La vita è facile ad occhi chiusi. Il professor Javier Cámara ci parla del film

L’attore spagnolo è a Roma per presentare il film di David Trueba con cui ha vinto il Premio Goya come miglior interprete protagonista. In sala dall’8 ottobre distribuito da Exit Media

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Oggi è stato presentato al cinema Farnese di Roma il film di David Trueba La vita è facile ad occhi chiusi. Vincitore di sei Premi Goya nel 2014, tra cui miglior film e miglior regia, racconta la storia vera del professore d’inglese Juan Carrión che affrontò un lungo viaggio per incontrare il suo beniamino John Lennon, impegnato in Almeria sul set del film How I Won The War di Richard Lester nel 1966. Ce ne parla il protagonista Javier Cámara, vincitore del Premio Goya come miglior attore protagonista. Il film, distribuito da Exit Media, sarà in sala dal prossimo 8 ottobre.

 

Anche lei come il suo personaggio è da sempre un appassionato dei Beatles?

Devo dire proprio di no. Ecco la verità è che io sono il più piccolo della famiglia, e le mie due sorelle, che appartengono alla generazione di cui parla il film, erano delle patite dei Beatles: cantavano e suonavano con la chitarra a tutte le ore le loro canzoni, io ero un ragazzino e mi hanno fatto impazzire. Poi il regista David Trueba, amante estremista anche lui dei Beatles, me li ha fatti riscoprire attraverso la profondità dei testi, ricchi di metafore. La loro musica ha letteralmente dipinto un’epoca. Quando poi ho letto la sceneggiatura ero davvero entusiasta… ora adoro i Beatles!

Ad un certo punto del viaggio il suo personaggio afferma che la musica può salvarti la vita. Crede che questo valga anche con la musica di oggi, digitalizzata, magari senza parole in cui riconoscersi?
All’epoca ovviamente era diverso. Stiamo parlando del 1966, in pieno regime franchista. Ricordo che anche le turiste che si presentavano in bikini al mare erano viste come il diavolo tentatore dalla generazione di mio padre. I ragazzi invece cercavano la libertà attraverso la musica. Il concerto dei Beatles a Madrid, raccontato anche nel film, davvero creò il panico con la polizia che manganellava i ragazzi. Credo però che la musica possa salvarti sempre.

 

Javier Cámara in una scena di la vita è facile ad occhi chiusiCome mai avete scelto una colonna sonora, affidata al grande musicista Pat Metheny, che è un po’ agli antipodi con i Beatles?
Ricordo la telefonata della produttrice in lacrime perché non c’erano i soldi per acquistare i diritti delle canzoni dei Beatles. Si è ritrovata a patteggiare per un anno, poveretta. Poi David si è rivolto a suo fratello Fernando, che oltre ad essere un grande appassionato di musica, possedeva un locale a Madrid chiamato Calle 54 dove si suonava Jazz. Lui era un grande amico di Charlie Haden e pensò di affidare a lui la colonna sonora. Vide il film, se ne innamorò, ma era molto malato. Non poteva occuparsene. Quando propose di affidarla ad un suo assistente, David non era pienamente convinto. Cambiò tutto quando scoprimmo che l’assistente era Pat Metheny. Ha finito di comporla mentre era in crociera con sua moglie alle Bermuda. Quando gli hanno conferito il Premio Goya, David era contentissimo anche perché convinto che sarebbe stato l’unico, ed invece il film ne ha vinti sei!

Il film parla del viaggio di un professore, acompagnato da due ragazzi che scappano da situazioni difficili. John Lennon è un simbolo, una chimera inafferrabile, mentre il contesto storico è quello del regime franchista che però sembra restare in un angolo, sullo sfondo. Come mai?
Questa scelta rientra perfettamente nell’intenzione di David che voleva raccontare un “profumo” di quel momento storico. La povertà dell’Almeria è perfettamente descritta. Si voleva raccontare la storia di eroi anonimi, e il mistero, il fascino, risiedono nel viaggio. Nella sensazione di libertà che poteva procurare, insieme al cambiamento dei protagonisti. E svelo anche un paio di segreti: la canzone Strawberry fields forever, di cui non avevamo i diritti, è stata cantata dal più bravo imitatore di John Lennon. Nel film poi Lennon si vede per un istante ed è proprio David ad interpretarlo: gli somiglia molto e per l’occasione si è anche tagliato i capelli.

Il film è ispirato alla storia vera del professore d’inglese Juan Carrión, che effettivamente incontrò John Lennon sul set in Almeria. Come siete venuti a conoscenza di quest’esperienza incredibile? Ha mai incontrato il professore?
So che David lesse sul giornale la storia del ragazzo che scappò di casa per ribellarsi ad un padre severo, ritrovandosi coinvolto nel viaggio utopico del professore. Lo incuriosì molto e chiamò il giornalista che gli confermò il tutto. Il professore, che oggi ha 91 anni, sembra un giovanotto! Gli occhi vispi, intelligenti, sembra Samuel Beckett e ancora insegna inglese. Lo incontrammo insieme e ricordo che la sua stretta di mano era talmente energica che quasi mi fece male. Poi si sincerò del mio livello d’inglese. Fortunatamente passai il test. Un fatto incredibile però fu che David aveva già scritto la sceneggiatura del film prima che il professore mi consegnasse il suo diario dove aveva descritto il viaggio: tutto combaciava alla perfezione! Alla cerimonia del Premio Goya era lui il vero protagonista e la cosa buffa è che prima di questo film, nessuno gli aveva mai creduto. La finzione ha legittimato la realtà.

 

Javier Cámara, francesc colomer e natalia de molina in una foto promozionale di la vita è facile ad occhi chiusi

Secondo lei è stata davvero quella generazione che è riuscita a veicolare il cambiamento in Spagna o forse le generazioni successive? Inoltre il regista ha affermato che i giovani d’oggi, scoraggiati dalla crisi, grazie al film possono prendere l’esempio dai loro genitori. Che infondo all’epoca era molto più dura di oggi. Cosa ne pensa?
Io penso di sì. Penso che quegli eroi anonimi, gente comune che auspicava il cambiamento, erano proprio i nostri genitori. L’evoluzione del mio paese c’è stata grazie alla loro consapevolezza, non grazie alla politica che era molto più indietro rispetto alla loro mentalità. Anzi la politica era il vero ostacolo. Parlando di oggi, il film può davvero ispirare i giovani. È un riferimento per loro e un omaggio alle generazioni del passato. La crisi è dura ma a quel tempo c’era la dittatura.

Nel film vediamo i protagonisti che fanno fatica a capire gli abitanti dell’Almeria. ma davvero parlano così strano?
Oh sì, è davvero così. Sul set ho avuto difficoltà a lavorare perché tutti i comprimari presenti nel film, di cui molti anziani, non sono attori professionisti. Sono abitanti del luogo che hanno improvvisato tutto il tempo. David adora lavorare con loro, per me è dura però è stato davvero emozionante, uno spasso.

Cosa ne pensa del referendum per l’indipendenza della Catalunya?
Preferirei non rispondere. Sono emotivamente legato alla Catalunya, una terra multietnica, piena di giovani che desiderano la loro libertà. Provo un sentimento di tristezza, ma lo capisco. E non lo capisco. So solo che il dialogo tra i governi è orribile, gestito male.

Può raccontarci qualcosa del nuovo film di Paolo Sorrentino, dove reciterà accanto a Jude Law nei panni di Papa Pio XIII?
Paolo mi lascia dire solo che il film è bello…Scherzo! Interpreto un cardinale. Lavorare con Paolo è molto stimolante, La grande bellezza è stato un vero successo in Spagna.

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