"La vita segreta delle api", di Gina Prince-Bythewood

la vita segreta delle api

Pur non avendo lo spessore e il senso dell'epopea di una storia alla Toni Morrison, il film cerca di ricostruire il momento più forte della storia della comunità afroamericana: l'estate calda del 1964. Gina Prince-Bythewood prende la strada della rievocazione americana: la prospettiva minimalista di Dakota Fanning e del suo percorso adolescenziale, sempre permeabile allo sfondo storico.

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la vita segreta delle apiMagari, il romanzo di Sue Monk Kidd non ha lo spessore di una storia alla Toni Morrison, ed è per questo che a La vita segreta delle api manca quella dimensione della grande epopea che pure cerca in ogni modo. Eppure, al film di Gina Prince-Bythewood non fa difetto una vicinanza emotiva alla storia che racconta, non solo perché la regista è già un nome importante della scena afroamericana, e con questo suo ultimo lavoro ha trionfato per la seconda volta al Black Reel Award (la prima fu con Love & Basketball, suo lungometraggio d’esordio), ma forse perchè questo è proprio un film al femminile, vicino alla sensibilità di chi ha dovuto scalare le difficoltà di una doppia conquista: quella razziale e quella sessuale (“Lo amavo abbastanza da sposarlo, ma amavo di più la mia libertà!”, proclama la matrona della honey farm dove la vicenda è ambientata). La vita segreta delle api ha la fotografia bruciata dalla luce del ricordo di un’estate calda, quella del 1964 rievocata dalla voce over della protagonista/autrice. Sullo sfondo – rigorosamente televisivo – Lyndon Johnson ha appena firmato la Legge per i diritti civili, un “pezzo di carta” che faticherà ad arrivare nel Sud Carolina. Dakota Fanning e la sua storia di formazione adolescenziale restano spesso ai margini – pur non perdendo mai il loro ruolo catalizzatore, di prospettiva dal basso da cui tutto viene visto – di un tipico processo di costruzione storica americana: il particolare come modello dell’universale. La famiglia Boatwright è quell’esempio di virtuosa integrazione e paziente sopportazione dell’ignoranza e del pregiudizio bianchi, e racchiude nella storia delle sue tre sorelle la speranza del sogno di Martin Luther King e il dolore per i lutti e i soprusi subiti. Queen Latifah lascia trasparire il calore quasi materno di un gospel, e dalla radio la passionalità delle note Motown sembra annunciare una nuova epoca. Gina Prince-Bythewood riesce a trattenere la tentazione di sfociare nel grande affresco storico, e le va riconosciuto di essere riuscita a mantenere la dimensione umana più che quella sociale della storia. Le bastano pochi momenti dosati con cura, segno che ha comunque una mano adatta al racconto: i giochi d’acqua tra Dakota Fanning e Alicia Keys – le due si stringono la mano per la prima volta fuoricampo – e quella del funerale, in cui il patetismo sfocia nella tragedia per il tempo appena necessario, una giovane coppia mista che va al cinema a vedere Surf Party. Priva della voce che l’ha portata all’Oscar per Dreamgirls, Jennifer Hudson offre una prestazione deludente.

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Titolo originale: The Secret Life of Bees
Regia: Gina Prince-Bythewood
Interpreti: Dakota Fanning, Jennifer Hudson, Queen Latifah, Alicia Keys, Sophie Okonedo
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata: 114’
Origine: USA, 2008
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    Un commento

    • bel film devo dire, nn me l'aspettavo… anche se la hudson effettivamente è ben poca cosa. altro che oscar!