La provincia ai tempi della crisi. Pietro Parolin, Neri Marcoré e Piera Degli Esposti parlano di Leoni

il regista pietro parolin sul set di leoni con piera degli esposti

Si è tenuto oggi 29 gennaio al Cinema Barberini di Roma l'incontro per il film diretto da Pietro Parolin, nato grazie ad un bando della Regione Veneto promosso dall’Assessorato Regionale alle Politiche Sociali e Giovanili per valorizzare i giovani ed il territorio veneto. Assieme al regista erano presenti, tra i protagonisti, anche Neri Marcoré, Piera Degli Esposti, anna Dalton e Pierpaolo Spollon. In sala dal 5 febbraio

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Leoni, di Pietro ParolinC'è chi  nella sua vita non ha mai pianto miseria, chi fa il furbo e cade sempre in piedi, chi può comprare tutto, influenzare tutti, averla sempre vinta grazie al potere del denaro o, come dicono in Veneto, degli sghèi. E proprio in Veneto nasce e si realizza il film Leoni diretto dal regista Pietro Parolin, vincitore del bando della Regione Veneto "Analisi, studio e diffusione di opere culturali e multimediali giovanili" che racconta in tono ironico uno spaccato della sua provincia ai tempi della crisi. Il protagonista Gualtiero Cecchin (Neri Marcorè) è un ricco rampollo in rovina che tenta di risollevarsi a suo modo: percorrendo la via più breve. Affiliandosi ad un camorrista si reinventerà imprenditore proponendo sul mercato, grazie alle conoscenze dell'influente madre Mara (Piera Degli Esposti), un prodotto "esplosivo": il primo crocifisso realizzato con plastica riciclata…In sala dal 5 febbraio

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Chi è Mara, la ricca vedova Cecchin, madre dell’imprenditore Gualtiero? Cosa l’ha convinta ad interpretarla?

Piera Degli Esposti: Mara è una donna di potere infelice, come tutte le persone di potere non bada alla felicità o all’umanità. Nella mia carriera ne ho interpretate molte di donne pestifere ma questo ruolo mi è risultato inconsueto perché Mara da sola sul suo letto dirige tutti: esponenti della chiesa, il figlio, il povero genero, la grande villa… sicuramente è stato un ruolo “comodo” ma soprattutto speciale perché mi risulterebbe difficile fare l’industrialessa dal letto. Ho accettato di buon grado la partecipazione al film di Pietro innanzitutto perché lui stesso è di una dolcezza e di una calma incredibili, doti molto rare da trovare in un giovane. Inoltre da ragazzina ho sempre immaginato che sarei diventata un’attrice con villa e durante il periodo delle riprese vivere nella splendida villa Cà Marcello è stata una bella esperienza unita al fatto che lavorare con Neri è un sollazzo. Recitare con lui è davvero difficile, poche persone mi fanno ridere e lui è una di quelle. Inoltre devo ringraziarlo perché mi ha fatto conoscere la sua mamma, quella vera, che è una donna straordinaria oltre che una campionessa al gioco delle bocce.


 

Cosa ci può raccontare del suo personaggio Gualtiero Cecchin, che tipo di uomo è? E com’è stato lavorare con il regista Pietro Parolin ed il resto del cast?

Neri Marcorè: Dunque vorrei riallacciarmi al discorso di Piera sulle bocce per dire che sono l’unica cosa davvero importante nella vita, com’era il detto “Quanti giri fa una boccia…” ok sto divagando. Posso cominciare davvero col dire che lavorare nuovamente con Piera, dopo Tutti pazzi per amore, è stato un vero piacere, difatti abbiamo chiesto insieme a Pietro che scrivesse un film proprio per farci lavorare di nuovo fianco a fianco! Ho ritrovato poi Anna Dalton, con lei siamo stati insieme in TV, e poi il figliolo acquisito Pierpaolo Spollon che come vedete non mi somiglia per niente a parte il naso, che sembrerebbe di famiglia. Il ruolo da lui interpretato, quello di Martino Cecchin, è molto importante perché fa vedere come le nuove generazioni a volte siano più responsabili, come i figli siano più leali dei propri padri. Inoltre lo ringrazio perché dopo l’osservazione di Piera che si domandava come un’imprenditoressa potesse dirigere tutto dal suo letto, lui ha risposto: beh mica è difficile, guarda Berlusconi! Per quanto riguarda il mio personaggio, posso dire che Gualtiero è un vero cialtrone cresciuto poco di testa e molto di portafogli anche se alla fine è riuscito a prosciugare anche quello. Durante il film impara da suo figlio, che senza dubbio è più maturo di lui, a capire come si deve vivere.

 

 

il regista pietro parolin sul set di leoni con piera degli espostiCom’è stato lavorare su questo set con questo cast ed il regista?

Anna Dalton: È stato molto piacevole lavorare “a casa” e avere a che fare con persone che vengono dalle mie parti, compreso il regista veneto doc. Inoltre aver interpretato la figlia di Piera Degli Esposti è stato un grande onore. Poi abbiamo scoperto che Neri è un vero campione di ping pong…

 

 

Com’è stata questa tua prima esperienza sul set?

Pierpaolo Spollon: Vorrei ringraziare prima di tutto Neri per aver detto della battuta sull’imprenditoressa (che ribadisco non essere mia) e aver messo prematuramente fine alla mia carriera! Scherzi a parte, credo di essere davvero cresciuto perché oltre all’importanza di avere una base teorica scolastica, che personalmente viene dagli studi al Centro Sperimentale, stando sul set e lavorare fianco a fianco con attori di questo calibro significa imparare dal vivo i trucchi del mestiere.

 

 

Cosa può dire di questa esperienza e del suo film? Quanto c’è di autobiografico?

Pietro Parolin: Io nasco come sceneggiatore e devo dire che oltre alla scrittura, seguire tutto il film dalla filiera fino alla sala è stato fantastico. Il cast carinissimo e disponibile ha contribuito allo spirito di base che voleva portare il cinema nel territorio veneto per raccontarne uno spaccato. Nel film c’è molto di autobiografico nel senso che ho provato a guardare in diverse direzioni per raccontare generazioni differenti, per esempio il lietmotiv dei veneti migrati in Argentina fa parte del nostro immaginario collettivo. Il personaggio di Gualtiero è un po’ il simbolo di una generazione di imprenditori che ha sperperato tutto, che non è stata di in grado di raccogliere i frutti nati dall’impegno dei propri padri. Alla fine lui non matura se non nei rapporti umani e questo può far riflettere su come spesso si demanda ai propri figli la volontà di cambiare le cose lì dove non vi si riesce.

 

 

La scelta del dialetto è venuta naturalmente oppure è stata studiata ai fini del racconto?

Pietro Parolin: È stata una scelta nata dalla scrittura e dai casting in cui gli attori si sono sforzati per assumere la giusta inflessione dialettale. Il timore iniziale era quello di scivolare nello stereotipo, nella macchietta e la volontà era quella di attingere dal reale. Dunque a ben guardare il dialetto si accentua anche a seconda dell’estrazione sociale dei vari personaggi, Mara è l’unica che per statuto non ha inflessione. Il dialetto inoltre dona quel colore necessario alla commedia.

 

 

neri marcoré in leoniPer scrivere questo film si è documentato su fatti di cronaca locale o nazionale?

Pietro Parolin:Durante la mia esperienza formativa ho imparato a prendere spunto dai giornali, cosa che ha ispirato anche la mia sceneggiatura televisiva per La Squadra. Il Veneto si presta bene perché è una regione dalle mille sfumature: dall’attaccamento territoriale allo sguardo verso l’innovazione, dal bello artistico agli abusi edilizi. La volontà è quella di raccontare la realtà con leggerezza. Un film che molto mi ha ispirato è Signore e signori di Pietro Germi. Ricordo che da ragazzo mi colpì moltissimo quello spaccato pungente e preciso della società e la sfida con Leoni è stata quella di vedere effettivamente cosa fosse cambiato da allora.

 

 

Che Italia ne esce dunque da questo film?

Neri Marcorè: Non credo ci sia una precisa volontà di mostrare una certa Italia. Il Veneto somiglia a tante altre province, cambiando ovviamente alcuni parametri. Infondo l’Italia è fatta di province e due grandi città. I personaggi che emergono li conosciamo bene, sono furbetti che fanno loschi affari credendosi leoni in un’arena ma alla fine si scoprono altro. Si scoprono degli gnu. Gualtiero pensa di essere il miglior domatore che ci sia invece alla fine è lui ad essere domato. Non vedo però alcuna linea etica e morale da dover seguire, il film come un quadro si lascia guardare lasciando ad ognuno le proprie riflessioni.

Piera Degli Esposti: Penso che l’Italia intera abbia ovunque il problema di essere troppo attaccati ai propri averi come fossero beni duraturi, fissi. Se Mara vince su ciò che risulta “fisso”, suo figlio Gualtiero “vince” sul versante del bottegaio furbetto. Queste sono persone orribili che cancellano l’operato delle passate generazioni.

 

 

Qual è dunque il messaggio che il film vuole comunicare?

Pietro Parolin: Non c’è un vero e proprio messaggio. Si tratta di un’analisi sullo spaccato di quel tipo di società che può generare riflessioni differenti. Nessun personaggio, a parte Martino, ne esce pulito.

 

 

Come avete lavorato sulle musiche?

Lorenzo Tomio: Le musiche originali sono state composte da me in stretta collaborazione con Pietro e in fase di montaggio con Davide Vizzini. Abbiamo pensato che uno stile grottesco fosse il più appropriato ad accompagnare il film e abbiamo costruito la colonna sonora di modo che musica e montaggio si rincorressero ad ogni stacco. “Pianura savana”, la canzone di chiusura del film, è composta dal gruppo trevigiano Los Massadores e da me, interpretata dalla stessa band e Neri Marcorè.

Neri Marcorè: Devo confessare che adoro suonare e ovunque vado ho sempre con me la mia chitarra!

 

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