La programmazione di Fuori Orario dal 27 febbraio al 5 marzo

Il cinema sulla tv dagli anni ’50 e ’70, Pier Paolo Pasolini, Abel Ferrara, Agnès Varda/JR, Pietro Marcello, Mario Soldati e Vittorio De Seta i protagonisti delle tre nottate a Fuori Orario

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CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

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Domenica 27 febbraio dalle 2.10 alle 6.00

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

COMPLIMENTI PER LA TRASMISSIONE..!

quella parte di televisione chiamata cinema 

a cura di Paolo Luciani

Con queste notti inizia una ricognizione di Fuori Orario dedicata al lavoro tutto e solo cinematografico di tanti protagonisti della nostra televisione, in particolare di quella che si è costruita negli “anni d’oro” ’50 /’70.  Per alcuni di loro  il cinema ha rappresentato un momento di passaggio verso un impegno totalmente televisivo, spesso vissuto da innovatori del mezzo e del suo linguaggio; per altri invece il cinema ha accompagnato, con cadenze sempre diverse, ma ricorrenti, un orizzonte concreto e parallelo dove continuare ad esprimersi. Di più: spesso nella produzione cinematografica è facile riscontrare anticipazioni e momenti tipici del loro lavoro televisivo, così come in particolare le modalità produttive della tv sono diventate parte integrante e segno distintivo del loro fare cinema.

In ogni caso, per nessuno dei nomi proposti, crediamo si possa ipotizzare che il cinema e la televisione siano mai stati considerati e vissuti come  fratelli e sorelle minori.

IL MICROFONO È VOSTRO             

(Italia, 1951, b/n, dur., 92′)

Regia: Giuseppe Bennati

Con: Gisella Sofio, Aroldo Tieri, Enrico Luzi, Ada Dondini, Guglielmo Inglese, Franco Parenti, Quartetto Cetra, Gorni Kramer, Cinico Angelini e la sua Orchestra, la Roman Jazz Band, Nilla Pizzi, Nunzio Filogamo

Nel 1950 l’omonima trasmissione radiofonica – che vede alla regia Corrado Mantoni non ancora il Corrado televisivo – ottiene un tale travolgente successo di pubblico da ispirare immediatamente una sua trasposizione cinematografica (una tipica operazione produttiva della Lux Film, capace, come poche altre case cinematografiche italiane,   di mixare cinema d’autore ed impegnato con operazioni che alcuni anni dopo avremmo definito  instant movie). Per di più, la struttura del programma radiofonico non avrebbe tardato a proporsi come un canovaccio per innumerevoli variazioni televisive negli anni a venire: far esibire degli artisti dilettanti alle prese con il loro “quarto d’ora di celebrità”. Primo film di Bennati, che, se con il film L’AMICO DEL GIAGUARO – 1958 si cimenterà con la trasposizione in film di una celeberrima trasmissione questa volta televisiva, alla televisione fornirà tutta la sua professionalità firmando nel 1970 la miniserie MARCOVALDO, interpretata da Nanni Loy e Didi Perego, ancora oggi considerato una delle migliori trasposizioni filmate di un’opera di Italo Calvino.

VIVA LA RIVISTA!           

(Italia, 1953, b/n, dur., 90′)

Regia: Enzo Trapani

Con: Carlo Dapporto, Isa Barzizza, Anna Maria Ferrero, Rossana Podestà, Walter Chiari, Carlo Campanini, Tino Scotti, Marisa Merlini, Galeazzo Benti, Gisella Sofio

Con oltre 500 programmi televisivi (nella Rai degli anni ’50 con documentari ed inchieste, in quella degli  ‘60/’80 dedicandosi quasi completamente al varietà,  ma lascerà una impronta significativa anche che nelle nascenti televisioni private – Fininvest, ma non solo – degli anni ‘70/’80) Trapani è l’autore televisivo di programmi che entreranno nella storia della tv  (da ALTA PRESSIONE a SENZA RETE, IL SIGNORE DELLE 21, alcune storiche edizioni di FANTASTICO, TASTO MATTO, NON STOP, HELLO GOGGI, SUPERCLASSIFICA SHOW, TE LA DO IO IL BRASILE, STRYX…). Prima della televisione, però,  c’è il cinema: laureato in architettura, a Cinecittà è scenografo per Zampa, Simonelli, Zeglio, Mattoli;  collabora anche con Camerini, Rossellini, Borghesio; esordisce alla regia nel 1950 con MARATACUMBA, MA NON E’ UNA RUMBA. Nel 1953 firma due film che in qualche modo anticipano il suo futuro lavoro televisivo, sia nella formula produttiva scelta (due film girati quasi contemporaneamente ( VIVA LA RIVISTA ! e VIVA IL CINEMA!), sia nella struttura del racconto  (una sorta di serializzazione e frantumazione narrativa tra le due operazioni). Naturalmente troviamo molti divi e personaggi famosi del momento; VIVA LA RIVISTA! rimane poi un documento unico d’epoca, per i numeri che presenta e per la testimonianza prestata da molti di quelli che in pochi anni saranno assorbiti, nel bene e nel male, dalla trionfante televisione.

 

Venerdì 4 marzo dalle 1.20 alle 6.00

LA TELEVISIONE VISTA DALLA LUNA

PPP X 100

a cura di Paolo Luciani

Con l’inizio dell’esperienza cinematografica direttamente da regista, (dopo la parentesi come sceneggiatore e collaboratore di molti registi quali Fellini, Bolognini, Emmer…), con l’ulteriore esposizione mediatica che solo il cinema allora poteva comportare,  per Pasolini si aprono 15 anni di attività a tutto campo, frenetica e totalizzante, con la sua capacità di intervenire – in particolare come poeta, scrittore, polemista, corsivista su quotidiani e periodici – sugli aspetti più controversi della realtà italiana. La denuncia della omologazione consumistica del paese, la riflessione sui temi dello sviluppo e del progresso, sia che riguardi i paesi del terzo mondo che si liberano dal colonialismo come i giovani delle periferie urbane delle metropoli del “nostro mondo”,  sono al centro del suo interesse, con una quotidianità ed urgenza quasi ossessiva di presenza pubblica, che è certamente anche l’unica risposta possibile alle provocazioni ed attacchi che Pasolini continua a subire. Ma è con la televisione, seppure nella maniera mistificante che non cesserà di denunciare in ogni occasione, che Pasolini entra in contatto con un pubblico di dimensioni finora inesplorate; è a questa nuova e per molti versi indistinta e spaventosa platea che procura una sorta di corto circuito con le sue riflessioni, le sue denunce, le sue invettive; è a questa moltitudine che offre fino alla fine,

lo scandalo perfetto della sua poesia e del suo stesso corpo.
IL  SOGNO DI UNA COSA

1943/1946  Pasolini in Friuli

(Italia, 1976, col., e b/n, dur., 46′)

Regia: Francesco Bortolin

Primo dei numerosi documentari girati sulla vita ed il lavoro di Pasolini, IL SOGNO DI UNA COSA prende il titolo dal romanzo omonimo di Pasolini, in cui venivano raccontate le lotte contadine in Friuli. Attraverso numerose interviste, si ricostruiscono gli anni giovanili in cui lo scrittore visse nella regione insieme a sua madre Susanna; la sua partecipazione alla vita politica come segretario del PCI della sezione di San Giovanni di Casarsa, la sua esperienza di insegnante nella scuola media di Valvasone, il trasferimento a Versuta per sfuggire ai bombardamenti anglo-alleati. L’amico pittore Giuseppe Zigaina  rievoca poi “i fatti “ di Ramuscello, in seguito ai quali Pasolini fu espulso dal partito e licenziato dall’insegnamento, costretto a riparare nel gennaio del 1950 a Roma con la madre.

PASOLINI    

(Italia, Belgio, Francia, 2014, col., dur., 83’, v. o. sott. it.)

Regia: Abel Ferrara

Con: Willelm Dafoe, Giada Colagrande, Riccardo Scamarcio, Maria De Medeiros, Ninetto Davoli, Adriana Asti, Damiano Tamilia, Valerio Mastandrea

Roma, 1 novembre 1975. Le ultime 24 ore della vita di Pier Paolo Pasolini fino all’alba del 2 novembre, quando il suo corpo senza vita viene ritrovato all’idroscalo di Ostia. Film in concorso alla Mostra di Venezia del 2014.

“L’ultimo giorno può essere simbolico di un’esistenza, di come l’hai vissuta, un tema che avevo affrontato in 4: 4-4. Last day on earth , in cui immaginavo le ultime ore di alcuni personaggi prima della fine del mondo. (…) Non sono un detective, me ne frego di chi lo ha ammazzato, io ho fatto un film sulla sua tragedia personale e sulla perdita di un genio, di un poeta, di un artista, di un uomo che aveva il raro talento di interpretare la realtà. Pasolini non è un’inchiesta né un documentario, è un film, è finzione. (…) In fondo io ci sono sempre nei miei film”. (Abel Ferrara)

“Ferrara parla di se stesso, girando un film intimo, piccolissimo, aggrappandosi alla figura e alle parole di un personaggio “enorme”. E per questo il momento decisivo è quell’interpolazione, quell’aggiunta all’intervista di Furio Colombo: “Farei film anche se fossi l’ultimo uomo sulla terra. O faccio film o mi suicido”… E viene a mente, a memoria, Vincent Gallo in Fratelli: “la vita non sarebbe nulla senza i film”. Girare comunque, non importa con quale mezzo, perché girare è un’urgenza intossicata, l’unico modo che si ha per esprimersi. E non importa che gli altri capiscano. E Ferrara davvero filma come se fosse l’ultimo giorno, con quel che ha (mi permettete di citare Rossellini?), trasformando le evidenti limitazioni materiali in un discorso di senso compiuto e spiazzante, in vortici di densa umanità. Ferrara gira con i resti delle cose, cuce gli spezzoni, i tagli del girato, del montato e della carne. A partire dai brandelli delle opere incompiute di Pasolini, Petrolio, Porno-Teo-Kolossal, per arrivare a quegli squarci di Roma, che sembrano rubati contro ogni autorizzazione, ogni licenza istituzionale, ogni ipotesi di grande bellezza. La cupola di San Paolo, il Colosseo quadrato che recita, macabramente, “un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori”, sprazzi dell’EUR, riflessi di Termini, la desolazione di un’ostia di spiaggia. E tutto diventa altro, la città della notte di King of New York, una sorta di mondo sospeso tra l’incubo e la meraviglia del sogno”. (Aldo Spiniello, “Sentieri Selvaggi”)

TERZA B FACCIAMO L’APPELLO

(Italia, 1971, ma trasmesso il 3/11/1975, b/n, dur., 65’)

Un programma di: Enzo Biagi; regia: Pier Paolo Ruggerini

In studio Pier Paolo Pasolini e i suoi compagni liceali bolognesi

“Il programma che vedete tra poco è stato realizzato nel 1971, ma non è mai andato in onda. Faceva parte di una serie intitolata Terza B  facciamo l’appello. Allora, un provvedimento della Rai, stabiliva che non potevano comparire sui teleschermi tutti coloro che erano soggetti ad un’azione giudiziaria. Non ricordo bene per quale fatto Pier Paolo Pasolini in quel momento figurasse nella lista degli esclusi – si sa che lo scandalo è stato spesso determinante nella sua esistenza…conversando con lui una volta mi disse con amarezza “…potrei scrivere un libro bianco sui miei rapporti con la giustizia italiana, sulle accuse, le sentenze, le requisitorie dei pubblici ministeri, le arringhe…” (dalla introduzione di Biagi alla messa in onda del 1975; nello specifico Pasolini era allora inquisito in un processo contro il giornale Lotta Continua, di cui era stato direttore responsabile per un numero). Pasolini prende spunto dall’incontro con alcuni suoi compagni di scuola del periodo liceale bolognese, per confrontarsi con Biagi, in particolare, sul ruolo della televisione.

APPUNTI PER UN FILM SULL’INDIA

(Italia, 1967/1968,  b/n, dur., 33’)

Regia: Pier Paolo Pasolini

Girato nel dicembre 1967, faceva parte della puntata numero 194 della trasmissione TV7 e come tale andò in onda il 5 luglio 1968 (gli altri due servizi che componevano la puntata erano: I vip di Sergio Giordani e La spia in fabbrica di Luigi Turolla).

Il 18 agosto 1968 fu proiettato alla Mostra del cinema di Venezia insieme al film TEOREMA.

Girato tra Bombay, Nuova Delhi, Uttar Pradesh e Rajastan. Alle prese con un paese che uscito dalla colonizzazione inglese si sta aprendo alle diverse e contradditorie forme di progresso, Pasolini si confronta con la nuova terribile povertà delle metropoli e con la emergente classe dirigente; anche in questo caso la sua riflessione si concentra sulle categorie di sviluppo, progresso e sopravvivenza del mito.

IO E …PASOLINI E LA FORMA DELLA CITTA’

(Italia, 1974, col., dur., 16’)

Regia: di Paolo Brunatto

Per il programma ideato da Anna Zanoli, in cui rappresentanti della cultura e della politica si misurano con opere d’arte a loro care o particolarmente significative, Pasolini sceglie di parlare “della forma della città”; nella prima parte del documentario Pasolini chiede a Ninetto Davoli di rendere più facile il suo compito, dialogando direttamente con lui e non con il mezzo televisivo, che considera inadatto a veicolare questa volta quanto vuole esprimere. Una inquadratura da lontano di Orvieto e delle sue mura diventa l’occasione per un ragionamento sulla violenza che un progresso non controllato è in grado di infliggere ad una storia antica e dalle proporzioni perfette: il disegno delle sue mura che appare sfregiato, aprendo l’inquadratura della macchina da presa, occhio perfetto del poeta, da costruzioni moderne fin troppo limitrofe. La parte finale del film, girata invece sulle amate dune di sabbia di Sabaudia,  presenta una delle più celebri invettive di Pasolini contro l’omologazione, violenta e sostanzialmente assimilabile a quanto fatto dal fascismo,  delle culture e dei caratteri originali del nostro paese.

 

Sabato 5 marzo dalle 1.30 alle 6.30

PASSAGES / PAYSAGES (1)

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

VISAGES VILLAGES PRIMA VISIONE TV

(Francia, 201, col., dur., 93’,v.o.sott., it)

Regia e sceneggiatura: Agnès Varda, JR

La cineasta  Agnès Varda e l’artista e fotografo  JR attraversano la Francia rurale dal nord di Parigi fino al porto di Le Havre per conoscere storie di gente comune . In ciascun luogo visitato JR creerà giganteschi ritratti in bianco e nero degli abitanti che andranno a ricoprire case, fienili, facciate di negozi, ogni superficie libera in una sorta di galleria fotografica all’aperto.  Lontano dalle città, hanno viaggiato sul furgone fotografico (e magico) di JR. In circostanze più o meno casuali hanno incontrato tante persone, le hanno ascoltate e fotografate, hanno ingrandito ed esposto i loro ritratti.  “È una ricognizione della Francia rurale, e le immagini che affiorano sono giocose, spettrali e belle e commoventi: Andy Warhol incrocia Walker Evans. Visages Villages lancia un potente messaggio sul tipo di società che stiamo diventando”. (Owen Gleiberman).

“JR è venuto a trovarmi nel mio atelier, io sono andata nel suo, abbiamo capito subito che avremmo lavorato insieme. Il nostro è stato un colpo di fulmine professionale, tutti e due condividevamo il desiderio di valorizzare quelle persone che rimangono invisibili, a cui invece abbiamo cercato di dare la parola in una condizione di parità. (…) Tutti hanno capacità di immaginazione e di invenzione. Tra coloro che abbiamo filmato alcuni hanno detto cose magnifiche, penso all’operaio  che incontriamo l’ultimo giorno di lavoro, e di fronte alla pensione si sente  come sull’orlo di un  precipizio. Le sue parole sfuggono a qualsiasi schema di sociologia politica.  (…) Mi piace molto il principio delle fotografie giganti ed effimere.  Proponiamo alla gente qualcosa che non è destinato a restare. Ed è un bene, perche non installiamo l’arte come qualcosa di ufficiale, che occorre rispettare. Il cinema ha la qualità di essere effimero. E poi questa energia buffa, questa maniera di rapportarsi all’età scherzando, mi ha aiutato molto a superare la boa della vecchiaia,  un passaggio che viene considerato  delicato, e che eppure mi piace”. (Agnès Varda)

ALLA RICERCA DEI CIBI GENUINI – VIAGGIO NELLA VALLE DEL PO

Prima puntata: Tra pesce e cardi

Seconda puntata: Le specialità di Cherasco

(Id., Italia, 1957, bianco e nero, dur., totale 71’ ca)

Regia e conduzione: Mario Soldati

Andato in onda tra dicembre 1957 e gennaio 1958 in 12 puntate, il viaggio di Mario Soldati seguendo il Po è una delle prime inchieste Rai di sempre. Soldati parte “alla ricerca dei cibi genuini” ma chiaramente i cibi e il vino sono il punto di partenza per esplorare una cultura che solo pochi anni più tardi sarà completamente sconvolta e sepolta dal boom industriale. Come nel successivo Viaggio lungo il Tirreno fatto con Cesare Zavattini  Soldati incontra un’umanità varia e lascia emergere la letteratura e gli scrittori.

BELLA E PERDUTA

(Italia, 2015, col., dur., 84′)

Regia: Pietro Marcello

Con: Tommaso Cestrone, Sergio Vitolo, Gesuino Pittalis, Claudio Casadio e la voce di Elio Germano

Dalle viscere del Vesuvio, Pulcinella viene inviato nella Campania dei giorni nostri per esaudire le ultime volontà del pastore Tommaso: mettere in salvo un giovane bufalo di nome Sarchiapone. Nella Reggia di Carditello, residenza borbonica abbandonata nel cuore della terra dei fuochi, di cui Tommaso si prendeva cura, Pulcinella trova il bufalotto e lo porta con sé verso nord. Uomo e animale intraprendono un lungo viaggio in un’Italia bella e perduta, alla fine del quale non ci sarà quel che speravano di trovare.

LA SICILIA RIVISITATA – 1° puntata

(Italia, 1980, col., e b/n, dur., 51’)

Regia: Vittorio De Seta

Un’inchiesta televisiva in 4 puntate realizzata da De Seta per la RAI, che torna sui luoghi dei suoi grandi documentari degli anni Cinquanta, ampliando ed aggiornando i temi visivi elaborati ne La parabola d’oro, Il sale di fuoco, Lu tempu de lu pisci spata. Le puntate successive saranno programmate successivamente  all’interno del ciclo “Passages / Paysages”.

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