"La vita come viene", di Stefano Incerti

Un affresco corale di varia umanità borghese e infelice, con il vecchio e il nuovo del cinema italiano. Un film che rilegge stilisticamente il filone “alla Altman”, ma che anche pare come il suo titolo dal tono arrendevole: tramortito, senza calore, appiattito.

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La lista di personaggi è lunga, quella delle loro infelicità pure: ci sono un dentista che sfoga l'aggressività in guerre simulate e la moglie che vorrebbe un bambino; un musicista che cura il figlio depresso e un professore malato terminale; una donna che non vuole invecchiare e un'altra che nasconde il suo amore; una madre in ansia per i figli e un giovane disoccupato. Ci sono Alessandro Haber e Stefania Sandrelli, Stefania Rocca e Claudio Santamaria, Lorenza Indovina e Valeria Bruni Tedeschi, Daniele Liotti e Tony Musante. C'è il vecchio e il nuovo del cinema italiano, rinchiuso nell'arco di un fine settimana e diretto da un regista, Stefano Incerti, che con La vita come viene sembra banalizzare tutto ciò che di buono aveva fatto vedere nel Verificatore e in Prima del tramonto: il tema affrontato è, con i dovuti distinguo, lo stesso – la ricerca della felicità e di un senso dell'esistenza – ma cambiano stile e messinscena; cambia il respiro di un cinema che aveva preso strade poco battute dalle nostre parti, il noir e il poliziesco, e che ora ripiega verso un inatteso e scontato minimalismo dei sentimenti.

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Rispetto all'affresco gangsteristico di Prima del tramonto rimane la coralità, ma di diverso c'è che La vita come viene è l'ennesimo film corale "alla Altman", alla Magnolia, un filone che a forza di emuli sta quasi per diventare un genere: la particolarità non risiede tanto nella molteplicità delle storie, nella costruzione a mosaico dove i pezzi si sovrappongo o si sfiorano, ma nel fatto che, quando si raccontano storie in questo modo si finisce sempre per parlare di infelicità e bilanci esistenziali, di speranze deluse e frustrazioni varie. Sullo schermo passa il solito campionario di umanità borghese e stanca, sconfitta più dalla paura dei sentimenti che dalla ruota del destino. Viene da pensare che Incerti tenti ancora una volta la rilettura di un genere, e allora ben vengano la predominanza dei primi piani e l'attenzione ai dettagli, tecniche tipicamente melodrammatiche, e soprattutto il girare a vuoto del film, speculare a quello dei personaggi, e la sua struttura casuale: ma la particolarità del "genere" in questione è proprio la struttura chiusa, la coraggiosa ambizione di dire qualcosa di importante sull'umanità. La vita come viene, invece, pare proprio come il suo titolo dal tono arrendevole: tramortito, senza calore, appiattito. Coerente, certo, ma di una coerenza che nasconde, forse, una colpevole pigrizia d'ispirazione.


 


 


Regia: Stefano Incerti
Sceneggiatura: Stefano Incerti, Eugenio Melloni
Fotografia: Pasquale Mari
Montaggio: Claudio Di Mauro
Musiche: Paolo Buonvino
Scenografia: Renato Lori
Costumi: Raffaella Fantàsia
Interpreti: Valeria Bruni Tedeschi (Paola), Stefania Rocca (Giorgia), Daniele Liotti (Max), Alessandro Haber (Beppe), Stefania Sandrelli (Meri), Lorenza Indovina (Laura), Tony Musante (il professore), Claudio Santamaria (Marco).
Prodotto da: Vittorio Cecchi Gori
Distribuito: Medusa
Durata: 118'
Origine: Italia 2002

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