La programmazione di Fuori Orario dal 30 agosto al 5 settembre

Nella programmazione di Fuori Orario da stasera al 5 settembre due Leoni d’oro a Venezia: Sacro GRA e The Woman Who Left. E poi c’è sempre l’appuntamento fisso con il cinema italiano degli anni ’40

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Domenica 30 agosto 2020

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto

presenta

CINEMA SUL FONDO 2

da una idea di Ciro Giorgini ed enrico ghezzi (6)

a cura di Paolo Luciani

Sono centinaia i film italiani del periodo 1929/1945 considerati perduti, scomparsi, non ancora individuati. Le condizioni oggettive di deperibilità e difficoltà di conservazione di copie e negativi,  si sono unite alle  ventate di rimozione (culturale, critica, storica, politica…) che si alzarono impetuose ed immediate nei giorni della Liberazione. Ci sono voluti alcuni decenni prima che si risvegliasse una attenzione nei confronti di “quel cinema”; anche in questo caso, va attribuito alla nuova o giovane (…di allora…) critica italiana il merito di averlo considerato in maniera del tutto originale

 Fin dalla sua nascita, la Rai ha rappresentato una delle possibilità maggiori di fruizione di questo cinema; oltre ad avere la disponibilità di decine e decine di titoli, via via diversi anno dopo anno, secondo la logica dei diritti tv, si è spesso impegnata nella ricerca, restauro e promozione di titoli importanti del periodo 1929/1945, collaborando attivamente con studiosi e cineteche. In particolare, questa funzione è stata assolta da Fuori Orario; CINEMA SUL FONDO, nasce alcuni anni fa da questa esigenza e dalla passione di Ciro Giorgini con enrico ghezzi.

Al lavoro ci CINEMA SUL FONDO si deve   ad esempio il ritrovamento di un titolo considerato scomparso come LA STELLA DEL CINEMA, che volutamente abbiamo scelto per inaugurare questa ripresa del ciclo.

Riprendiamo quindi questo progetto con la speranza di poter contribuire a tenere alta l’attenzione su questo segmento importante della storia del nostro paese.

LA FIGLIA DEL CORSARO VERDE

(Italia, 1940, b/n, dur., 73’40” )

Regia: Enrico Guazzoni; soggetto dal romanzo omonimo attribuito ad Emilio Salgari; sceneggiatura Alessandro De Stefani, nella riduzione operata da Nino Angioletti; fotografia Jan Stallich; montaggio Vincenzo Zampi; scenografia Piero Filippone; musica Alberto Ghislanzoni diretta da Ugo Giacomozzi; costumi Mario Rappini; arredamento Italo Cremona

produzione Giulio Manenti per la Manenti Film realizzata negli stabilimenti di Pisorno

Con: Doris Duranti, Fosco Giachetti, Camillo Pilotto, Mariella Lotti, Enrico Glori, Tina Lattanzi, Polidor, Ernesto Almirante, Primo Carnera, Nino Marchetti

Il figlio di un   governatore di una repubblica sudamericana riesce ad infiltrarsi in incognito tra le fila di una banda di pirati che infesta i mari ed il territorio amministrato dal padre; la sua volontà eè quella di farli cadere in un tranello e consegnarli alla giustizia. Sono numerose e pericolose le prove che dovrà superare per essere ammesso alla pirateria; il suo piano viene però scoperto e lui condannato a morte, Sarà provvidenzialmente salvato dalla bella figlia del Corsaro Verde, perdutamente innamoratasi e che, per di più, lo aiuterà a sbaragliare i pirati, liberando le colonie della repubblica dalla loro tirannia.

 

IL CONTE DI MONTECRISTO   

(Italia, 1943/1945,   b/n, dur.,105’38”)

Regia: Robert Vernay e Ferruccio Cerio/Giuseppe Macaluso; soggetto dal romanzo omonimo di Alexander Dumas; sceneggiatura e dialoghi Charles Spaak, sceneggiatura e dialoghi italiani Guglielmo Santangelo, Pietro Solari; fotografia Victor Armenise; montaggio Jean Feitè; Roger Desormieres; costumi Rosine Delamere

Con: Pierre Richard-Wilm, Michele Alfa, Ermete Zacconi, Marcel Herrand, Aime Clariond, una produzione Regina Film
Ennesima trasposizione cinematografica della vendettadi Edmond Dantes; il film fu realizzato in Francia e a Cinecittà, per favorire la diversa distribuzione delle versioni francese ad italiana. Mentre in Francia il film uscì nel 1943, in Italia, con il precipitare della situazione politica dopo il 25 luglio, venne distribuito solo nella primavera del 1945.

 

LE DUE TIGRI  

(Italia, 1941, b/n, dur.,79’26”)

Regia: Giorgio C. Simonelli; soggetto dal romanzo omonimo di Emilio Salgari (1904); sceneggiatura Marcello Pagliero, Andrea di Robilant; fotografia Domenico Scala; montaggio Duilio A. Lucarelli; musica Umberto Galassi; scenografia Alfredo Montori; costumi Gino C. Sensani, Maria De Matteis; coreografie Alanova; consulente artistico Pietro Sharoff

Con: Massimo Girotti, Alanova, Luigi Pavese, Sandro Ruffini, Cesare Fantoni, Amrdeo Trilli, Enzo Gerio, Arturo Bragaglia, Agnese Dubbini

una produzione A. di Robilant  per la Sol Film realizzata a Cinecittà

Il fanatico capo della setta indiana dei Thugs rapisce una fanciulla per farne la sacerdotessa della dea Kalì; su richiesta del padre, Sandokan con i suoi fidi compagni, i tigrotti di Mompracen, si mette alla sua ricerca. Dopo avere affrontato varie peripezie, la trovano nel tempio dedicato alla dea; riescono a liberarla dopo un violento scontro con i fanatici seguaci appartenenti alla setta.

 

Venerdì 4 settembre 2020

VENEZIA, IL CINEMA

FONDAMENTA DEGLI INVISIBILI (1)

 

SPIRA MIRABILIS

(Italia, 2016, col., 124’05”)

Regia: Massimo D’Anolfi, Martina Parenti

Con: Marina Vlady, Leola One Feather, Moses Brings Plenty, Felix Rohner, Sabiona Schȁrer, Shin Kubota 

In concorso a Venezia nel 2016.

Il fuoco: Leola One Feather e Moses Brings Plenty, una donna sacra e un capo spirituale, e la loro piccola comunità di nativi americani Iakota da secoli resistenti a una società che li vuole annientare. La terra: le statue del Duomo di Milano sottoposte a una continua rigenerazione per rimediare all’erosione del tempo. L’aria: Felix Rohner e Sabina Schärer, musicisti “alchimisti” svizzeri inventori di strumenti/sculture in metallo le cui sonorità possono curare e salvare. L’acqua: Shin Kubota, uno scienziato-cantante giapponese che studia la Turritopsis nutricula, una piccola medusa “immortale”, capace com’è di rigenerarsi fino a dodici volte. L’etere: Marina Vlady, che dentro un cinema fantasma ci accompagna nel viaggio narrando L’immortale di Borges. Sono i protagonisti di Spira Mirabilis, girato in diversi luoghi del mondo, una sinfonia visiva che racconta l’immortalità.

“Venuti a conoscenza di Shin Kubota e dei suoi studi sulla medusa immortale abbiamo subito capito che questo era il punto di partenza del nostro film: un uomo alle prese con l’immortalità. Nei nostri precedenti lavori abbiamo indagato il rapporto fra l’uomo e le istituzioni, in Spira Mirabilis ci interessava invece realizzare un film in cui l’uomo si confrontasse con i propri limiti e le proprie aspirazioni. (…) Se l’immortalità è un’utopia, qui viene declinata in vario modo attraverso la rigenerazione, la resistenza, attraverso l’idea che l’immortalità possa tradursi nel lasciare nel tempo qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio”. (Massimo D’Anolfi, Martina Parenti)

 

SACRO GRA

(Italia, 2013, col., 91’13”)

Regia: Gianfranco Rosi

Montaggio: Jacopo Quadri

Leone d’oro a Venezia nel 2013, con la giuria presieduta da Bernardo Bertolucci.

Dopo aver filmato in giro per il mondo l’India dei barcaioli, il deserto americano dei dropout, il Messico dei killer del narcotraffico, Gianfranco Rosi è tornato in Italia girando e perdendosi per tre anni con un minivan sul Grande Raccordo Anulare di Roma, la più grande autostrada urbana del nostro paese. Lontano dai luoghi canonici della capitale, il GRA si trasforma in collettore di storie a margine di un universo in espansione, un territorio da esplorare in cui si disvelano mondi invisibili e apparizioni fugaci. Un nobile piemontese e sua figlia laureanda, assegnatari di un monolocale in un moderno condominio, vivono  ai bordi del Raccordo; un botanico armato di sonde sonore e pozioni chimiche cerca il rimedio per liberare le palme della sua oasi dalle larve divoratrici; un principe dei nostri giorni con un sigaro in bocca fa ginnastica sul tetto del suo castello assediato dalle palazzine della periferia informe a un’uscita del Raccordo; un barelliere in servizio sull’autoambulanza del 118 dà soccorso e conforto girando notte e giorno sull’anello autostradale; un pescatore di anguille vive su una zattera all’ombra di un cavalcavia sul fiume Tevere.

Sabato 5 settembre 2020 

VENEZIA, IL CINEMA

FONDAMENTA DEGLI INVISIBILI (2)

THE WOMAN WHO LEFT – LA DONNA CHE SE NE E’ ANDATA  

(Angbabaenghumayo, Filippine, 2016, b/n, 220’12”, v.o.sott.italiani,)

Regia: Lav Diaz

Con: Charo Santos-Concho, John Lloyd Cruz, Michael De Mesa, Nonie Buencamino

Ispirato al racconto di Tolstoj “Dio vede quasi tutto, ma aspetta”, il film ha vinto il Leone d’oro alla Mostra di Venezia nel 2016, facendo seguito ai premi di Locarno e Berlino dei suoi film precedenti.

Il cineasta filippino mette al centro del racconto una donna (in Tolstoj al contrario è un uomo) e sposta l’ambientazione nel contesto urbano contemporaneo delle Filippine. Mentre Horacia ritorna in città dopo essere stata ingiustamente detenuta per trent’anni emergono le storie di violenza e ingiustizia delle Filippine degli ultimi quarant’anni.

Lav Diaz l’ha definita “una storia di morte e di perdono. Un racconto spirituale che non riguarda Dio ma una persona che soffre ed è spinta a fare qualcosa di buono per tutta l’umanità”.

Leone d’Oro al Festival di Venezia del 2016.

 

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