La tour de glace, di Lucile Hadžihalilović

Un racconto fiabesco che rovescia le vicende del movimento MeToo francese, dal passo lento e compassato. Resta innamorato del proprio riflesso. Con Marion Cotillard. BERLINALE75. Concorso


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Sono i primi anni ’70 e la sedicenne Jeanne sogna di lasciare il suo orfanotrofio incastonato tra le montagne innevate per affacciarsi finalmente sul mondo. Una mattina fugge verso la città, ma ben presto si accorge come tutto sembri minaccioso e pieno di pericoli, come l’oscuro bosco incantato per Cappuccetto Rosso. La notte trova rifugio in un capanno buio, ma la mattina dopo le appare, abbagliante, la Regina delle Nevi. Il capanno si rivela essere uno studio dove si sta girando un film tratto dalla fiaba di Hans Christian Andersen, proprio quella con cui Jeanne e le altre ragazze dell’orfanotrofio sono cresciute. L’attrazione della giovane nei confronti della Regina cresce quando impara a conoscere Cristina, l’attrice che la interpreta, una diva di ghiaccio dal fascino inquietante che domina incontrastata sul set. “Meglio non incontrare mai i propri miti, possono solo deluderti”, diceva qualcuno, per Jeanne l’incontro con Cristina sarà come un incantesimo fatale, in cui i contorni di realtà e finzione finiranno per scomparire del tutto, in un continuo e angosciante gioco di sguardi e specchi.

The Ice Tower (La tour de glace) di Lucile Hadžihalilović ci trascina in un’atmosfera fiabesca dal passo lento e compassato, a tratti estenuante, lasciando la possibilità di soffermarsi sulle imponenti scenografie innevate e sui volti delle due protagoniste, Marion Cotillard e Clara Pacini. Nel loro continuo riflettersi l’una nell’altra, tra l’immagine cinematografica e quella proiettata dalla mente, si trova il cuore del film, in cui la purezza dello sguardo infantile si scontra con quello tormentato e ormai compromesso di una diva glaciale. E proprio per questo Jeanne assume l’identità di un’altra donna, una più matura e pronta al mondo “adulto”, con quella fretta di crescere che caratterizza tutto il periodo dell’adolescenza. Cristina lo capisce immediatamente, fin dal primo sguardo smaschera il suo inganno e riconosce negli occhi di Jeanne la sua pura innocenza, merce rara nell’universo di ipocrisie del set cinematografico. E come un vampiro inizia lentamente ad avvicinarla per assorbirne l’energia vitale che un tempo le apparteneva, chiedendo sempre di più, fino al sacrificio finale.
L’intero racconto confezionato da Hadžihalilović, all’apparenza un intricato labirinto di specchi, non è altro che una grande fiaba ispirata alle tante vicissitudini legate al movimento MeToo che in Francia continua ad avere grandissima rilevanza nel dibattito pubblico. Sono numerose le giovani attrici, spesso minorenni, che hanno denunciato molestie ricevute da registi e produttori molto affermati nel panorama cinematografico francese. È di poche settimane fa la notizia della condanna a due anni di reclusione per il regista Christophe Ruggia, accusato di violenza sessuale dall’attrice Adèle Haenel che all’epoca aveva solo 14 anni. L’idea della regista di rovesciare la consueta dinamica del lupo cattivo inserendo una donna potente e seducente è molto interessante, ma La tour de glace non cattura mai davvero l’attenzione dello spettatore e resta innamorato del proprio riflesso.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.8
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Il voto dei lettori
1 (1 voto)

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