La ragazza di Bube, di Luigi Comencini

Racconto appassionato e controcorrente, di una formazione sentimentale e di una coscienza personale che dalla gioventù guarda verso la maturità. Dal romanzo di Cassola. Oggi, ore 21.10, Rai Storia

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Il romanzo dal quale il film di Luigi Comencini è stato tratto, costituisce un tassello importante della nostra letteratura del ‘900 e il suo autore, il toscano Carlo Cassola, con questa sua opera vinse il premio Strega nel 1960. Non poche sono state le code polemiche che accompagnarono il romanzo, sia sotto il profilo politico, soprattutto da sinistra per avere il racconto svilito gli ideali e le conquiste della Resistenza, sia sotto quello più prettamente individuale poiché coinvolgeva vicende di persone realmente esistite. La modificazione della vera storia d’amore dalla quale il romanzo prende lo spunto, dettata da esigenze narrative, è stato il preludio ad una inevitabile contesa con i veri protagonisti per la riaffermazione di una verità che era stata manipolata.
La storia del romanzo, che fedelmente viene trasposta nel film di Comencini, comincia nel tardo dopoguerra. Mara è sul treno e ricorda la sua storia dolorosa, ma non triste. Il lungo racconto che segue è tutto in flashback. Scopriremo che Bube è un partigiano e alla cessazione delle ostilità il suo reinserimento è difficile. Va a trovare il padre di Mara, lei è giovanissima, si invaghisce di lui. I due abitano lontani, ma si scrivono e vivono una difficile storia d’amore, attenuata dalla lontananza. Intanto Mara si fa adulta e va a lavorare vicino Volterra, dove conosce Stefano che vorrebbe sposarla, ma lei è la ragazza di Bube e non cede ad un amore sincero e anche corrisposto. Poi Bube viene arrestato e accusato di omicidio di un ufficiale dei Carabinieri. Dovrà scontare 14 anni di

carcere. È lì che Mara sta andando, a trovare il suo Bube, quando sul treno ha cominciato il suo racconto.
Una vicenda che ricalca quella di Renato Ciandri e Nada Giorgi, che si sentì tradita dal racconto nel quale si riconobbe e che aveva vissuto e che Carlo Cassola conosceva. La vera Mara è morta qualche anno fa riaffermando la verità di una storia d’amore che la letteratura aveva invece tradito.
Luigi Comencini conferisce alla storia un ritmo sincopato e il film che ne trae si afferma per la sua originale narrazione che si muove tra improvvise e precise sintesi e momenti di rarefatta atmosfera che sembrano assorbire la bella luce che domina la fotografia del film.
La ragazza di Bube, proprio nella sua fattura, sembra volere scoprire un retroscena, aprire un varco al diffuso e giustificato ottimismo che nell’immediato dopoguerra, giustamente, serpeggiava come atteggiamento generale verso unfuturo che si immaginava felice, rispetto all’immediato passato. Proprio in questa sicuramente non meditata opposizione, che oggi diventa il frutto di una visione successiva e quindi sganciata perfino da qualsiasi accusa di fedeltà o meno al romanzo, il film di Comencini sembra guardare al lato oscuro della storia del quotidiano di quegli anni e l’opposizione tra due stati d’animo, sembra diventare la sua costante sotterranea. Uno sguardo che Comencini mutua e condivide con Carlo Cassola. Il film come il libro, finiscono per riflettere anche sulle deluse aspettative dei partigiani che avevano sacrificato la propria gioventù in nome di una liberazione assoluta da ogni fascismo. Ma, come spesso accade, nel giro di pochi mesi i vecchi poteri sembrano rinascere dalle loro ceneri ancora calde per rientrare nel gioco di un potere che riescono riconquistare con una audace quanto rapida metamorfosi.
Ma anche le scelte più strettamente tecniche sottolineano questa caratteristica opposizione fra sentimenti uguali e differenti che lega il racconto e il suo senso più segreto. Da una parte, ad esempio, una luminosità degli ambienti, una luce bianca che domina il paesaggio di Mara dal treno e quello agreste in cui è immersa la vicenda, con i campi lunghi sul fiume e dall’altra la cupezza intima delle atmosfere, una certa persistente e quasi dimessa oscurità dei personaggi che portano con se un’ombra che sembra ridefinire il loro carattere, il loro mutevole stato d’animo. Mara non è felice pur essendo innamorata e anche quando il suo amore sembra raddoppiare, raddoppia anche il suo ripiegarsi, la sua infelicità. Claudia Cardinale, nella sua malinconica bellezza,che mescola i caratteri di un fascino italiano filtrato da una mediterraneità che le appartiene per nascita, sa restituire, con i suoi sguardi felpati che non sono interrogativi, ma decisi e decisivi, questo filo di infelicità del suo personaggio. Il merito di Comencini è quello di avvicinarsi a lei sempre con la precisa volontà di catturare quegli attimi, sapendo entrare nel cuore del personaggio e della sua attrice, in una assoluta simbiosi.
D’altra parte il desiderio di una riflessione sulla impossibile felicità, diventa un atteggiamento generale del film, nel quale il clima di festa delle prime immagini del flash-back di Mara, ci riportano a quella incontenibile gioia per la fine della guerra che abbiamo ritrovato nei racconti dei nostri nonni o dei nostri genitori. Un’atmosfera di spensierata voglia di nuovo e di ricostruzione che illuminava perfino il viso inquieto di Mara-Claudia Cardinale. Un’aria di leggerezza generale che però si scontra con le vicende di Bube, con la triste storia dell’omicidio che non solo interrompe la partecipazione dei due giovani innamorati alla felicità collettiva per la fine della guerra, ma sembra, addirittura e al contrario, gettare le loro vite nell’angoscia di una detenzione perfino meritata per l’omicidio compiuto. La ragazza di Bube smette quindi di essere solo il racconto di una faticosa e originale storia d’amore, per diventare un film introspettivo sul lato oscuro e intimamente cupo di un’Italia che nonostante la fine della guerra avrebbe continuato a faticare per l’esistenza. Ma non abbandona mai quell’intimità che si riflette anche sul suo tessuto narrativo. La ragazza di Bube con i suoi coraggiosi primi piani, innestati in una narrazione sincopata che non è sinonimo di momenti di stanchezza narrativa, quanto piuttosto tratto distintivo di una originalità del racconto, si fa testo interessante di quella apertura che avrebbe portato il cinema italiano verso una nuova concezione delle modalità narrative. Al contempo però, senza tradire la sua reale natura, è un racconto appassionato e controcorrente, di una formazione sentimentale e di una coscienza personale che dalla gioventù guarda verso la maturità.

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Regia: Luigi Comencini
Interpreti: Claudia Cardinale, George Chakiris, Marc Michel, Dany Paris, Emilio Esposito
Origine: Italia/Francia, 1963
Durata: 111’
Genere: drammatico

La ragazza di Bube è Stasera in TV, ore 21.10, Rai Storia: per tutte le notifiche sulle programmazioni dei canali televisivi (via browser, e-mail e presto anche sms) visitate VeryBello.it

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