La settimana di Cinewave

Nel corso della 20° edizione di Arezzo Wave, c'è stato un vero e proprio spazio cinematografico composto da alcune pellicole di successo della Fandango e soprattutto da uno sguardo retrospettivo sui classici di fantascienza statunitensi degli anni '50

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All'interno della 20° edizione di Arezzo Wave, anche quest'anno uno spazio è stato dedicato al cinema. La sezione, chiamata "Cine Wave", è iniziata l'11 luglio e si è conclusa sabato 15.

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Nel corso della rassegna sono stati presentati alcuni pellicole recenti che hanno riscosso l'interesse della critica come La storia del cammello che piange (2003) di Luigi Falorni e Byambasuren Davaa, esempio particolare di "documentario narrativo" e Texas (2005), l'opera prima di Fausto Paravidino già presentata allo scorso festival di Venezia nella sezione Orizzonti. Spazio aperto inoltre anche al documentario. Si sono potuti vedere anche due bei documentari dell'ex-campione di skate-board Stacey Peralta. Il primo, Dogtown and Z-Boys, interamente dedicato alla genesi e allo sviluppo di questo sport, è stato realizzato nel 2001 ma si è potuto vedere nelle nostre sale solo l'anno scorso. L'altro, Riding Giants (2004) è invece incentrato sul surf. Di queste due opere, soprattutto la prima, colpisce soprattutto l'equilibrio tra l'accuratezza storica e quella dinamicità tra immagini di repertorio, interviste e frammenti sportivi simili quasi a un film d'azione.


E' stato inoltre proiettato un sorprendente documentario del cineasta tedesco Werner Herzog, L'ignoto spazio profondo (2005) in cui i frammenti fantascientifico-futuristici hanno in qualche modo introdotto alla ricca retrospettiva sul cinema statunitense degli anni '50. Uno dei temi ricorrenti di questo genere era quello della paura dell'invasione aliena, elemento che ha caratterizzato alcuni capolavori del periodo che si sono potuti vedere a Cinewave come La "Cosa" da un altro mondo (1951) di Christian Nyby e Howard Hawks da cui John Carpenter ne ha realizzato un remake nel 1982, L'invasione degli ultracorpi (1956) di Don Siegel in cui la suspence era creata quasi senza gli effetti speciali. C'è invece la struttura del cinema fantastico statunitense che poi ha costituito anche un modelllo per pellicole più moderne in Il pianeta proibito (1956) di Fred M. Wilcox ambientato in un pianeta lontano del 2200 in cui tra i protagonisti  c'è un robot che collabora con gli umani.  Finestra poi aperta sul cinema di Jack Arnold. Di questo grande cineasta, ancora oggi troppo sottovalutato, sono stati riscoperti Il mostro della laguna nera (1954) in cui due biologi si scontrano con uno strano essere che vive sott'acqua e Radiazioni BX – distruzione uomo (1957) uno dei più importanti film del periodo, in cui il cineasta filma in maniera sorprendente la metamorfosi di un uomo che inizia a rimpicciolirsi dopo essere stato colpito da un'ignota radiazione.

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