La programmazione di Fuori Orario dal 3 al 9 aprile

Da stanotte a sabato 9 su Fuori Orario prosegue il viaggio con il cinema di Valerio Zurlini e Carmelo Bene

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CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

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Domenica 3 aprile dalle 2.10 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani   Turigliatto

presenta

COMMIATO ETERNO

IL CINEMA DI VALERIO ZURLINI (3)

a cura di Fulvio Baglivi, Simona Fina e Roberto Turigliatto

LA PROMESSA                                                                                                   

(Italia, 1970 b/n, 144′)

Regia: Valerio Zurlini dal dramma di Aleksej Arbuzov;

Con: Giancarlo Giannini, Anna Maria Guarnieri, Giulio Brogi

Trasmesso il 23 giugno 1970, (e mai più andato in onda prima della ri-proposta di Fuori Orario del 2012 grazie al lavoro di ricerca di Ciro Giorgini) è la versione televisiva di un testo che Zurlini aveva già allestito con lo stesso cast a teatro, debuttando all’Eliseo di Roma il 21 dicembre 1967.

«Ne La promessa, il testo di Aleksiej Arbuzov che qualche tempo fa fu presentato in teatro con grande successo di pubblico e di critica, l’azione si svolge in tre periodi successivi. Durante la guerra (tra il marzo e il maggio del 1942), subito dopo la fine della guerra (tra il marzo e il maggio del 1946) e infine nel dicembre del 1959, quando ormai i bombardamenti, i feriti, la paura di andare a letto e non svegliarsi più, non sono che un lontano ricordo. Nei tre protagonisti (Marat, Lika e Leonidik) Arbuzov rappresenta quella generazione che all’epoca del conflitto era giovanissima e che si ritrovò di colpo alle prese con un qualcosa di orribile, imprevisto, atroce. I tre si incontrano per caso, nasce un affettuoso legame tra loro, si aiutano reciprocamente; nello sconvolgimento generale, nel caos, nella paura, riescono a mantenere inalterate la freschezza, la voglia di vivere e di sopravvivere a ciò che ritengono profondamente ingiusto e fuor di senso». «Radiocorriere TV», 21-27 giugno 1970.

«È come un film di due ore e mezzo – che io ho girato esattamente come un film di due ore e mezzo –, che, però, aveva la fortuna di svolgersi fra tre attori tutti in una sala. Che io abbia girato un film o uno spettacolo televisivo non c’è differenza. Giravo sequenze di cinque, sei minuti; potevo anche unire, volendo, le inquadrature. Ci misi, mi pare, diciotto, sedici giorni di riprese: quindi non è una cosa talmente straordinaria. Allora sembrò rivoluzionaria perché, normalmente, si davano tre o quattro giorni di studio: però io rinunciai alla sala prove». Valerio Zurlini in Gianni Da Campo (a cura di), Appuntamento con Valerio Zurlini, «La Cosa Vista», n.7, 1988

 

Venerdì 8 aprile dalle 1.20 alle 6.00

A VIVA VOCE: CARMELO BENE PER SEMPRE (3)

a cura di Fulvio Baglivi

VIVERE SIGNIFICA ESSERE IN PERICOLO: UN INCONTRO CON FEDERICO PRIMOSIG

(Italia, 2022, col., dur., 5’)

A cura di: Fulvio Baglivi

Federico Primosig è una delle anime più attive dell’associazione L’Orecchio mancante, composta da amici, studiosi e collaboratori di Carmelo Bene. Lo abbiamo incontrato per parlare brevemente del pensiero che attraversa tutta l’opera di Bene, del suo legame con gli studi di Giorgio Colli e di altri filosofi del Novecento. 

MODI DI VIVERE – GIORGIO COLLI: UNA CONOSCENZA PER CAMBIARE LA VITA

(Italia, 1980, col., dur., 65’)

Realizzazione: Giorgio Mosul

Regia: Marco Colli

Fuori Orario manda in onda dopo tantissimi anni l’integrale della straordinaria puntata per la serie “Modi di vivere” dedicata al filosofo Giorgio Colli. Andata in onda nel 1980, un anno dopo la morte di Colli, curata da Marco Colli, è un ritratto sfaccettato con interventi dei familiari e degli amici di una vita (tra i quali Mazzino Montinari, Nino Cappelletti, Clara Valenziano), gli editori Einaudi, Boringhieri, Foà. Carmelo Bene, in omaggio al pensiero e all’opera del filosofo con cui condivideva amori e visioni, legge brani dalle opere di Colli e da Così parlò Zarathustra di Nietzsche.

VARIETY – CARMELO IN MUSICA (Intervista su Manfred)

(Italia, 1980, col., dur.,13’)

Di: Sandro Bolchi

Servizio della trasmissione Variety con Carmelo Bene che parla della messa in scena dello spettacolo Manfred.

MANFRED, VERSIONE PER CONCERTO IN FORMA DI ORATORIO

(Italia, 1979-1983, col., dur., 71’)

Di: Carmelo Bene

Con: Carmelo Bene, Lydia Mancinelli

Musica: Robert Schumann, orchestra e coro comunale di Bologna diretti da Piero Bellugi

Adattamento per la TV dell’omonimo spettacolo teatrale dell’anno precedente, adattato dall’opera di Byron, il Manfred di Bene viene trasmesso solo quattro anni più tardi (1983). Quest’opera segna l’inizio del percorso che porterà alla “macchina attoriale”, CB si libera delle scene, delle luci, dei costumi portando la voce al centro, come afferma Deleuze ogni cosa diventa “una voce”.

CARMELO BENE – IN-VULNERABILITA’ D’ACHILLE (TRA SCILIO E ILIO)

(Italia, 1997, col., dur., 71’)

Di e con: Carmelo Bene

Adattamento per la TV dello spettacolo iniziato nel 1989 (messa in scena il 26 luglio 1989 a Milano, Castello Sforzesco) e portato in scena anche nel 19successivi con il titolo Pentesilea.

BENE! QUATTRO DIVERSI MODI DI MORIRE IN VERSI (prima serata)

(Italia, 1974-1977, col., dur., 49’)

Uno dei primi lavori televisivi di Carmelo Bene, realizzato nel 1974, lo stesso anno del primo Amleto (da Shakespeare a Laforgue), subito dopo aver chiuso con Un Amleto di Meno la parentesi cinematografica aperta nel 1968 con Hemitage e Nostra Signora dei Turchi, ma andato in onda soltanto nel 1977, in due serate su Rai 2 il 27 e 28 ottobre. I diversi modi di morire sono nelle parole di quattro grandi scrittori russi, Majakovskij-Esenin-Blok-Pasternak, riadattate e recitate dalla voce di Bene che cura anche la regia. Girato in video, con musiche di Vittorio Gelmetti, è un’opera esplorativa e di rottura che disintegra la teatralità insita nella televisione frantumando lo spazio/studio mentre ne esalta la fin(i)tezza. I versi dei quattro poeti russi formano un florilegio che ruota intorno alla rivoluzione vista come apocalisse antropologica e culturale con i suoi fuochi fatui e le sue macerie.

 

Sabato 9 aprile dalle 1.40 alle 6.30

COMMIATO ETERNO

IL CINEMA DI VALERIO ZURLINI

(4)

a cura di Fulvio Baglivi, Simona Fina e Roberto Turigliatto

DA ZURLINI A ZURLINI – IN DIALOGO CON SERGIO M. GRMEK GERMANI

A cura della redazione di Fuori Orario, 2022, dur., 15’ circa

Sergio Grmek M. Germani, colonna dei primi anni di vita della nostra trasmissione, racconta la sua visione e il suo amore per l’opera di Valerio Zurlini, cineasta che considera uno dei massimi del cinema italiano e non solo. Il festival triestino I Mille Occhi, ideato e “messo in scena” per venti anni da Germani, ha proiettato negli anni tutti i film di Zurlini comprese le diverse edizioni di alcuni film.

LA PRIMA NOTTE DI QUIETE              

(Italia, 1972, col., 127’)

Regia: Valerio Zurlini

Con: Alain Delon, Sonia Petrova, Lea Massari, Giancarlo Giannini, Salvo Randone, Alida Valli, Renato Salvatori, Adalberto Maria Merli

Daniele, un insegnante quasi quarantenne senza radici e dal passato misterioso, trova un incarico di supplente in un liceo di Rimini. Entrato nel giro notturno di alcuni mediocri “vitelloni” locali, egli è anche attratto dalla sua allieva Vanina, già a sua volta legata da un arido rapporto senza amore con uno di loro, il cinico Gerardo. Daniele è respinto rabbiosamente dalla madre di Vanina e subisce una scenata di gelosia dalla propria compagna Monica. Vanina, dopo una breve fuga, ricompare e passa una notte d’amore con Daniele prima che il loro destino precipiti in una pulsione di morte.

“Il racconto ha origine anche da quelle stagioni invernali (…), quella costiera adriatica che avevo visto d’inverno, quando non c’è l’esplosione del turismo estivo, stretta dal rancore, dalla ferocia, dalla violenza. L’avevo vista, quella violenza dell’uomo sulla donna. La prima notte di quiete è un film molto legato a un certo ambiente geografico. Contiene anche un aspetto di ‘storia popolare’: la storia di un uomo che ha un rapporto ormai di morte con gli altri, e che incontra la giovinezza. Una giovinezza che nasconde in realtà la morte: è un romanzo popolare vecchio come il mondo (…) Ma certo nel film ci sono molte cose personali, per esempio contiene in definitiva quella strana insistenza di bisogno di cristianesimo. E poi c’è in me un fondo di nichilismo che ho profuso a piene mani sui personaggi, con un desiderio di distruzione e di autodistruzione. Diciamo che sono gli aspetti più segreti della mia personalità…”. (Valerio Zurlini)

VALERIO ZURLINI. GLI ANNI DELLE IMMAGINI PERDUTE

(Italia, 2012, col., dur. 87’)

Regia: Adolfo Conti

Con: Marco Weiss, Jacques Perrin, Giulio Questi, Carlo Lizzani, Nicola Badalucco, Enrico Medioli, Giuliano Montaldo, Claudia Cardinale, Giorgio Albertazzi, Vittorio Caronia, Furio Bordon

Presentato nel 2012 alla Mostra del Cinema di Venezia. “Gli anni delle immagini perdute delinea il ritratto di Valerio Zurlini, scomparso nell’ottobre 1982, poche settimane dopo aver partecipato come giurato alla 50. Mostra del Cinema di Venezia. Zurlini sapeva di essere malato e aveva dedicato gli ultimi mesi di vita alla scrittura del proprio testamento spirituale, che uscirà postumo con il titolo Gli anni delle immagini perdute. Un bilancio esistenziale spietato, il racconto di un mondo che cambia in modo irreversibile, un appello struggente in difesa del cinema d’autore. Il regista ripercorre gli episodi più importanti della propria vita, indica le ragioni del suo cinema, ricorda gli artisti che l’hanno formato. Soprattutto: denuncia le “immagini perdute”, i tanti film cioè che egli scrisse e preparò senza riuscire a portarli a compimento. Gli anni delle immagini perdute torna nei luoghi in cui il regista amava ritirarsi, raccoglie le testimonianze di amici e collaboratori, ripropone il repertorio di interviste e conversazioni del regista, nel tentativo di capire le cause di questo forzato e fatale “silenzio” produttivo”. (dal catalogo della Mostra del Cinema di Venezia)

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