La ragazza del treno, di Tate Taylor

Taylor ricerca una stabilità da manuale che non ottiene. Il suo thriller – inevitabile il confronto con Gone Girl – produce l’effetto opposto, la tensione si dissolve su un singolo binario narrativo

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Inizia in modo frammentato ed enigmatico La ragazza del treno, come se volesse sfidare lo spettatore a un gioco in cui lui/lei è parte attiva della storia. Tre punti di vista di altrettante donne scorrono sullo schermo; tre esistenze che poi scopriremo accomunate da diversi aspetti. Nodo focale è Rachel (Emily Blunt), una donna devastata dal divorzio che ha trovato nell’alcol e nei viaggi in treno da pendolare la sua panacea. Da questo spazio in movimento privilegiato riesce a cogliere brevi momenti di vita dell’ex marito e della sua nuova moglie (Rebecca Ferguson), e di una coppia apparentemente felice che abita accanto, composta da Scott e Megan (Haley Bennett). La scomparsa di quest’ultima getterà l’ombra del sospetto sulla stessa Rachel portando alla luce molte verità.

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La ragazza del treno, basato sull’omonimo bestseller di Paula Hawkins, vorrebbe tendere alla più recente tradizione di genere, così sottesa ai modelli classici ma attenta al presente. Senza andare troppo indietro con gli anni e scomodare certi registi, si pensa subito al Gone Girl di Fincher. Il paragone è effimero, di breve durata, perché il film ci riporta immediatamente sul singolo binario narrativo, concentrandosi sulla prospettiva di Rachel; la tensione costruita fino a questo momento si dissolve per lasciare spazio a un racconto pieno di colpi di scena che generano l’effetto opposto. L’abuso di tale meccanismo, peraltro declinato alla quasi sola componente sessuale, fa scemare presto l’interesse riducendo il voyeurismo da sottile amplesso di sguardi a mera esibizione di istin

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girl_on_the_trainti primordiali. Anche la riflessione, attuale, sulle conseguenze di un uso eccessivo di smartphone e social network viene meno, accennata giusto in un paio di scene che danno scarso risalto al fenomeno.

La ragazza del treno sembra allora essere più una storia di redenzione, di vuoti e colpe da colmare con senso di lucidità: “non sono più la ragazza di una volta”, ripete Rachel alla fine; un percorso di riappropriazione di una vita che in fondo ha vissuto di riflesso e che ha preferito sostituire con quelle degli altri. La percezione di sé è però solo un surrogato falsato, un caleidoscopio di immagini confuse e distorte che hanno bisogno di essere messe a fuoco per ritrovare una certa stabilità. Ecco, forse è proprio una stabilità da manuale che Tate Taylor ricerca e che non ottiene, quel suo procedere per continui salti che ti fa desiderare soltanto di arrivare alla fine, non per scoprire chi sia il colpevole, quello viene svelato anche prima, ma per mettere il punto a una materia che in altre mani sarebbe diventata più interessante.


Titolo originale: The Girl on the Train

Regia: Tate Taylor

Interpreti: Emily Blunt, Haley Bennett, Rebecca Ferguson, Justin Theroux, Luke Evans, Edgar Ramirez

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 111′

Origine: Usa 2016

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