La programmazione di Fuori Orario dal 29 gennaio al 4 febbraio

Su Fuori Orario da stanotte a sabato 4 Gianfranco Baruchello, Carmelo Bene, Raúl Ruiz, corti Biograph, Cleo dalle 5 alle 7, I cavalieri del Nord-Ovest e La febbre dell’oro

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Domenica 29 gennaio dalle 2.15 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

SI PUO’ SOLO DIRE NULLA (CARMELO BENE PER SEMPRE – 8)

a cura di Fulvio Baglivi

1 – PER GIANFRANCO BARUCHELLO (1924-2023)

LA VERIFICA INCERTA

(Italia, 1964, col., dur., 31′)

Di: Gianfranco Baruchello e Alberto Grifi

In ricordo dell’artista Gianfranco Baruchello, morto a Roma lo scorso 14 gennaio, rimandiamo in onda questo film unico e per noi fondamentale.

È il grande classico alla base di Fuori Orario, un film di montaggio ormai leggendario che ha fatto storia, realizzato da un grande cineasta irregolare (Grifi) e da un artista catalogatore (Baruchello) con la complicità di Marcel Duchamp. 

2 – CARMELO BENE PER SEMPRE (8)

 SI PUO’ SOLO DIRE NULLA

(Italia, 2023, col., dur., 60’ca)

A cura di: Fulvio Baglivi

Con: Luca Buoncristiano e Federico Primosig

Si può solo dire nulla è il titolo del libro edito da Il Saggiatore e curato da Luca Buoncristiano e Federico Primosig, Una raccolta straordinaria delle interviste rilasciate da Carmelo Bene a giornali, magazine, riviste tra il 1963 e il 2001 in cui emerge, tra provocazioni, arguzie e riflessioni tutto il genio di CB e rende tangibile la sua epica e doncischiottesca battaglia contro i mass media (a partire dalla TV) durata tutta la vita. Ne parliamo con i curatori e a seguire riproponiamo brani di interventi e interviste televisive che sono un’altra parte integrante di questa mastodontica opera di Carmelo Bene. 

QUATTRO MOMENTI SU TUTTO IL NULLA

(Italia, 2001, col., dur., 105′)

Di: Carmelo Bene

I Quattro momenti su tutto il nulla, girati e andati in onda nel 2001 pochi mesi prima della morte, sono un film testamento in quattro parti (Il linguaggio, La Conoscenza / Coscienza, L’Eros, L’Arte). CB, solo di fronte alla camera, ripete il suo pensiero, la sua visione, il suo genio.

 

Venerdì 3 febbraio dalle 1.40 alle 6.00

NESSUNO VEDE NULLA

L’incompiuto cinema di Raúl Ruiz (à rebours) (2) 

a cura di Fulvio Baglivi, Simona Fina, Lorenzo Esposito, Roberto Turigliatto 

IL TANGO DEL VEDOVO E IL SUO SPECCHIO DEFORMANTE    PRIMA VISIONE TV

(El Tango del viudo y su espejo deformante, Cile, 1967/2020, col., b/n, 61’, v.o. sott.it.)

Regia: Raúl Ruiz, Valeria Sarmiento

Con: Ruben Sotoconil, Sergio Hernández, Claudia Paz, Chamila Rodríguez, Luis Alarcón, Néstor Cantillana, Shenda Román, Gabriela Arancibia, Delfina Guzmán, Marcela Golzio, Luis Vilches, Gabriel Urzua

Presentato come film di apertura del Forum della Berlinale. 

Primo lungometraggio, mai terminato, di Raúl Ruiz. Sono passati più di cinquant’anni. Nel 1973, il putsch militare lo costrinse all’esilio e le bobine del film furono ritrovate solo molto più tardi nascoste in un cinema. Valeria Sarmiento, regista e vedova di Ruiz, si è occupata di riportare in vita il film. Consulenti sordi l’hanno aiutata a ricostruire i dialoghi leggendo le labbra degli attori. La storia è incentrata sul signor Iriarte, la cui vita viene sconvolta dalla morte della moglie. La donna lo perseguita di notte, le sue parrucche si muovono sul parquet e alla fine anche il diavolo stesso fa la sua comparsa. Ma è a questo punto che il film si guarda allo specchio riavvolgendosi in una deformazione abissale.

“Raúl Ruiz continua a consegnare film dall’altro mondo. Ha buoni medium, tra i quali c’è anche la sua ex moglie. Tuttavia, il loro ultimo risultato è ancora più grande del precedente: portare sullo schermo il primo lungometraggio di Ruiz. Oggi il film appare quasi profetico, una meditazione sulla morte e sull’irreversibilità del tempo che segue senza mezzi termini la logica dei sogni per stabilire la sua narrazione. “Tu non esisti più”, dice un personaggio a un altro. La sua sfacciataggine poetica sta nel modo in cui le sue azioni disobbediscono alla continuità e, a metà film, iniziano a muoversi all’indietro come se venissero riavvolte, aggiungendo alcune nuove variazioni a ciò che abbiamo già visto e sentito. La trama? La moglie di un uomo muore (o viene uccisa) e l’uomo non riesce a dormire e pensa di togliersi la vita. Il resto del film è Ruiz allo stato puro e selvaggio: una parrucca vortica per la casa; i piedi di una donna appaiono sotto il letto; una cena, una visita a una libreria; un incontro con un amico – ma tutti questi eventi non sono mai del tutto tali. La libertà regna assoluta”. (Roger Koza per la Viennale)

NESSUNO VEDE NULLA: IL CINEMA DI RAÚL RUIZ

(2023, col., dur., 15’)

a cura di Lorenzo Esposito

Montaggio di interviste e materiali di Fuori Orario sulla poetica di Raúl Ruiz.

CLEO DALLE 5 ALLE 7

(Cléo de 5 à 7, Francia, 1962, b/n, dur., 89′, v. o. sott., it)

Regia: Agnès Varda

Con: Corinne Marchand, Antoine Bourseiller, Dominique Davray, Dorothée Blamk, Michel Legrand, Jean-Luc Godard, Anna Karina

Prodotto come film “nouvelle vague” a basso costo da Georges de Beauregard sulla scia di A bout de souffle  di Godard e Lola di Jacques Demy. Alle 5 del pomeriggio, il 21 giugno 1961, Cléo scoppia a piangere da una cartomante. Attende il risultato di un esame medico. Ha paura di avere un cancro. Per novanta minuti, in mezzo a orologi a pendolo che segnano il trascorrere del tempo, non la abbandoniamo per un istante.  La paura l’ha svegliata. Inizia a osservare gli altri, i passanti, gli avventori dei caffè e un’amica premurosa. Va in un parco a guardare gli alberi e incontra un soldato a fine licenza. La complicità che nasce tra i due, in questo momento pericoloso delle loro vite, placa Cléo. Lui l’accompagna all’ospedale prima di ripartire per la guerra d’Algeria. Vivono un momento di grazia nel giorno più lungo dell’anno.

“Un ritratto di donna inserito in un documentario su Parigi, ma anche un documentario su una donna e l’abbozzo di un ritratto di Parigi (…). Il film si snoda al presente. La macchina da presa non abbandona mai Cléo dalle cinque alle sei e mezzo. Se il tempo e la durata sono reali, lo sono anche i tragitti e le distanze. All’interno di questo tempo meccanico, Cléo sperimenta la durata soggettiva: “il tempo non passa mai” o “il tempo si è fermato”. Lei stessa dice: “Ci resta così poco tempo” e, un minuto dopo: “Abbiamo tutto il tempo”. Mi è sembrato interessante far sentire questi movimenti vivi e diseguali, come una respirazione alterata, all’interno di un tempo reale in cui i secondi si misurano senza fantasia”. (Agnès Varda, 1962)

 SCENEGGIATURA DEL FILM PASSIONE (SCÉNARIO DU FILM PASSION)

(Francia, Svizzera, 1982, col., dur.,54’, v. o. sott., it.)

Regia, montaggio: Jean-Luc Godard

Con: Jean-Luc Godard, Jerzy Radziwilowicz, Hanna Schygulla, Michel Piccoli, Isabelel Huppert

 “Scénario du film Passion è, con Lettre à Freddy BuachePuissance de la parole e Histoire(s) du Cinéma uno dei momenti più affascinanti dell’opera godardiana degli anni ’80 e ’90,  un’opera in diversi capitoli che si è via via costruita nel tempo. E’ un film più emozionante dello stesso Passion, testimonianza dell’impegno del regista in queste opere che sono apparentemente dei “corollari” e invece si sviluppano liberamente come opere autonome: come nella Lettre à Freddy Buache la voce di Godard esita, balbetta, sembra mimare i momenti di incertezza nel corso della lavorazione del film. Per concludere con un incantesimo che è qualcosa di nuovo nel cinema godardiano”. (Suzanne-Liandrat-Guigues, Jean-Louis Leutrat)

 

Sabato 4 febbraio dalle 1.55 alle 7.00

Fuori Orario cose (mai) viste

MAKING U.S.A. (INVENTARE UNA NAZIONE) (1) 

a cura di Fulvio Baglivi

Fuori Orario presenta un ciclo in cinque puntate che mette insieme due cineasti letteralmente fondamentali per l’arte cinematografica: David Wark Griffith e John Ford. L’opera folgorante e magnifica di questi due autori, insieme a quella di pochi altri, tra cui Chaplin che dà il via al ciclo con l’immenso La febbre dell’oro, non solo resiste a qualsiasi tentativo di revisione storica ed è impermeabile alle mode culturali ma contiene in sé tutta la potenza e l’inventiva che ha avuto il cinema nel secolo scorso nonché il ruolo fondativo nel creare l’immaginario e la narrazione degli Stati Uniti D’America.

LA FEBBRE DELL’ORO

(The Gold Rush, 1925, col., dur., 85’, v.o. sott.it.)

Regia: Charlie Chaplin

Con: Charlie Chaplin, Georgia Hale, Mack Swain, Tom Murray

Secondo lungometraggio diretto (e prodotto, interpretato, musicato, scritto…) da Chaplin dopo La donna di Parigi (1923), La febbre dell’oro è una pietra miliare della storia del cinema.

Il vagabondo, ingenuo e tenero cercatore solitario, sfida le avversità del rigido freddo del nord e incontra il rude mondo dei cercatori d’oro, animato dalla febbre di rivalsa che lo accomuna nell’impresa agli avventurieri, ai derelitti, ai fuggiaschi, alle donne che popolano questo universo selvaggio…

CORTI BIOGRAPH

(USA, 1908-1915)

Di: David Wark Griffith

I cortometraggi girati da David Wark Griffith per la Biograph Company segnano un momento fondamentale per lo sviluppo del cinema. Griffith, che proveniva dall’ambiente teatrale, inventa il cinema narrativo attraverso l’uso delle inquadrature e del montaggio, muta l’uso della fotografia e dell’illuminazione nonché porta una serie di tematiche e stile ancora oggi alla base del cinema statunitense. La sua opera straordinaria influenzerà praticamente tutti i cineasti, in quegli anni tumultuosi e pieni di inventiva degli inizi del ‘900 l’esperienza di Griffith incontrerà e segnerà autori e attori del cinema a venire da Stroheim a Lillian Gish a Mack Sennet.

LE AVVENTURE DI DOLLIE

(The Adventures of Dollir, b/n, muto, 1908, 12’ circa)

Con: Arthur V. Johnson, Linda Arvidson, Gladys Egan

Girato con G.W. Bitzer, uno dei pionieri del cinema americano attivo già dal 1896, segna l’esordio alla regia di Griffith. La storia racconta una giornata al fiume di Dollie con la sua famiglia viene rapita da uno zingaro…

L’ACCAPARRAMENTO DEL GRANO

(A Corner in Wheat, b/n, muto, 1909, 14’ circa)

Con: Frank Powell, Grace Henderson, James Kirkwood

Un magnate del frumento prova ad accaparrarsi tutto il mercato del grano e creare un monopolio con tutte le conseguenze annesse per i contadini produttori. Un film breve e spietato sul capitalismo.

UNA FANCIULLA PASTORALE

(The Arcadian Maid, b/n, muto, 1910, 16’ circa)

Con: Mary Pickford, Mack Sennet, George Nichols, Kate Bruce

La giovane e ingenua Priscilla trova lavoro in una fattoria dove incontra un giocatore perdigiorno che prova a risolvere i suoi problemi economici con la scusa dell’amore.

IL NEMICO SCONOSCIUTO

(An Unseen Enemy, b/n, muto, 1912, 15’ circa)

Con: Lillian Gish, Dorothy Gish, Erich Von Stroheim, Elmer Booth

Due adolescente orfane vengono chiuse in una stanza dal portiere della loro casa mentre il fratello maggiore è fuori per impegni…

IL RAGGIO DI SOLE

(The Sunbeam, b/n, muto, 17’)

Con: Ynez Seabury, Kate Bruce, Claire McDowell, Dell Henderson

Un bambino esce dalla stanza in cui sua madre sta morendo e riesce grazie allá sua innocenza a unire una vecchia zitella e un triste scapolo…

I CAVALIERI DEL NORD-OVEST

(She Wore a Yellow Ribbon, 1949, col., dur., 99’)

Regia: John Ford

Con: John Wayne, Joanne Dru, John Agar, Victor McLaglen

Capitolo centrale della così detta “trilogía della Cavalleria” (gli altri due sono Fort Apache e Rio Bravo) il film, ambientato in un forte della Cavalleria poco dopo la sconfitta contro i Nativi americani a Little Big Horn, prende il titolo originale da una famosa ballata popolare, il “nastro giallo” è il segno che indossa Olivia, nipote del capitano Nathan, per dire che è sentimentalmente legata. Il film vinse l’oscar per la fotografía, la composizione dell’immagine, l’uso della música popolare, i temi e la regia ne fanno uno dei (tanti) capolavori assoluti di John Ford.

 

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