"La ragazza del mio migliore amico", di Howard Deutch
Liberissima escalation di sabotaggi dello stereotipo, una trafila di invenzioni visive volte ad andare fino in fondo nella messinscena dell'ipocrisia dei rapporti amorosi, è il miglior film da molto tempo a questa parte del grande Howard Bella in rosa Deutch, che sfida grazie ad una forza della natura come Dane Cook il nuovo cinema comico sboccato ed uncorrect, mettendo in pratica quello che i nuovi eroi come Jason Biggs sino ad ora si erano limitati a raccontare. Kate Hudson, folgorante e radiosa, si libra in lievità sublimi nonostante l'atmosfera unrated
La ragazza del mio migliore amico è il miglior film di Howard Deutch da molto tempo a questa parte. Volendo, si potrebbe dire che si tratti, finalmente, del ritorno del grande Deutch alle atmosfere del suo dittico teen su script di John Hughes che ne illuminò la carriera agli esordi, Bella in rosa e Un meraviglioso batticuore. Il Dustin di Jason Biggs sembra infatti proprio piombare da quelle storie, da quei film: lo sfigato innamorato perso e senza speranza, che si rassegna ad essere unicamente l’amico gentile e disponibile della ragazza che in realtà vorrebbe amare, col sogno che prima o poi lei si accorga dei suoi reali sentimenti. Vedere quanto ci si riesca ad umiliare in situazioni come questa, è sempre uno spettacolo esilarante – e Deutch mette già a segno qui un paio di sequenze micidiali, come la dichiarazione di Dustin ad Alexis mentre lui, vegano, si costringe a mangiare una grossa bistecca per fare piacere a lei, grande amante della carne; oppure l’irresistibile frammento sulle “carinerie” sul lavoro, con Dustin che si rende ridicolo a furia di costruire le faccette con le ciambelle che fa trovare sulla scrivania ad Alexis. Il regista sembra davvero a proprio agio, tornato finalmente nei territori congeniali della commedia sentimentale, dopo aver girato un po’ di tutto (due film con Lemmon e Matthau, Le riserve, FBI Protezione Testimoni 2…): anche perché lo script de La ragazza del mio migliore amico gli consente di ritrovare addirittura la situazione-topos del ballo di fine anno, un vero e proprio prom night revival con tanto di ciccione disperato perché nessuna danza con lui (come fosse il fantasma di John Candy, diretto da Deutch nel fantastico Non è stata una vacanza… è stata una guerra, con Dan Aykroyd, sempre su copione di John Hughes). E’ facile allora scovare la figura di Deutch stesso, nascosto dietro al personaggio di un sornione Alec Baldwin, professore sporcaccione ed incallito lestofante con le allieve, che osserva divertito e soddisfatto le malefatte del figlio Tank (Dane Cook, una forza della natura), bastardo con l’altro sesso per professione, salvo sorprendersi lui per primo di quanto oltre si sia spinto il suo pargolo. Perché qualcosa è cambiato, dai tempi di Deutch/Baldwin a oggi – come dicono gli stessi personaggi, questi sono giorni di “terrorismo emozionale”, e se non parli veloce e nel modo più schietto, diretto, “sporco” e “volgare” possibile, è diventato difficile riuscire a fare ridere: ne sono passati, di film e di provocazioni, dagli anni in cui il regista raccontava i “suoi” giovani. Jason American Pie Biggs è lì a dimostrarlo, come la gag alla pizzeria ‘blasfema’
Titolo originale: My Best Friend’s Girl
Origine: USA, 2008
complimenti, siete riusciti a farmi vedere questa monnezza. ora però devo andare al bagno…