"La visione plurale. Viaggio nelle sale cinematografiche venete fra arte ed intrattenimento" di Giuseppe Davalli.

Un'affascinante ricerca di storia economica del cinema che, anche se ristretta alla situazione del Veneto, aiuta a comprendere lo stato dell'esercizio e della distribuzione in Italia.

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LA VISIONE PLURALE

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Viaggio nelle sale cinematografiche venete fra arte ed intrattenimento


Giuseppe Davalli


Esedra editrice


Finito di stampare nel mese di agosto 2003


173 pag. – 14,50 euro


 



 


 


 


IL CONTENUTO


 


Il viaggio inizia il 31 ottobre 1997: apre i battenti il Warner Village Cinemas a Torri di Quartesolo (VI), ovvero il primo multiplex in Veneto. Da allora in poi tutto cambia nelle dinamiche e nelle logiche dell'esercizio cinematografico italiano e veneto in particolare. Inizia l'invasione dei nuovi templi del cinema che mettono in crisi le vecchie sale dei centri cittadini.


Ma chi pensa che il futuro sia solo dei multiplex si sbaglia: monosale e multisale dei centri urbani hanno imparato non solo a sopravvivere, ma addirittura a registrare notevoli successi grazie ad un cinema d'autore che, anche in termini economici, riserva grosse sorprese.  Questo perché esistono film diversissimi tra loro che, per avere il successo che meritano, devono necessariamente essere proposti in ambiti diversi ed a pubblici diversi. Fino a quando ci sarà un arte che trova la sua più grande ricchezza nella pluralità della sua natura, esisterà uno "spettatore plurale", pronto a rivolgere lo sguardo verso orizzonti cinematografici sempre nuovi e inaspettati. L'ottimistica previsione non è frutto di fantasia utopica ma il risultato che si evince dall'interpretazione dei dati forniti da questa utile ed interessante ricerca di storia economica del cinema fatta da Giuseppe Davalli.


 


Il metodo adottato dall'autore è semplice: una volta selezionati circa una ventina di titoli per stagione cinematografica (dal 1997-1998 al 2001-2002), esemplificativi in maniera il più possibile esauriente di tutto ciò che è stato offerto al pubblico in Italia, sono analizzati i loro risultati in termini di incassi nelle diverse strutture (monosala e multisala d'essai del centro urbano, e multiplex) del Veneto. A fini pratici i film sono stati suddivisi per tipologia (film d'essai, commedia, film spettacolare, film per bambini/animazione) e per nazionalità (italiano, europeo, extraeuropeo, americano).


 


Secondo Davalli, quindi, sarà lo "spettatore plurale" a salvare, almeno in parte, quell'inestimabile patrimonio di idee, passione e cultura rappresentato dalle sale e multisale d'essai dei centri urbani. Proprio lui che, invece, dovrebbe trovare il suo habitat naturale in quello che più di tutti, nell'immaginario collettivo, rappresenta il regno delle infinite possibilità: il multiplex.  Eppure "lo spettatore plurale" si trova inaspettatamente a disagio tra i numerosi e multiformi display luminosi indicanti le programmazioni che stridono con la scarsa varietà dei titoli proposti.


Questi nuovi complessi non hanno contribuito, per il momento, ad allargare gli spazi del mercato, facendo anzi da cassa di risonanza ai soliti block-buster, spesso programmati in più sale dello stesso multiplex. Questo tipo di crescita ha finito per moltiplicare gli schermi in funzione di un'unica tipologia di prodotto, invece di far crescere gli spettatori in funzione del cinema.


 


Tuttavia proprio dietro la limitatezza, sia in termini quantitativi che qualitativi, dell'offerta cinematografica dei multiplex si intravede uno spiraglio di luce, una via di salvezza per le sale cittadine. A patto di proporre una programmazione in grado di differenziarsi fortemente da quella dei multiplex, una programmazione d'essai continuativa nel tempo, magari inserendo le opere in rassegne e fornendo schede critiche del film prima della visione. In pratica per differenziarsi dai freddi e asettici multiplex le sale cittadine dovrebbero offrire un ambiente piacevole, fatto di reciproca fiducia tra il pubblico e il gestore. E' fondamentale che lo spettatore apprezzi e si affezioni alla sala: lo spettatore si deve fidare ciecamente del prodotto proposto in un dato cinema, perché ha totale fiducia nella competenza di chi compie le scelte di programmazione.


 


L'esito di un'opera cinematografica è legata al luogo e al modo in cui essa viene proposta più di quanto si creda. Una volta appurata questa realtà, si comprende facilmente come le sale d'essai dei centri urbani non debbano temere la concorrenza dei multiplex: i due tipi di locali giocano in campi diversi. L'uno e l'altro possono registrare grandi successi nel proprio settore di mercato, senza necessariamente nuocere all'avversario. I dati raccolti nel libro dimostrano che se un multiplex si avventura sulla strada del cinema d'autore in cerca di ulteriori inaspettati guadagni quasi sempre il risultato sarà fallimentare. Allo stesso modo è del tutto controproducente per un piccolo cinema d'essai cittadino contrastare un multiplex combattendo a suon di spettacolari block-buster, inadatti sia al pubblico che alla struttura stessa della sala.


 


 


 

LA VALUTAZIONE       @@@@ di @@@@@


 


 


Non inganni il fatto che la ricerca sia concentrata sullo stato di salute delle sale cinematografiche in Veneto perché la maggior parte delle considerazioni fatte risultano facilmente estendibili alla situazione generale della distribuzione e dell'esercizio in Italia. Anzi questa restrizione di campo ha fornito, in un certo senso, almeno due vantaggi al lettore: il primo è stato quello di aver reso le tabelle, contenenti i dati, più semplici da consultare con una conseguente maggiore chiarezza ed evidenza dei discorsi; il secondo è stato quello di aver determinato le condizioni di una lettura più attiva stimolando implicitamente  personali analogie con la situazione delle sale della propria regione.


Inoltre, chi si aspetta di trovare nel libro ferocissime critiche ai multiplex e nostalgiche rappresentazioni delle piccole sale dei centri urbani rischia di rimanere deluso. Giuseppe Davalli ha avuto l'onesta di riconoscere anche i benefici che i multiplex hanno determinato. Ad esempio sono stati tra i maggiori artefici della riduzione della lunga pausa estiva, fenomeno del tutto italiano per cui a partire dal mese di maggio la stagione cominciava a sgonfiarsi: i film più attesi erano già tutti usciti, venivano recuperati titoli considerati deboli dai distributori e che non avevano trovato spazio durante i periodi dell'anno più favorevoli.


Questo allargamento della stagione rappresenta un vantaggio per tutti: per il cinema americano come per quello italiano, per esercenti, distributori e, soprattutto, per il pubblico.


Un altro merito è stato quello di aver costretto molte sale cittadine ad adeguarsi ai nuovi e superiori standard di confort e qualità video e audio. Ed ancora, hanno definitivamente aiutato a chiudere con i tempi in cui il film d'animazione Disney, proposto in occasione delle festività natalizie, costituiva l'unica offerta annuale per i più giovani.


 


Giuseppe Davalli ha scritto un libro onesto e pieno di speranza.


Per le sale cittadine non si tratta solo di raccogliere le briciole dei multiplex accontentandosi di sopravvivere. Ad esempio nelle sale cittadine sono stati grandi successi film come Tre uomini e una gamba, Il favoloso mondo di Amelie, Tutto su mia madre e  L'ultimo bacio che, nella stagione 2000-2001, si è guadagnato il terzo posto in classifica nazionale con ben 24.086.045.000 lire di incasso. Tutti questi film sono stati degli autentici flop nei multiplex.


Grazie alle sale d'essai il pubblico scopre nuovi talenti: si proiettano tanti film interessantissimi di autori ancora poco conosciuti che, spesso,  nel giro di qualche titolo diventano grossi nomi del mondo del cinema e acquistano una certa popolarità. E proprio a questo punto i multiplex tentano di sfruttare la notorietà di questi registi ormai diventati celebri e quindi pronti al debutto sul "grandissimo schermo".


E' possibile che si instauri questo stato di idillio purché gli esercenti delle piccole sale del centro si diano da fare. Si tratta, per loro, di avere fiuto, di avvicinarsi ad un esercizio di competenza e non di semplice apertura e chiusura delle saracinesche. Istaurare un rapporto di fiducia con il pubblico, spingere su rassegne e cineforum, incontri con gli autori.


A tal proposito, alla fine del libro, è possibile trovare un piccolo vademecum utile per quegli esercenti che vogliano spostarsi verso una programmazione d'essai e quindi connotarsi con forza per evidenziare bene quella diversità che si è visto essere tanto preziosa.


 


 

NOTE


 


Questa collana "Quaderni D.A.M.S." diretta da Gian Pero Brunetta e Giorgio Tinazzi è nata in occasione dell'istituzione del Corso di laurea in Discipline delle arti, musica e spettacolo dell'Università di Padova. Lo scopo è di fornire una serie di pubblicazioni che somiglino alle tesi tradizionali universitarie che sono destinate a sparire nei nuovi ordinamenti, o a trovare una diversa collocazione nelle lauree specialistiche o nei dottorati di ricerca. Molto spesso, in passato, infatti, dalla ricerca di base delle tesi tradizionali di cinema potevano scaturire risultati originali e contributi che aiutavano a disegnare in modo nuovo e diverso il territorio dello spettacolo ancora in via di legittimazione sul piano accademico. Risultati che per molti aspetti hanno fatto sì  che le ricerche storiografiche o semiotiche italiane fossero all'avanguardia sul piano internazionale. Anche se la riforma universitaria modifica profondamente l'assetto della didattica e della ricerca, entrambi i curatori credono che sia ancora possibile puntare a obbiettivi alti.  Il libro di Davalli ha inaugurato la collana. Altro titolo è:  L'inquadratura sonora. Immagine e suono in Robert Bresson (2004) di Manlio Piva.


 


 

INDICE


 


 


Premessa di Gian Pier Brunetta


 


Introduzione


 


Nota


 


I – 31 ottobre 1997: i multiplex sbarcano in Veneto


 


II – Il prodotto cinematografico nell'esercizio veneto


 


III – Linee di tendenza : le voci dei protagonisti


 


Appendice


Uno sguardo oltre il Veneto: cinema d'essai in Italia


 


Bibliografia


 


 


 

LEGGI UNA PAGINA DEL LIBRO


 


 


Film d'essai europei


 


Per quanto riguarda il cinema d'autore europeo, la stagione 1999-2000 ha avuto un unico, grandissimo protagonista: Tutto su mia madre dello spagnolo Pedro Almodovar. Riconosciuto da tutti come un capolavoro, in Italia (David di Donatello per il miglior film straniero), come in Europa (Palma d'oro a Cannes per la migliore regia), come negli States (Golden Globe e Oscar per il miglior film in lingua straniera), il film, oltre che dalla critica, è stato amatissimo da un pubblico ampio, eterogeneo e non esclusivamente cinefilo. Infatti, grazie alla grande visibilità regalata dai numerosi premi internazionali vinti e al positivo passaparola del pubblico entusiasta, Tutto su mia madre ha raggiunto una popolarità tale da ottenere il tredicesimo incasso della stagione: un risultato importante per un film non facile che tratta in modo così diretto temi impegnativi come la morte e l'omosessualità.


 


      Tabella 53*. (Fonte: Cinetel)



































STAGIONE 1999-2000


 


Tutto su mia madre


 


 


 


PADOVA


319.154


VERONA


175.292


TREVISO


130.374


MESTRE(VE)


116.348


VICENZA


34.299


LUGAGNANO DI SONA (VR)


27.059


TORRI DI QUARTESOLO (VI)


12.383


valori espressi in (LIT/1.000)


 


Tutto su mia madre è l'esempio perfetto di come sale e multisale d'essai dei centri urbani, proponendo un prodotto di alta qualità pubblicizzato a dovere, possano puntare non solo alla sopravvivenza, ma anche ad importanti successi sul piano degli incassi e delle presenze in sala. Dando un'occhiata alla tabella 53 ci si rende conto che Tutto su mia madre è un prodotto di lusso proponibile solo nelle sale cittadine: la mancanza di divi hollywoodiani e di una storia immediatamente accessibile a tutti è bastata a scoraggiare il pubblico dei multiplex, che non solo ha ignorato, ma addirittura evitato il capolavoro di Almodovar.


Lo stesso prodotto cinematografico nel circuito di sale d'essai del centro urbano di Padova ha incassato oltre 300 milioni di lire, mentre al Warner Village di Torri di Quartesolo si ferma a poco più di 12 milioni: è evidente che esistono prodotti cinematografici diversissimi tra loro, che vanno proposti in strutture diverse a pubblici altrettanto diversi.

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