La trilogia sulla famiglia: La bella gente, di Ivano De Matteo

Forse l’anello iniziale sui disequilibri familiari proseguita con Gli equilibristi e I nostri ragazzi. Tra la commedia francese e il pamphlet sociale italiano, ma il film non va da nessuna parte.

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Era stato presentato al Festival di Torino nel 2009, aveva vinto ad Annecy e riscosso un certo successo in Francia ma in Italia si erano perse le tracce. A distanza di sei anni, riesce a tornare in sala La bella gente il secondo film diretto da Ivano De Matteo. Nel frattempo il regista ha realizzato anche Gli equilibristi e I nostri ragazzi, quindi questo film potrebbe rappresentare l’anello iniziale di una trilogia sui disequilibri familiari.

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Al centro c’è una coppia cinquantenne borghese. Alfredo è un architetto mentre la moglie Susanna è una psicologa. Durante l’estate i due si trasferiscono nella loro casa nella campagna e la donna, assistendo al brutale maltrattamento di una giovanissima prostituta straniera, decide di intervenire. D’accordo con il marito la accoglie in casa e cerca in ogni modo di aiutarla. Ma la sua presenza poi mette in crisi l’equilibrio della famiglia e di quell’agiatezza dove è sempre vissuta.

la bella genteScritto dall’abituale sceneggiatrice del regista Valentina Furlan, La bella gente mostra i due volti di una famiglia, l’apparenza che scorre parallelamente alla loro vera identità. Se qui ci sono al centro e contraddizioni di una borghesia radical chic che vuole avere un’immagine buonista, questa immagine di copertura vuole invece nascondere la crisi economica in Gli equilibristi e la bravata dei ragazzi in I nostri ragazzi. Un cinema quindi di parola, dall’impianto teatrale evidente, ma che non riesce mai a liberarsi della sua struttura. De Matteo cambia i punti di vista, fa vedere la situazione da angolazioni differente. Ma il ritratto è sterile come molto ‘cinema da camera’ e di ‘gruppi di famiglia’ alla ricerca dell’esterno del cinema italiano, come per esempio Il nome del figlio della Archibugi e senza invece la delirante e contagiosa follia di La bellezza del somaro di Castellitto. Gli interpreti, così tutti tecnicamente preparati per la parte, da Antonio Catania a Monica Guerritore, da Giorgio Gobbi a Iaia Forte sembrano essere sempre sull’orlo di una crisi di nervi. Una tendenza arrivata nel cinema italiano dalla fine degli anni ’80 (es. Piccoli equivoci) e da cui non ci si riesce a liberare. Mentre il volto di Victoria Larchenko è l’unica a emanare dolore vero, appare in questo contesto opaca anche la prova di Elio Germano.

La bella gente è un film sicuramente sentito da parte di De Matteo e lo prova l’ostinata battaglia per farlo uscire in sala. Ma i ‘ritratti di borghesia in nero’ sono solo il filtro della realtà. La scuola sembra essere quella di Ettore Scola, ma qui non incontra sostenitori. In più, il film sembra essere sempre sospeso tra la commedia leggera francese e il pamphlet sociale che parla dell’Italia dei nostri giorni. Per fare questo però ci vuole equilibrio e quella cattiveria tipo Ferie d’agosto di Virzì. Mentre, in questo senso, La bella gente non va né dall’una né dall’altra parte.

 

Regia: Ivano De Matteo

Interpreti: Elio Germano, Monica Guerritore, Antonio Catania, Victoria Larchenko, Iaia Forte, Giorgio Gobbi, Myriam Catania

Distribuzione: Cinecittà Luce

Durata: 98′

Origine: Italia 2009

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