"La siciliana ribelle" di Marco Amenta

La siciliana ribelle di Marco Amenta

Storia di macabri omicidi mafiosi, disperazione culturale e impotenza depressiva. Lo sguardo di Amenta solo a tratti riesce a raggiungere l'affannoso respiro vitale della sua protagonista e la plasticità materica del mondo siciliano. Resta comunque la compiutezza progettuale di una pellicola importante e solida, capace di recuperare il racconto come ultimo rifugio di una liturgia comunitaria

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La siciliana ribelle di Marco AmentaPresentato al Festival di Roma nella sezione Alice nella città, La siciliana ribelle racconta la tragica storia vera di Rita Atria (nel film Rita Mancuso): figlia di un boss siciliano assassinato davanti ai suoi occhi che all'età di 17 anni, in seguito all'assassinio del fratello maggiore, decide di incriminare la gang mafiosa del proprio paese d'origine, spezzando in un sol colpo l'omertà della propria terra e la cultura maschilista che la impregna. Un'esistenza, quella della giovane eroina siciliana, contraddistinta da lutti, sogni infranti, coraggio civile, in un periodo che va dal 1985 ai primi anni '90. I bellissimi venti minuti iniziali, nel descrivere l'infanzia edulcorata e allo stesso tempo spettrale della protagonista, lasciano tracce viscerali di violenza onirica, che la fotografia di Luca Bigazzi condensa in atmosfere purgatoriali. Quello di Marco Amenta (che nel 1998 si era già occupato della vicenda nel documentario Diario di una siciliana ribelle) è un cinema formalmente corretto, professionistico, sicuramente rispettabile, che però non sempre riesce a costruire un'emozione verginale. In questa storia di macabri omicidi mafiosi, disperazione culturale e impotenza depressiva, non manca certo il cuore, nè un rigore etico che respinge orgogliosamente le scorciatoie ricattatorie e piattamente televisive di un Tullio Giordana. Eppure lo sguardo di Amenta solo a tratti riesce a raggiungere l'affannoso respiro vitale della sua protagonista e la plasticità materica del mondo siciliano. E' come se preoccupato di essere fedele allo sviluppo drammaturgico, il regista temesse di spingersi oltre la Storia, per affrontare in tutta la sua cupezza il buco nero privato della povera Rita Mancuso. Resta comunque la compiutezza progettuale di una pellicola importante e solida, capace di recuperare il racconto come ultimo rifugio di una liturgia comunitaria.

Regia di Marco Amenta
Intepreti: Veronica D’Agostino, Gerard Jugnot, Marcello Mazzarella, Lucia Sardo
Origine: Ita, 2008
Distribuzione: Istituto Luce
Durata: 96'

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    2 commenti

    • Ma, dico io, leggere i giornali no? La storia da cui è tratto il film è quella di Rita Atria! Rita Mancuso è il nome di "fantasia" che viene usato nel film!!! Ma ragazzi…

    • I lettori possono aiutare molto a correggere gli errori che, inevitabilmente, possono capitare. Grazie della segnalazione e… correzione effettuata!