La testimone – Shahed, di Nader Saeivar
Opera necessaria ai limiti della clandestinità. In Iran una insegnante in pensione rivendica dignità e giustizia per la scomparsa della figlia adottiva. Scritto e montato da Jafar Panahi
Tarlan (Maryam Boobani) è un’insegnante in pensione molto impegnata nella lotta contro l’oppressione e la discriminazione di genere. Dopo la scomparsa della figlia adottiva, Zara, insegnante di danza che non indossa il velo, Tarlan sospetta il marito Solat, un importante uomo d’affari. La polizia si rifiuta di indagare e Tarlan deve decidere se cedere alle pressioni politiche o mettere a rischio la propria vita e quella dei suoi cari per cercare giustizia da sola. Vincitrice del Premio degli Spettatori nella sezione Orizzonti Extra all’81° Festival di Venezia, La testimone – Shahed è una storia al femminile scritta in collaborazione con Jafar Panahi, curatore anche del montaggio. La testimone. Shahed è una profonda riflessione sulla società iraniana e sulla complessa realtà che affligge il popolo, in primis le donne. Non mancano attacchi al Governo e al suo modo di operare e agire verso coloro che chiedono giustizia, anche quando l’accusatore è appunto una donna e l’accusato un uomo. Il regime repressivo non si ferma dinanzi alla difesa della dignità umana e la verità resta un orpello praticamente insignificante. Gli ultimi due anni di lotte e rivendicazioni in Iran hanno sicuramente spinto a girare questa storia, trovando il coraggio e l’audacia per realizzarla.
Tutto sembra costruito sottotraccia, sia riguardo l’aspetto visivo, dall’assetto ed impianto televisivo, sia dal punto di vista interpretativo, con la spinta propulsiva che spinge dal basso. Teheran ha creato i presupposti per allestire il set, anche se il regista avrebbe preferito lavorare nella sua città natale, Tabriz. Ma il vantaggio di muoversi in una grande città permette di eludere più facilmente controlli e ispezioni. Poi, grazie al lavoro tecnico di post-produzione fuori dall’Iran, l’opera ha potuto raggiungere i festival, trovando finalmente spazio nel circuito internazionale.
Il cinquantenne Nader Saeivar, vincitore nel 2020 del Premio miglior Sceneggiatura a Cannes con Tre volti di Panahi, al suo terzo lungometraggio, dopo Namo del 2020 e No End del 2022, sembra aprirsi maggiormente alla speranza, senza lasciare che la disperazione regni incontrastata, considerando il finale e considerando effettivamente i primi suoi due lungometraggi. L’importanza della testimonianza di tutti coloro disposti a non farsi schiacciare dal potere centrale, resta il nodo cardine, esprimendo il proprio stile con forza e compattezza di intenti, lasciando emergere il perdono che va oltre e surclassa la resa.
Titolo originale: Shahed
Regia: Nader Saeivar
Interpreti: Maryam Boobani, Nader Naderpour, Abbas Imani, Ghazal Shojaei, Hana Kamkar
Distribuzione: No Mad Entertainment
Durata: 100’
Origine: Iran, 2024