"La vita segreta delle parole", di Isabel Coixet

Cinema isolante, ben scritto ma che non riesce a raggiungere, e che soprattutto ha la colpa di non essere mai tattile e coinvolgente benché pretenda di esserlo proprio perché soffocato da soluzioni stilistiche (come la voce fuori-campo dell'inizio e della fine) e da una vitasegreta delle parole che sono organizzate come un teorema matematico.

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Ancora sulla linea sospesa tra la vita e la morte il cinema della spagnola Isabel Coixet. La vita segreta delle parole, presentato alla 62° Mostra di Venezia nella sezione "Orizzonti", sembra riprendere quello stato di sospensione, quell'attesa già presente nel precedente La mia vita senza di me in cui la protagonista è una giovane donna delle pulizie di Vancouver che scopre di avere un tumore alle ovaie. In effetti la continuità con l'opera precedente è rafforzata anche dalla presenza della società produttrice El Deseo dei fratelli Almodóvar e dalla presenza della protagonista Sarah Polley. In La vita segreta delle parole l'attrice interpreta Hannah, una ragazza solitaria e riservata che accetta di fare da infermiera a Josef (Tim Robbins), rimasto gravemente ferito in un incendio che ha perso provvisoriamente la vista. Viene così trasferita in una piattaforma in mezzo al mare in cui si trova l'uomo. Dopo l'iniziale diffidenza da parte della ragazza, tra i due s'instaura una reciproca confidenza. Quello di Isabel Coixet è un cinema che, in qualche modo, cerca di filmare la parola e si affida soprattutto a quella elaborata in fase di sceneggiatura. L'evoluzione visiva però non sembra avere la stessa spontaneità di quella scritta. La parte migliore del film è in quel disagio/estraneità della protagonista all'inizio oppure nella diffidenza che emerge durante il primo incontro con Josef. Per il resto si ha l'impressione che la Coixet lascia emergere il tragico passato di Hanna e l'intimità dei due protagonisti in maniera piuttosto artificiale, evidente anche nella scena in cui Josef si commuove dopo che la ragazza le fa toccare le cicatrici che ha sul corpo o il momento in cui lui le sussurrà all'orecchio che non sa nuotare. La vita segreta delle parole è l'esempio di una pellicola alla continua ricerca di un respiro emozionale che viene alimentato anche dal frequente utilizzo della colonna sonora. Ma alla fine, in quella linea, in quello spazio sospeso su quella piattaforma resta soltanto un cinema isolante, ben scritto ma che non riesce a raggiungere, e che soprattutto ha la colpa di non essere mai tattile e coinvolgente benché pretenda di esserlo proprio perché soffocato da soluzioni stilistiche (come la voce fuori-campo dell'inizio e della fine) e da una vitasegreta delle parole che sono organizzate come un teorema matematico. La vita, i sentimenti autentici dei personaggi, quella che la Coixet pretende di raggiungere, restano invece fuori.  

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Titolo originale: La vida secreta de las palabras


Regia: Isabel Coixet


Interpreti: Tim Robbins, Sarah Polley, Javier Camara, Eddie Marsan, Steven Mackintosh, Julie Christie


Distribuzione: Bim


Durata: 112'


Origine: Spagna, 2005

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