La zona d’interesse torna in sala. È già un classico?
Il film di Jonathan Glazer approda di nuovo al cinema per la Giornata della Memoria dal 26 al 29 gennaio. Steven Spielberg lo ha definito “il miglior film sull’Olocausto dai tempi di Schindler’s List”

“Zona d’interesse / Oggi come ieri conta essere efficiente” canta Marracash in una delle tracce del suo ultimo album È finita la pace. Pare che il film di Jonathan Glazer abbia convinto proprio tutti e in occasione della Giornata della Memoria tornerà in sala il 26, 27, 28 e 29 gennaio.
Una deliziosa villetta, un giardino paradisiaco e le dinamiche terribilmente normali di una famigliola degli anni ’40. Gite in barca e feste in piscina, velano l’orrore al di là del muro di casa. La zona d’interesse non è solamente uno sconvolgente ritratto della banalità del male ma anche “inoltrarsi fino in fondo nella grottesca gestione aziendale di un genocidio”.
Reinventando il grande romanzo di Martin Amis, Jonathan Glazer ha realizzato quello che da Steven Spielberg stato definito “il miglior film sull’Olocausto dai tempi di Schindler’s List”. Il film è andato oltre al cinema generando prima interesse poi riflessioni, spunti di discussione e dibattiti, che hanno investito la politica, la società e la cultura.
Da una co-produzione anglo-polacca-americana, La zona d’interesse è stato presentato al 76º Festival di Cannes dove ha ottenuto il Grand Prix Speciale della Giuria. Acclamato da gran parte della critica, ha ricevuto cinque candidature agli Oscar del 2024: miglior film internazionale; miglior sonoro; miglior film; miglior regista e miglior sceneggiatura non originale, vincendo i primi due.
Anche l’accoglienza in sala è stata ottima. Distribuito da A24 negli Stati Uniti d’America e da I Wonder Pictures in Italia, ha incassato quasi 53 milioni di dollari di cui oltre 4.5 in Italia, dove ha registrato 723.008 presenze.
Visto il grande successo, I Wonder Pictures ha deciso di riprogrammare il film per quattro giorni in occasione della Giornata della Memoria. Può La zona d’interesse diventare un cult? Alfonso Cuarón non ha dubbi a riguardo ed ha celebrato l’opera di Glazer come “il film del secolo”.
Di certo la sperimentazione in termini di stile e di linguaggio cinematografico fa sì che La zona d’interesse si possa a buon diritto considerare un film d’autore. Giulio Sangiorgio per FilmTv lo definisce “un capolavoro, tratto da un capolavoro” a cui si accoda Federico Pontiggia che titola “Pluripremiato, con merito” nel suo articolo su Cinematografo. È forse nella lettura non epidermica che però manca il gancio al grande pubblico. Il film richiede allo spettatore una conoscenza pregressa dei fatti e si muove su binari che sono più concettuali ed interessati all’individuo che fattuali e pratici della Shoah. Non si vuole qui togliere valore all’accurato lavoro di ricerca del regista, durato anni, ma che è volto principalmente agli artefici dell’Olocausto e alla loro placida quotidianità che seguitava nonostante la strage in corso. Potrebbe essere proprio lo sguardo a non richiamare un responso viscerale al pubblico. Il rischio di non mostrare, e quindi vedere, mai oltre le mura che proteggono le rose e le dalie amate dalla famiglia Höss, è di strozzare la ripugnanza rispetto a quanto si trovava oltre, eludendo le radici latine del verbo discendente di monère: “ammonire”.
Sarà di certo il tempo a dirci se il film di Glazer avrà fatto breccia nel cuore del pubblico varcando i confini del grande schermo e diventando un classico da guardare e riguardare.
Nel caso La zona d’interesse si troverebbe in quel gruppo presieduto da Schindler’s List e formata da pochissimi altri film tra cui Il pianista, Train de Vie e La vita è bella, capolavori che continuano a sensibilizzare e commuovere di generazione in generazione.