La programmazione di Fuori Orario dal 28 febbraio al 6 marzo

Nelle puntate di stanotte e di sabato 6, focus su Miklós Jancsó e Fabrizio Ferraro

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Domenica 28 febbraio dalle 2.45 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto

presenta

AUTOPSIA DEL POTERE ASSOLUTO (Ritorno a Miklós Jancsó) (2)

a cura di Roberto Turigliatto

Il cuore del tiranno (Tre Storie del Boccaccio)

(A zsarnokszíve, avagy Boccaccio Magyarországon, Ungheria/Italia 1981, col., dur., 86’, v.o. sott. italiano)

Regia: di Miklós Jancsó

Sceneggiatura: Miklós Jancsó, Giovanna Gagliardo, Zoltán Simon

Con: Teresa Ann Savoy, LászlóGálffy, József Madaras, Ninetto Davoli

Una metafora sulla macchina e la messa in scena  del potere,  presentata alla Mostra di Venezia del 1981. In una fittizia Ungheria  del  XV secolo il poeta Gáspár Guthyha  è  tornato a corte,  richiamato a casa dalla famiglia dopo la sua permanenza a Bologna. Trova  una situazione cambiata:  sembra di trovarsi dalle parti di Amleto, in una macchinazione  in cui realtà e finzione si confondono.  Jancsó inventa una originale macchina teatrale in cui una troupe di attori girovaghi  è chiamata a rappresentare una imprecisata novella del Boccaccio ma  in cui l’ allestimento è perpetuamente ostacolato e nello stesso tempo enfatizzato in un gioco di specchi, nella moltiplicazione dei punti di vista e delle prospettive . Gli artifici della macchina teatrale e delle illusioni ottiche    quasi un  metacinema  straniante   –sembrano tendere a una sintesi riassuntiva di tutta una filmografia che alla rappresentazione dell’autoreferenzialità  rituale  e della violenza fatale del potere, di qualsiasi potere,  ha dedicato tutta la ricerca di una vita d’artista.

LABORATORIO TEATRALE DI LUCA RONCONI (Il Calderón di Pier Paolo Pasolini)

(Italia, 1977, col., dur., 77’, v.o. sott. italiano)

Regia: Miklós Jancsó

Con: Miriam Acevedo, Marisa Fabbri, Antonello Fassari, Luca Ronconi, Tullio Valli, Gabriella Zamparini

Il regista ungherese Miklós Jancsó realizza nel 1977 per Rai 2, un programma sul Calderón di Pier Paolo Pasolini, messo in scena dal Laboratorio Teatrale di Prato per la regia di Ronconi. Per Jancsó lo spettacolo è un’occasione per esplorare l’universo pasoliniano. Dalla gigantesca pedana che ingloba anche la platea e lo spazio scenico dove si muovono gli attori, il pubblico assiste dai palchi dove un enorme ritratto di Pier Paolo Pasolini, spettatore immaginario, sovrasta su tutta l’azione. Gae Aulentì è l’autrice delle scenografie, ispirate al famoso quadro di Velázquez Las Meninas.

Sabato 6 marzo dalle 0.15 alle 6.30

VIANDANTE LUNGO I BORDI

UNA NOTTE CON FABRIZIO FERRARO

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

LA VEDUTA LUMINOSA                                      PRIMAVISIONE TV

(Italia/Spagna, 2021, colore., dur., 90’02”)

Regia, fotografia, montaggio : Fabrizio Ferraro

Produzione: Marta Reggio, Fabrizio Ferraro, Marcello Fagiano con  Luis Miñarro, Eddie Saeta, RAI Cinema

Con: Alessandro Carlini, Catarina Wallenstein, Freddy Paul Grunert

Il film, co-prodotto da RAI Cinema, è presentato da Fuori Orario in collaborazione con Boudu / Pazssepartout in prima assoluta per l’Italia in contemporanea con il Festival di Berlino 2021, dove il film è nella selezione ufficiale della sezione “Forum”. La veduta luminosa è il secondo film del progetto sugli “unwanted” di Fabrizio Ferraro  e fa seguito a Gli indesiderati d’Europa.

Mr Emmer, un regista scomparso da tempo, viene ritrovato da Catarina, l’assistente di un produttore assente. I due partono in auto verso Tubinga, inoltrandosi nella Foresta Nera alla ricerca dei luoghi di Friedrich Hӧlderlin, in un viaggio preparatorio per un mai abbandonato progetto di film sul poeta. Ma le cose non vanno secondo i piani del produttore e durante il viaggio le ispirazioni si rivelano un ostacolo alla realizzazione di qualsiasi opera. Un canto d’amore per la Natura sofferente.

“Se io delirassi, mi strapperei le bende e allora scorrerebbe il mio sangue là dove deve, dentro questa terra di dolore.

Questa terra di dolore! e nuda! che io volevo rivestire con i boschi sacri…”

“Con la veduta luminosa abbiamo affrontato l’Hölderlin che accetta l’assenza di attrazione per il fuoco divino e vede il voltarsi obbligato degli umani per una natura non più casa divina. […] Noi lo abbiamo odorato e sentito nella foresta: quel qualcosa dall’impossibile comprensione: la vita immediata che sfugge mentre si cerca di contenerla. E questa fuga, che canta una concretissima presenza astratta, è proprio un’arte, l’arte della fuga. […]” (Fabrizio Ferraro)

SENTIRE LA LUCE, ASCOLTARE LE VOCI – INCONTRO CON FABRIZIO FERRARO

(Italia, 2021, colore, dur., 30’ circa)

A cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

Una conversazione con Fabrizio Ferraro sul suo cinema e sulla sua personale e originale ricerca di una lingua e una visione differenti. Fuori Orario ha seguito il cinema di Ferraro dagli esordi e negli anni ha programmato tutti i suoi film.

GLI INDESIDERATI D’EUROPA

(Italia/Spagna, 2018, b/n., dur., 112’50”, v.o. sottotitoli italiani)

Regia: Fabrizio Ferraro

Con: Euplemio Macrì,  Catarina Wallenstein , Marco Teti, Pau Riba, Vincenc  Altaió,   Bruno Duchêne, Raphaêl Bismuth-Kimpe, Marta Reggio

Primo film del progetto di Fabrizio Ferraro sugli “unwanted”, gli indesiderati che galleggiano sulle linee di confine europee con  i loro cammini di viandanti.

Catalogna. Pirenei Sud-orientali. Gli elementi naturali di un paesaggio minerale. Lungo la “Route Lister”, nel febbraio del 1939 avanzano lentamente i profughi della Guerra civile spagnola. Tra di loro tre miliziani antifascisti. L’anno successivo un altro gruppo di “indesiderati” attraversa il medesimo sentiero ma in direzione opposta. È la popolazione degli antifascisti europei, stranieri ed ebrei in fuga dalla Francia occupata e “collaborazionista”. Walter Benjamin è uno di questi.

“Arriva sempre il momento in cui si chiede di scrivere qualcosa al presunto autore dell’opera,  poi in un film in cui si cammina e cammina sui sentieri oscuri della storia Europea… Ma quando sopraggiunge quel certo silenzio, forse qualcosa, durante la lavorazione del film, è veramente accaduta. Non serve   scrivere tante parole, le parole forse non vanno cercate ma bisognerebbe farle. E così quello che riuscirò a vedere sarà sempre un’immagine del passato, miliardi di fotoni luminosi che giungono dal passato. E così arrivò la luce e il sentire divenne vivente”. (Fabrizio Ferraro)

 

CHECKPOINT BERLIN                

(Italia 2019, col. e b/n, dur., 66’14”, v.o. sottotitoli italiani)

Regia: Fabrizio Ferraro

Con: Alessandro Carlini, Marcello Fagiani, Fabio Fusco, Marta Reggio

Un regista si trova a Berlino per la proiezione di un suo film. Camminando per la città riflette sul Muro e sull’esperienza leggendaria di un suo parente, uno zio mai più ritrovato, dissennato per amore e divenuto da quel momento passeur tra le due zone della Germania divisa.

“Anche in Checkpoint Berlin c’è una persona che decide, per svariati motivi, di non prendere posizione, di non scegliere tra due sistemi di potere, Est/ovest, ma di essere parte attiva, “vivente”, di una ferita storica. Il protagonista del film sceglie consapevolmente  di “farsi muro”, di affacciarsi simultaneamente sulle parti in lotta, di essere allo stesso tempo interno ed esterno, per non cadere nelle trappole del proprio tempo, nei suoi crimini, sempre giustificati dalla verità ufficiali”. (Fabrizio Ferraro, da un’intervista di Valerio Carando)

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