetralogia degli amori frustrati». A metà del XIX secolo, lo scrittore Camilo Castelo Branco  e il suo amico José Augusto si innamorano delle due sorelle Owen, Marie e Fanny. Benché innamorato di Marie, José Augusto fugge con Fanny, ma trova in alcune lettere procurategli da Camilo un pretesto per non consumare il matrimonio… con l’idea  delirante di “creare un angelo nella pienezza del martirio”.  Alcuni anni dopo Fanny muore di malattia, lasciando il marito con l’incertezza  sulla sua verginità. Qualche tempo dopo, José Augusto viene trovato morto in un albergo di Lisbona.

 “La possibilità di realizzare Francisca arrivò inaspettatamente. Avevo preparato (ed ero pronto a cominciare) un altro film, una commedia, quando un disaccordo dell’ultimo minuto con l’autore della storia mi spinse a ritirarmi. Mi venne quindi in mente di fare Francisca (da Fanny Owen) perché ero già interessato alla vera storia, collegata alla famiglia di mia moglie. La conoscevo da tempo perché me ne avevano parlato e avevo letto alcune lettere di Fanny che ancora oggi sono in possesso di mio cognato Abel. Camilo Castelo Branco, il famoso romanziere che avrebbe scritto il noto Amor de Perdição, era amico di José Augusto e Fanny, e insieme a loro ebbe parte in questo triste fatto del 1850. Camilo evoca l’infelice storia di amore di Fanny e José Augusto nel libro No Bom Jesus do Monte. Forse lo fece, in un certo modo, per scrollarsi di dosso l’accusa di complicità nella natura indecorosa attribuita a questa storia romanticissima. Recentemente, la grande scrittrice Agustina Bessa-Luís ha fatto rivivere la storia in Fanny Owen, basando il libro su fatti veri e sugli scritti di Camilo. Fu l’opera di Agustina a spingermi a fare Francisca e sul suo libro ho costruito il film. Così, Francisca completa la tetralogia degli altri miei film sull’amore frustrato e cioè O passado e o presenteBenilde ou a Virgem Mãe e Amor de Perdição. (Manoel de Oliveira)

“Gli abissi, le anime, i pensieri non si possono filmare, si suggeriscono. Si filma solo ciò che si può fotografare ed è per questo che a me non piace uscire dal concreto”. (Manoel de Oliveira, Catalogo della Cinemateca Portuguesa, Manoel de Oliveira,1981)

“D’altra parte è proprio questo che in generale amo nel cinema: una saturazione di segni magnifici che si bagnano nella luce della loro stessa assenza di spiegazione.  È per questo che credo nel cinema”. (Conversazione tra Manoel de Oliveira e Jean-Luc Godard, Libération, 1983)

La tortuosa relazione tra Agustina Bessa-Luís e Manoel de Oliveira ebbe inizio nel 1981, quando il cineasta adattò il romanzo Fanny Owen(1979).Francisca è l’ultima eroina della tetralogia degli amori frustati, è un film di specchi e riflessi, una delle opere massime di Oliveira.

“Oliveira parte dal romanzo di Agustina Bessa-Luís, che a sua volta si ispira a un episodio camiliano realmente accaduto durante la metà del XIX secolo nell’ambiente intellettuale bohémien di Porto, frequentato dal noto romanziere Camilo Castelo Branco e dallo scrittore José Augusto.  Di fatto Fanny o Francisca è tanto un personaggio reale (è realmente esistito) quanto un personaggio di Camilo, visto che quasi tutto ciò che sappiamo di lei lo sappiamo attraverso Camilo e che tra i due c’è stato un rapporto complesso e ambiguo. È stata sposata con uno scrittore – José Augusto – compagno, amico e rivale di Camilo che ha contribuito in modo decisivo sia al loro matrimonio sia al tragico scioglimento di questo, intessendo intorno a essi un diabolico intrigo. […] In Francisca è tutto ancora più abissale [che in Amor di perdição)] In questo altro film camiliano l’«oscuro abisso» è ancora più completo. Perché non veniamo mai a sapere  – come non si è mai saputo «storia reale» – perché José Augusto, dopo aver rapito Francisca ed essersi sposato con lei, non abbia consumato il matrimonio. Si sa che c’è stata una rivelazione terribile (intrigo? Fatto reale?) che l’ha portato a sospettare della verginità della moglie e a rifiutarne per sempre il corpo. Sul letto di morte, Francisca – la stessa Francisca che all’inizio aveva detto che l’anima è un vizio – (e, come in Amor de Perdição, Oliveira ripete la sequenza e il dialogo) lancia il terribile grido: «C’è un uomo che mi possa amare?». (João Bénard da Costa, Manoel de Oliveira,Torino Film Festival, 2000)

LA CASA E’ NERA

(Khanehsiahast, Iran, 1963, b/n, dur., 23′, v.o. sott. in italiano)

Regia: Forough Farrokhzad

Il 13 febbraio 1967 alle 16.30, Forough Farrokhzad è morta a 32 anni in un incidente automobilistico a Teheran. Era una dei più grandi poeti persiani contemporanei e resta purtroppo la regista di un solo film. Praticamente sconosciuto in Europa, il film fu commissionato alla regista per documentare l’inguardabile: un lebbrosario in Iran. Il dolore, la bruttezza, la deformità delle persone che lo abitano sono visti mirabilmente senza compiacimenti e commiserazione. Ammirato da Chris Marker e riscoperto negli ultimi anni come uno dei grandi capolavori ignorati della storia del cinema, una preghiera laica sulla folgorante bellezza della creazione divina in tutti i suoi aspetti.

“ForoughFarrokhzad, che è con LarisaŠepit’ko e TanakaKinuyo la necessità stessa del genio femminile nel cinema, immerge la sua splendida poesia, la sua bellissima voce in questo film quasi-unico, prodotto dal compagno Ebrahim Golestan, nel momento più alto del cinema iraniano, perdurante oltre l’alternanza delle censure politiche. “L’ebbra di cinema” potremmo chiamare Forough in questo film che reagisce a un universo di lebbrosi (come in Pollet), e nel finale l’uscita dalla casa nera compie il gesto di Lumière e Comerio”. (Sergio M. Grmek Germani)

Sabato 1 ottobre 2022

LA VIA LATTEA

– Mission – (2)

SILENCE   

(id., Usa, 2016, col, dur., 157’)

Regia: Martin Scorsese

Con: Andrew Garfield, Adam Driver, Tadanobu Asano, Clarán Hinds, Liam Neeson, Shinya Tsukamoto

Scritto da Scorsese insieme a Jay Cocks a partire dall’omonimo romanzo del 1966 di Shūsaku Endō, raro scrittore giapponese di provenienza e indole cattolica, che Scorsese ha dichiarato di aver letto per la prima volta quando fu chiamato da Akira Kurosawa a vestire i panni di Van Gogh nel film Dreams (1990) già da allora acquistandone i diritti.

Al Collegio San Paolo di Macao, un sacerdote gesuita italiano, Alessandro Valignano, riceve la notizia che il veterano portoghese Cristóvão Ferreira ha rinunciato alla fede in Giappone dopo essere stato torturato. Increduli, gli allievi portoghesi di Ferreira, i giovani Sebastião Rodrigues e Francisco Garupe, partono alla sua ricerca guidati da Kichijirō, un pescatore alcolizzato fuggito dal Giappone per salvarsi. Arrivati in Giappone, nel villaggio di Tomogi, i sacerdoti scoprono con sgomento che le popolazioni cristiane locali sono costrette alla clandestinità e vivono nel timore di una figura che gli abitanti del villaggio chiamano “Inquisitore”. Entrambi i sacerdoti sono poi inorriditi quando i funzionari giapponesi alla ricerca di sospetti cristiani legano alcuni abitanti del villaggio a croci di legno sulla riva dell’oceano, dove la marea alla fine li annega. Uno dei crocifissi è impersonato dal grande cineasta Shinya Tsukamoto.

Il viaggio dei due gesuiti continua. Garupe parte per l’isola di Hirado, credendo che la loro presenza costringa lo shogunato a terrorizzare il villaggio. Rodrigues si reca sull’isola di Gotō, l’ultimo luogo in cui ha vissuto Ferreira, e la trova distrutta. Vagando per Gotō, si ritrova vicino alla disperazione. Alla fine si ricongiunge con Kichijirō, che lo tradisce consegnandolo nelle mani dei samurai. Rodrigues viene portato a Nagasaki, dove viene imprigionato con molti giapponesi convertiti. In un tribunale gli viene detto che la dottrina cattolica è anatema per il Giappone. In seguito, Rodrigues viene portato sotto scorta sulla riva del mare in attesa di qualcuno. In lontananza, vede un Garupe emaciato e altri quattro prigionieri che si avvicinano alla riva sotto una guardia separata. Gli altri quattro prigionieri vengono portati al largo su una piccola imbarcazione e vengono legati e fatti scendere dalla barca uno alla volta per indurre Garupe a rinunciare alla sua fede. Rodrigues viene trattenuto dalle guardie a terra mentre osserva Garupe rifiutare di apostatare. Vede poi il disperato Garupe tentare di nuotare al largo per salvare l’ultimo prigioniero, dove annega con gli altri quattro.

Dopo qualche tempo, Rodrigues viene portato a incontrare Ferreira. Ferreira dice di aver apostatato mentre veniva torturato e che il tempo trascorso nel Paese gli ha insegnato che il cristianesimo non potrà mai mettere radici in Giappone. Rodrigues lo ripudia, ma Ferreira è non si scompone.

A Rodrigues, come a Ferreira prima di lui, viene permesso di vivere nel Paese con un nome giapponese adottato e di prendere moglie. Anni dopo, alla morte di Ferreira, Kichijirō chiede a Rodrigues di assolverlo di nuovo, ma Rodrigues rifiuta, dicendo che non è più un sacerdote.

Molti anni dopo, Rodrigues muore. Viene deposto in una grande bara rotonda di legno e il suo corpo viene cremato secondo i riti tradizionali giapponesi: pochi istanti prima della cremazione, la moglie ha il permesso di mettergli in mano un’offerta per allontanare gli spiriti maligni – questo si rivela essere il piccolo crocifisso di fattura rozza che gli era stato dato quando era arrivato in Giappone, a indicare che Rodrigues era rimasto un cristiano.

In una intervista rilasciata a “Film Comment” nel numero di gennaio-febbraio 2017, Scorsese spiega come mai gli ci sono voluti oltre vent’anni a portare a termine il progetto di Silence: “Questo è uno dei motivi per cui ci è voluto tanto tempo. Non riuscivo a togliermi dalla testa i film giapponesi. Dove mettere la cinepresa? A livello del tatami? La vecchia storia dell’occidentale in Giappone. Non sono giapponese; non posso riprendere la natura o le tegole come ha fatto Kobayashi nei titoli di testa di Samurai Rebellion o in Harakiri. Lo dico subito: mi piace mettere in fila inquadrature medie e inserti. Li chiamano inserti, ma non esistono. È un’inquadratura. Se fai fare gli inserti a qualcun altro, non funzionerà. Devi farlo tu. E questo viene da Bresson, Hitchcock e Ozu. Mi piace pensare con quei tagli. In ogni caso, la visualizzazione ha richiesto molto tempo perché non riuscivo a capire come elaborare gli ultimi 15 minuti del film. Alla fine è diventato un po’ più complicato, dal punto di vista visivo, di quello che avevo scritto sulla pagina. Avevo immaginato il montaggio in un certo modo: primo piano, profilo, rovescio, piede, fumi-e, ritorno al primo piano, frontale, non laterale. E molto di questo è stato fatto, ma mi sono accorto di aver raccolto anche altre immagini nelle stesse scene, che abbiamo incorporato nel taglio. Le vedevo allineate in un certo modo, o scoprivo che c’era un potere nel modo in cui alcune persone si inserivano nell’inquadratura”.

JEANNETTE                                           

(Jeanette: L’enfance de Jeanne d’Arc, Francia, 2017, col., dur., 110′, v.o. sott., it.)

Regia: Bruno Dumont

Con: Lise Leplat Prudhomme, Jeanne Voisin, Lucile Gauthier, Victoria Lefevbre

Bruno Dumont racconta l’infanzia di Giovanna d’Arco a partire dal primo atto della pièce Il mistero della carità di Giovanna d’Arco di Charles Péguy, pubblicata nel 1910. L’autore di P’tit Quinquin affronta il mito di Giovanna d’Arco con una messa in scena originale, trasforma il testo di Péguy in un musical contemporaneo, impregnato di ironia quanto attento a lasciar emergere il paesaggio e i corpi degli attori, scelti tra gli abitanti della Loira.

Jeannette è stato presentato alla Quinzaine des réalisateurs ed è nella classifica dei film dell’anno 2017 dei Cahiers du Cinéma al secondo posto, dopo Twin Peacks: The Return. Due anni dopo Dumont ha realizzato il seguito intitola Jeanne e presentato a Cannes nella sezione Un certain regard.

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