La programmazione di Fuori Orario dall’1 al 7 gennaio

Nella prima notte dell’anno si riparte da Chantal Akerman, Roberto Rossellini, Jean-Marie Straub, Roman Polanski, Julio Bressane e Luigi Di Gianni

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CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

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Domenica 1 gennaio dalle 1.45 alle 6.00

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

IL SALE DELLE LACRIME

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

NO HOME MOVIE               

(Francia/Belgio, 2015, col., dur., 113′, v.o. sott. it.,)

Regia: Chantal Akerman

Con: Chantal Akerman, Natalia Akerman

Presentato in Concorso al Locarno Film Festival, è l’ultimo film della grande cineasta belga scomparsa due mesi dopo la prima al festival.

Il film è un ritratto a due facce in cui la Akerman filma gli ultimi giorni della sua anziana madre sopravvissuta a Auschwitz e già a lungo presenza ossessiva nei suoi film (da News from Home a bas). In una scena in particolare le due donne si ritrovano in cucina e, durante il commovente dialogo, pelano patate (chiaro riferimento al capolavoro di Akerman Jeann Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles). Il resto del film si snoda attraverso lo schermo del computer in cui avvengono le chiamate skype tra le due donne da anonime stanze d’hotel dove la Akerman si ferma durante i suoi viaggi e lunghe carrellate nel deserto israeliano.

“Ho avuto la sensazione per molto tempo – mia madre è stata prigioniera nei campi e non ha mai detto una parola al riguardo – che io dovessi parlare per lei, il che è assurdo perché non si può parlare per qualcun altro. Così ero ossessionata da questo, dalla sua vita. Ero ossessionata anche dal modo in cui quando è uscita dai campi ha trasformato la sua casa in una prigione. Questo è Jeanne Dielman. Ora posso raccontarlo, ma non ne ero consapevole quando l’ho fatto. Così ho pensato che ero io che dovevo fare, perché lei non diceva niente, che ero io che andavo a testimoniare al posto suo”. (D. Kasman, Chantal Akerman discusses No Home Movie, Agosto, 2015).

Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles è stato considerato il miglior film di tutti i tempi nel sondaggio più recente della rivista  Sight and Sound.

EUROPA ’51          

(Italia, 1952, b/n, dur., 114’15’’ ca.)

Regia: Roberto Rossellini

Con: Ingrid Bergman, Alexander Knox, Ettore Giannini, Giulietta Masina, Teresa Pellati, Alfred Browne, Antonio Pietrangeli, Marcella Rovena

Fuori Orario ripropone uno dei film che più contrassegna la storia e l’identità del programma, non meno di L’Atalante di Jean Vigo.

Irene Girard, moglie di un diplomatico straniero, vive felice a fianco del marito. Il suo tenore di vita è del tutto normale e corrisponde alle abitudini delle donne della sua classe; ma, improvvisamente, un tragico avvenimento viene a sconvolgere la sua esistenza. Il suo unico figliolo dodicenne muore in seguito ad un tentativo di suicidio: risulta che il piccolo si credeva trascurato dai genitori. Questo dramma doloroso provoca nell’animo d’Irene una violenta crisi: essa si sente colpevole e il suo dolore la rende più sensibile al dolore altrui. Un cugino marista, Andrea, le fa da guida nel visitare le case dei poverissimi. Irene porta loro dapprima soccorsi materiali e si consacra poi con assoluta dedizione all’assistenza dei malati e dei sofferenti. Ella conforta con le sue cure gli ultimi giorni di una prostituta; per indurre un giovane delinquente al pentimento lo fa fuggire e viene arrestata per favoreggiamento. Per soffocare lo scandalo, il marito la fa ricoverare in una clinica psichiatrica. Determinata a praticare, secondo i propri intendimenti, la dottrina evangelica dell’amore, Irene rifiuta ogni compromesso e viene rinchiusa per sempre nella casa di salute.

 

Venerdì 6 dicembre dalle 0.40 alle 6.00

LA MACCHINA MORBIDA ovvero Il demone della scrittura

a cura di Lorenzo Esposito

L’UOMO NELL’OMBRA – THE GHOST WRITER                          

(The Ghost Writer, Usa/Germania/Francia, 2010, col., dur., 123’)

Regia: Roman Polanski

Con: Ewan McGregor, Pierce Brosnan, Kim Cattrall, Olivia Williams, Jim Belushi, Timothy Hutton

Adam Lang, ex primo ministro britannico vive su un’isola negli Usa con la moglie, la segretaria e le guardie del corpo. Qui viene raggiunto da un ghost writer che lo deve aiutare a scrivere la sua autobiografia. Lo scrittore però scopre che il precedente ghost writer è morto in circostanze misteriose e che il ministro ha un passato scottante. Mentre le ombre si diffondono, l’uomo nell’ombra viene a sua volta progressivamente irretito in una tela di false piste, di derive notturne, di complotti e auto-complotti senza fine. Il film – come l’autobiografia del ministro – sembra complottare contro se stesso e cerca, con un tipico movimento polanskiano, di sopravvivere altrove.

 

GAROTO (RAGAZZO)                                     

(Brasile, 2015, col., dur., 77′, v. o. sott., it.)

Regia, sceneggiatura: Júlio Bressane

Con: Marjorie Estiano, Gabriel Leone, Josie Antello

Presentato al Festival di Locarno del 2015

Ispirato al racconto L’assassino disinteressato Bill Harrigan di Jorge Luis Borges.  L’inizio della vita nella foresta del “garoto“ dove sperimenta l’avventura amorosa e spirituale con una ragazza.  Tutto cambia quando il giovane commette un crimine inaspettato che condurrà alla separazione., alla fuga e poi al ritrovamento in un deserto popolato di segni preistorici.

La scena ellittica del crimine (rappresentato fuori campo) divide il film in due parti, girate in due luoghi iconici del cinema di Bressane: la prima nella foresta di Tijuca e in Rua Aperana a Rio de Janeiro e, la seconda nel sertão di Cariri a Cabrobó, nella Paralba dove si trova la Pedra do Pai Mateus (già presente in São Jeronimo).

Il film è stato pensato all’interno di un progetto produttivo dal titolo „Tela brilhadora“ che si richiama all’esperienza della mitica Bel Air del 1969 (la casa di produzione di Bressane, Sganzerla e Helena Ignez) e che comprende altri tre film realizzati da altrettanti  collaboratori abituali del regista, Bruno Safadi, .Moa Batsow, Rodrigo Lima

“Ho letto il racconto di Borges ancora negli anni Settanta. Mi affascinò fin dal primo momento in cui lo scorsi davanti agli occhi. Entrai in contatto con Borges per telefono e gli parlai della mia volontà di filmare la versione innovatrice e devastatrice che lui aveva fatto del mito dell’assassino disinteressato Bill Harrington. Fu un affrettato, irriflesso adattamento che fortunatamente non filmai. Una lettura più lenta mi fece aprire il testo e seguire, nella mitologia della collera, il mito ancestrale dell’omicidio. Un’opera d’arte è la possibilità di una reincarnazione, mi avvicinai alla contemporaneità del mito attraverso la via archeologica, preistorica. Il mito nasce dall’insufficienza del linguaggio di fronte al soprannaturale. L’essenziale è sempre l’invisibile“. (Júlio Bressane) 

APPUNTI PER UN FILM SU KAFKA  (Nella colonia penale)

(Italia,  2013, col., dur., 83′)

Regia Luigi Di Gianni

Con: Renato Scarpa Pietro Faiella Raffaele Braia Antonio Scalici Piergiuseppe Francione

Elvezia Balducelli Gaetano Gesmundo

Nella colonia penale è un racconto di Franz Kafka scritto nel 1914, in cui si narra il preludio di una condanna a morte. È la fredda descrizione dell’imminente esecuzione capitale di un soldato, reo di insubordinazione e oltraggio a un superiore.

La sua colpa è di essersi addormentato durante il turno di guardia dinanzi alla porta del capitano e di non aver quindi eseguito l’ordine del saluto militare allo scoccare delle ore. All’esecuzione sono presenti un soldato, il quale controlla il condannato con una pesante catena, l’ufficiale che dovrà eseguire la condanna e un esploratore straniero. L’esecuzione vera e propria sarà condotta con uno strano macchinario, “un apparecchio singolare”, come lo chiama lo stesso ufficiale all’inizio del racconto. Questa macchina, infatti, è programmata per uccidere lentamente incidendo più e più volte, con tanti aghi di vetro, sulla pelle del condannato l’ordine non rispettato (in questo caso “ONORA IL TUO SUPERIORE”!), passando e ripassando sulle ferite con una sempre maggiore profondità… Dalla visionaria opera di Kafka prende spunto la riflessione di Luigi Di Gianni, in un viaggio onirico e letterario a cavallo tra fiction e docufiction, tra le nebbie e gli inquietanti scenari del Delta del Po.

 

Sabato 7 gennaio dalle 1.30 alle 7.00

“QUANDO DI NUOVO LA TERRA RISPLENDERÀ PER VOI” (2)

Per i 90 anni di Jean-Marie Straub

 a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

OTHON/GLI OCCHI NON VOGLIONO IN OGNI TEMPO CHIUDERSI O FORSE UN GIORNO ROMA SI PERMETTERA’ DI SCEGLIERE A SUA VOLTA PRIMA VISIONE TV

(Othon/Les youx ne veulent pas en tout temps se fermer ou peut-etre qu’un jour Rome se permettra de choisir à son tour, Italia-Francia, 1970, col., 16mm gonfiato a 35mm, dur., 85’’, v.o. sott. it.)

Regia: Daniéle Huillet e Jean-Marie Straub

Con: Adriano Aprà, Anne Brumagne, Olimpia Carlisi, Jean-Marie Straub

Primo film girato in Italia da Huillet/Straub che da quel momento si stabiliranno a Roma per quasi quarant’anni. Filmato tra le rovine del Palatino lasciando intatta la visione della Roma contemporanea, il film rispetta la struttura in cinque atti della tragedia di Corneille, ogni rullo corrisponde ad un atto, al termine del quale gli attori escono dallo spazio dell’inquadratura lasciandolo vuoto.

“Non ho voluto andare oltre la storia; posso dire che non s’è ancora vista una tragedia in cui si maneggino tanti matrimoni per non concluderne nessuno. Sono intrighi di gabinetto, che si distruggono a videnza”. (Pierre Corneille)

“Othon ha grandi visrtù, ma è essenzialmente uomo di corte, e sotto Nerone ha dovuto piegarsi e seguirne i vizi. Divenuto libero, aveva potuto seguire liberamente il proprio carattere.

“Nella tragedia di Corneille è veramente innamorato di Plautina; nella Storia aveva promesso al padre di lei, il console Vinio, di sposarla, se otteneva che Galba lo scegliesse per suo successore; e siccome si vide imperatore senza la sua opera…” (Jean-Marie Straub)

“Un divertimento e un’impresa. Recitavo senza capire bene la complessa trama. Non sapevo se ero innamorato di Camilla o di Plautina. Niente “psicologia”, insomma. Solo la cadenza, musicale, delle varie voci. Dagli Straub ho imparato il rigore, ma anche l’apertura al caso”. (Adriano Aprà)

FORTINI/CANI (I CANI DEL SINAI)                                  

(Italia, 1976, col., dur., 83′)

Regia: Jean-Marie Straub e Danièle Huillet

Con: Franco Lattes, Luciana Nissim, Adriano Aprà

Le riflessioni letterarie (da I cani del Sinai) di Franco Fortini sulla Guerra dei sei giorni, Marzabotto e il capitalismo formano l’ossatura del discorso politico-poetico di Straub-Huillet sulla guerra, i massacri, la rimozione, quindi anche la così detta “questione palestinese”. Un film che ha per protagonista lo spazio, che contiene la storia, i vivi e i morti. Uno spazio in cui risuonano forte la parola e il pensiero lucido e spietato di Franco Fortini.

TAVOLA ROTONDA PER IL PARDO D’ONORE A JEAN-MARIE STRAUB

(Svizzera, 2017, col., dur., 82’)

Con interventi, tra gli altri, di Freddy Buache, fondatore della Cinémathèque Suisse, dei direttori della fotografia Renato Berta e Christophe Clavert, degli attori Giovanna Daddi, Dario Marconcini e Astrid Ofner, quest’ultima protagonista del film Antigone.

Per gentile concessione del Locarno Film Festival presentiamo la tavola rotonda svoltasi a Locarno nell’agosto del 2017, in occasione del conferimento del Pardo d’onore a Jean-Marie Straub, di cui Fuori Orario aveva mandato in onda una parte nel 2020.

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