La vedova Winchester. Incontro con Helen Mirren

L’attrice inglese premio Oscar ci racconta la sua esperienza come Sarah Winchester, ma innanzitutto afferma che lei ai fantasmi, non ci crede. L’horror sarà in sala dal 22 febbraio

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La regina non è ancora arrivata, ma in sala già si sente la sua presenza, come se fosse un’apparizione spettrale. Mentre aspettiamo che cominci l’incontro stampa con l’attrice inglese alla Casa del Cinema, il viso di Helen Mirren nella locandina di La vedova Winchester – nelle sale italiane dal 22 febbraio – proiettato sul grande schermo, ci guarda in bianco e nero attraverso un velo, con aria di mistero. Abbiamo appena visto un film sui fantasmi – basato sulla storia vera della vedova americana Sarah Winchester, che costruì ininterrottamente per 38 anni una mansione per poter comunicare con le anime in pena e liberarsi da una maledizione – e la frase “vedere per credere” sembra abbastanza opportuna. Finché i nostri occhi non vedranno la mitica attrice in carne e ossa, tutto potrebbe rivelarsi soltanto una illusione.

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Ed eccola. Helen arriva piena di energia, personificando proprio la nemesi del suo personaggio: solare, allegra, traboccante di entusiasmo, con un vestito a fiori colorati e – in perfetto british style – chiedendo scusa per un minimo ritardo.  E anche se nell’aria c’è una atmosfera soprannaturale, e pure la volontà di credere nell’aldilà, l’attrice chiarisce subito: “Io ai fantasmi non ci credo! Nel momento in cui ne vedrò uno, ci crederò. Credo nel potere dell’immaginazione umana. Penso che ancora gli esseri umani siano all’inizio della scoperta del cervello, dobbiamo fare un lungo viaggio…ormai io sono una agnostica, cerco sempre di avere tutte le informazioni”, finisce con un sorriso. Detto questo, e dopo che tutti continuano a parlare di questo film horror, la nostra Helen ha ancora un paio di cose da chiarire: “questo non è un film horror, è un film di fantasmi. Credo rientri nella tradizione della narrazione classica, che potrebbe essere stata raccontata anche per migliaia di anni. E’ una storia divertente, mi piace molto!”

La villa della vedova Winchester, a San José, California – conosciuta come la

la-vedova-winchester casa più infestata al mondo – rimane ancora in piedi, come un’attrazione turistica e traccia della storia. Ed Helen ci racconta com’è stato visitarla ed avvicinarsi di più al personaggio: “un’esperienza straordinaria, entri e già sei perso, non sai dove sei. Lei era una donna minuta, piccola, quindi sembra una casa di bambole infinita. Ho riflettuto molto su di lei, anche se non c’è molta informazione. Lei alla morte del marito si è ritirata dalla vita, non è mai più uscita dal lutto e usava questo velo nero, ma aveva una grandissima energia creativa, e il fatto che lei continuasse a costruire senza sosta questa casa, giorno e notte, crea intorno a lei una sorta di leggenda. Credo fosse un personaggio estremamente affascinante. Ma non abbiamo potuto approfondire molto, quindi una parte importante della sua vita continua ad essere un mistero.”

Un’altro volto della vita di Sarah Winchester: erede della società d’armi da fuoco Winchester, era convinta di essere tormentata dalle anime delle persone uccise dal fucile che portava il suo cognome. Allora, l’abuso delle armi da fuoco diventa per Helen un nuovo argomento da approfondire: “In realtà, riguardo a questo discorso della cultura delle armi, in America in particolare ma anche in tanti altri paesi, non vedo un fine e neanche una giustificazione, soltanto il fatto che fanno guadagnare un sacco di soldi. Tanti paesi come Inghilterra, Cina, Francia, Italia, vendono armi ai paesi in via di sviluppo e finanziano la guerra. E`facile puntare il dito solo sugli Stati Uniti, ma tutti siamo colpevoli…anche se questo film cerca di essere intrattenimento puro, far trascorrere una serata divertente, racconta comunque la storia di queste anime, persone uccise in maniera violenta che continuano a vivere con noi”. 

Sarah Winchester è stata chiamata pazza. Forse perché costruiva una mansione per i morti, oppure semplicemente perché credeva nei fantasmi. “Mi piace la parola pazzo”, dice Helen. “Mi piacciono le persone pazze, sono divertenti, una che va in giro per strada con l’ombrello rosa e le calze gialle, bellissimo. Quelli che mi spaventano sono coloro che calcolano, che manipolano, che pensano troppo. Loro sono pericolosi”. 

Inevitabilmente, arriva il momento del #Timesup. Qualcuno cita l’intervista di Helen Mirren con Michael Parkinson della BBC nel 1975, quando lei confrontò il giornalista in televisione: “Innanzitutto, mi chiedo come mai ci sia voluto tanto tempo per un cambiamento. Forse un cambiamento di natura culturale richiede molto tempo, una generazione intera. Bisogna guardare alle cose con una prospettiva più ampia e chiedersi quale è la differenza nei ruoli delle donne tra i tempi della prima guerra mondiale ed oggi. C’è stato un profondo cambiamento culturale anche tra uomini e donne. Duecento anni fa le donne non avevano nessuna possibilità di esprimere la loro opinione. Ora viviamo un momento vulcanico, finalmente c’è stata un’eruzione. Il magma sta fluendo e consiglio vivamente a tutti di scansarsi. Meglio scappare!”

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