La programmazione di Fuori Orario dal 6 al 12 febbraio

Da stanotte fino a sabato su Fuori Orario ci saranno gli omaggi a Julio Bressane, Valerio Zurlini e Luigi Di Gianni.

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CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

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Domenica 6 febbraio dalle 2.10 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

SENTINELLE DEL NULLA. IL CINEMA ANTROPOCENTRICO DI LUIGI DI GIANNI (3)

a cura di Simona Fina

IL PROCESSO                          

(Italia, 1978, col., dur., 195‘)

Regia: Luigi Di Gianni

Con: Paolo Graziosi, Roberto Herlitzka, Mario Scaccia, Piera Degli Esposti, Milena Vukotic, Leopoldo Trieste.

Una produzione Rai dal romanzo omonimo di Kafka. Sceneggiato in due puntate, per la durata complessiva di tre ore e dieci minuti. Una versione sospesa tra la corposità “realistica” ma non naturalistica dell’immagine e la rarefazione della “atmosfera” in cui ambienti e personaggi sono immersi.

“Nella impostazione del clima generale e nelle componenti scenografiche e recitative, ho cercato di evitare da una parte la pura astrazione, dall’altra un realismo parziale e riduttivo e di assumere la corposità e nello stesso tempo la dilatabilità dei dati reali (anche nell’ambientazione) che l’autore nitidamente suggerisce”. (Luigi Di Gianni)

 

Venerdì 11 febbraio dalle 1.20 alle 6.00

JULIO BRESSANE, SCOPRITORE DI STELLE

a cura di Simona Fina e Roberto Turigliatto

con gli auguri di Fuori Orario a Júlio per il suo 76 compleanno

GAROTO (RAGAZZO)  PRIMA VISIONE TV

(Brasile, 2015, col., dur., 77′, v.o. sott., it.)

Regia, sceneggiatura: Júlio Bressane

Con: Marjorie Estiano, Gabriel Leone, Josie Antello

Musica: Guilhermo Vaz e una canzone di Elvira Rios

Presentato al Festival di Locarno del 2015.

Ispirato al racconto L’assassino disinteressato Bill Harrigan di Jorge Luis Borges.  L’inizio della vita nella foresta del “garoto“ dove sperimenta l’avventura amorosa e spirituale con una ragazza.  Tutto cambia quando il giovane commette un crimine inaspettato     che condurrà alla separazione., alla fuga   e poi al ritrovamento in un deserto popolato di segni preistorici

La scena ellittica del crimine (rappresentato fuori campo) divide il film in due parti, girate in due luoghi iconici del cinema di Bressane: la prima nella foresta di Tijuca e in Rua Aperana a Rio de Janeiro e, la seconda nel sertão di Cariri a Cabrobó, nella Paralba dove si trova la Pedra do Pai Mateus (già presente in São Jeronimo).

Il film è stato pensato all’interno di un progetto produttivo dal titolo „Tela brilhadora“ che si richiama all’esperienza della mitica Bel Air del 1969 (la casa di produzione di Bressane, Sganzerla e Helena Ignez) e che comprende altri tre film realizzati da altrettanti  collaboratori abituali del regista, Bruno Safadi, .Moa Batsow, Rodrigo Lima

“Ho letto il racconto di Borges ancora negli anni Settanta. Mi affascinò fin dal primo momento in cui lo scorsi davanti agli occhi. Entrai in contatto con Borges per telefono e gli parlai della mia volontà di filmare la versione innovatrice e devastatrice che lui aveva fatto del mito dell’assassino disinteressato Bill Harrington. Fu un affrettato, irriflesso adattamento che fortunatamente non filmai. Una lettura più lenta mi fece aprire il testo e seguire, nella mitologia della collera, il mito ancestrale dell’omicidio. Un’opera d’arte è la possibilità di una reincarnazione, mi avvicinai alla contemporaneità del mito attraverso la via archeologica, preistorica. Il mito nasce dall’insufficienza del linguaggio di fronte al soprannaturale. L’essenziale è sempre l’invisibile“. (Júlio Bressane)

MIRAMAR                                                      

(id., Brasile, 1997, col., dur., 82’, v. o sott., it.)

Regia: Júlio Bressane

Con: João Babelo, Giulia Gam, Diego Vilela, Lovise Cardoso, Bia Nunes, Fernando Torres

Per gentile concessione di Júlio Bressane

“Il film racconta la traiettoria di un cineasta, Miramar. Come la metafora del suo nome suggerisce, il mare infinito, misterioso, mutevole, nel suo va e vieni, continuo come la vita stessa, lo ossessiona. Questo spiega il fatto che l’azione abbia quasi sempre il mare come sfondo: cimitero marino di Barra de São João, camere e terrazze dell’hotel in riva al mare, spiagge, vie e bar della zona sud di Rio de Janeiro” (Júlio Bressane). Con citazioni di Ejzenstejn, Oswald de Andrade, Machado de Assis, Orson Welles, film americani classici e musica popolare brasiliana, una sorta di “falsa autobiografia” di Julio Bressane, cineasta antropofago.

NIETZSCHE SILS MARIA ROCHEDO DE SURLEJ        

(Brasile, 2019, col., dur., 58’)

Regia: Rosa Dias, Julio Bressane e Rodrigo Lima

Per gentile concessione di Julio Bressane

Commovente ed ispirata visita alla casa di Nietschze a Sils Maria da parte di Julio Bressane e Rosa Dias, coloro che più di ogni altro hanno pensato e decantato il grande filosofo non solo in I giorni di Nietzsche a Torino ma praticamente in tutto il loro cinema. Emozionante e indimenticabile il contatto spiritico di Rosa Dias con la Roccia di Surley.

IL VENTO DEL CINEMA: JULIO BRESSANE                      

Di: Franco Maresco  

(Incontro al Festival di Lipari, 2001, dur., 29’00”, v.o.sott.it.)

Conversazione con Julio Bressane al Festiva di Cinema e Filosofia diretto da enrico ghezzi.

 

Sabato 12 febbraio dalle 1.50 alle 6.30

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

COMMIATO ETERNO –IL CINEMA DI VALERIO ZURLINI  (1)

a cura di Fulvio Baglivi Simona Fina e Roberto Turigliatto

CRONACA FAMILIARE         Versione restaurata dalla cineteca Nazionale

(Italia, 1962, col., dur., 115′)

Regia: Valerio Zurlini

Con: Marcello Mastroianni, Jacques Perrin, Salvo Randone, Valeria Ciangottini

Alla notizia della morte del fratello minore Dino il giornalista Enrico ripercorre – sullo sfondo di una Firenze autunnale – le varie fasi del loro difficile rapporto: dalla separazione alla morte della madre, quando Dino era stato adottato dal maggiordomo di un nobile che gli aveva cambiato il nome in Lorenzo perché più “aristocratico” alla riunione, dalle visite alla vecchia nonna ai difficili tentativi di Dino/Lorenzo di trovare un lavoro e farsi una famiglia fino alla morte improvvisa.

Dal romanzo autobiografico di Vasco Pratolini (1947), uno dei capolavori del regista, considerato addirittura del regista Paul Vecchiali il film più bello di tutto il cinema italiano. “Cronaca familiare avrebbe dovuto essere il mio primo film. Sono andato a trovare Pratolini per conoscerlo dopo aver letto Cronaca familiare, un libro che mi aveva colpito in modo incredibile. Così cominciò l’amicizia con Pratolini e nacque l’idea un po’ folle – eravamo bel 1952 – di girare Cronaca familiare a colori. Se il film si fosse fatto all’epoca saremmo stati su posizioni di totale avanguardia. Quando mi proposero di riprendere il progetto, diversi anni dopo, accettai perché è evidente che il romanzo non era affatto invecchiato. (…) In Cronaca familiare c’è anche il ricordo, la tenerezza, l’amore, la simpatia e tutta la familiarità che ho avuto con Rosai, i cui quadri mi hanno condotto a scoprire dei luoghi di Firenze che non avevo trovato quando preparavo il mio primo film”. (Valerio Zurlini)

 LE RAGAZZE DI SAN FREDIANO                                                                             

(Italia, 1954, b/n, dur., 89′)

Regia: Valerio Zurlini

Con: Antonio Cifariello, Rossana Podestà, Giovanna Ralli, Marcella Mariani, Giulia Rubini, Corinne Calvet, Giovanni Minervini, Sergio Raimondi, Giuliano Montaldo

Il giovane meccanico Andrea, bello “come Robert Taylor” e perciò soprannominato Bob, fa strage di cuori femminili nel quartiere fiorentino di Sanfrediano. Piantato dalla ballerina Mafalda, corteggia contemporaneamente le giovanissime Tosca, Silvana, Gina e Loretta, ma non resiste alla tentazione di puntare più in alto con la matura modista Bice, la quale tuttavia la delude quasi subito. Dopo un mancato ritorno di fiamma con Mafalda, “Bob” tenta di partire con Bice e il suo seguito, ma glielo impedisce e lo induce con le maniere forti a rimettersi sulla retta via.

“La Lux continuava la sua politica di far nascere un regista attraverso esperienze che ne rivelassero le qualità professionali. E così mi offrirono di adattare Le ragazze di Sanfrediano, uscito nel 19521. Devo dire però che, nonostante la mia grandissima ammirazione per Vasco Pratolini, è l’unico suo libro che non mi è mai piaciuto.  Incontrai Pratolini, gli espressi i miei dubbi e la mia scarsa adesione ai personaggi. Pratolini mi rassicurò e mi disse: ‘Io ho scritto un libro, tu devi fare un film, dunque sei assolutamente libero di fare quello che vuoi’ (…) E’ una commedia di giovani, con qualche punto di contatto con Gli innamorati di Bolognini, che però è stato girato successivamente. Le ragazze di Sanfrediano era un film spirituale, gioioso, ironico; era interamente interpretato da debuttanti, il che gli dava un’aria di freschezza e di vivacità. Per altro era una commedia piuttosto malinconica: faceva ridere, ma fino a un certo punto”. (Valerio Zurlini)

LA PIETÀ DI NOVEMBRE  (prima parte)                                                       

(Italia, 1968, b/n, dur., 70’ circa)

Dramma: Franco Brusati

Regia: Valerio Zurlini

Regia televisiva: Procacci

Musica: di Ivan Vandor

Interpreti: Giorgio Albertazzi, Anna Proclemer, Diana Torrieri, Augusto Mastrantoni, Carlo Sabatini

Zurlini fu il regista teatrale del dramma di Franco Brusati che ebbe la prima Roma  al Teatro Eliseo il 21 marzo 1966. La Rai ne realizzò la versione televisiva, con la regia televisiva di Lino Procacci, che andò in onda il 28 dicembre 1968 sul Secondo programma RAI. Mai più andato in onda successivamente, la versione televisiva di La pietà di novembre fu poi riscoperta  da Fuori Orario. È la storia di Luca, un giovane dalle ambizioni sbagliate, che vuole dimostrare con una grande impresa, con un gesto tragico, le sue capacità. Qui la vicenda si inserisce e si dissolve in quella di Lee Oswald che uccide il presidente Kennedy per entrare nella storia. Brusati vuole rappresentare una gioventù sbandata spinta da falsi ideali eroici.

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