LACENO D’ORO 45. Incontro con Carlos Reygadas

Il Premio alla Carriera dell’edizione 2020 del Laceno d’oro, in streaming su MyMovies, va a Carlos Reygadas. Un’occasione per ragionare di tempo e confini dell’immagine partendo da Nuestro Tiempo

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Al 45° Laceno d’oro Film Festival arriva il momento del Premio alla Carriera, quest’anno consegnato a Carlos Reygadas. Dopo la proiezione di Nuestro Tiempo, presente nel programma di quest’edizione in streaming su MYmovies.it, parte l’incontro live con il regista messicano.

La prima domanda su Nuestro Tiempo già setta i parametri di una discussione che, attraversando Heidegger e Deleuze, pone il focus su tempo, poesia e immanenza.

Come hai lavorato su questo montaggio frammentato per immergerci nel tempo interiore dei personaggi?

Reygadas: Ho cercato di dare spazio a ciò che succedeva sulla scena. Mi interessava fare cinema e non letteratura, volevo seguire solo la vita e i suoi movimenti senza alcuna drammaturgia forte dietro. La vita non si programma e proprio qui, nella non programmazione, risiede il cinema; proprio come c’è cinema nelle riprese fisse dei Lumière. Bisogna lasciar spazio alla camera di fluire piuttosto che ricostruire.

Il tuo cinema si concentra sul dilatare gli oggetti per estrarne la poesia attraverso spazio e tempo. È una poesia intrinseca al materiale, una patina luminosa che si è via via aperta sempre più verso una dimensione sovrannaturale e che forse ora viene meno in Nuestro Tiempo. Ci sarà un ritorno, in futuro, verso questa Luz Silenciosa?

Reygadas: La poesia è lo stato naturale dell’esistenza. La poesia è la vita stessa, ritornarci vuol dire ritornare alla purezza dell’origine, ad un inizio che ancora non è sporcato dal linguaggio e dalla parola. Come dice Susanne Langer ci sono cose della vita che non si possono spiegare o dire e forse in Nuestro Tiempo ci sono più elementi di vita esteriore, di superficie. I miei film seguono sempre questo sali e scendi tra esteriorità e interiorità. Il mio prossimo film lo troverete molto più sovrannaturale rispetto a Nuestro Tiempo!

Mi sembra che il tuo sia un cinema sferoidale, dai contorni sfocati e dallo stile ipnotico che parla una lingua oracolare, che ci invita verso una direzione non ben definita. Un flusso di immagini che si apre a dei varchi per cercare il senso misterioso delle cose.

Reygadas: Sarebbe l’ideale avere un’inquadratura sferica. In realtà non andiamo né veniamo da nessuna parte ed è proprio questo che ci dà totale libertà. Il formato quadrato di Post Tenebras Lux, più stretto rispetto a quello “divino” e largo di Nuestro Tiempo, mi permetteva di riempire ancor di più di massa d’energia i personaggi. C’è chi ci prova con la realtà virtuale, ma che senso ha una macchina che simula la vita che abbiamo? La bellezza delle cose che costruiamo è che passano da una riproduzione, da una codifica in 2D, che ci apre già un mondo a noi conosciuto.

Sembra che i tuoi film siano riscritti su se stessi, come le vecchie VHS che contengono più registrazioni al suo interno e saltano da un ricordo all’altro. Non c’è passato e futuro, tutto è sovrascritto sullo stesso momento. Come possiamo catturare la memoria?

Reygadas: Noi siamo un accumulo di memoria, non solo individuale, ma anche collettiva. In Post Tenebras Lux si vedono livelli di futuro e passato che non sono né flash forward né flashback. La nostra memoria non ha una forma lineare come ci insegna il cinema, si sovrappone. Non andiamo da nessuna parte e non veniamo da nessuna parte, ma sicuramente siamo e agiamo secondo una proiezione della nostra collezione di memorie che cambia nel tempo. In spagnolo c’è una differenza di linguaggio notevole tra “ser” (essere) e “estar” (stare). Essere prevede ci sia all’interno un elemento teologico in cui è incluso il concetto di destino; stare è qualcosa più legato all’immanenza. Noi non siamo, noi stiamo.

I tuoi lavori sono un’estrema dimostrazione dell’immanenza. Il tuo è un cinema di essere e di tempo? 

Io lo sento di più come uno stare nel tempo, l’essere è più un concetto antropomorfico. Heidegger parla molto dell’essere nel mondo, per lui c’è una connessione teologica. “Sentir mas, pensar meno”. Abbiamo messo il sentire dopo il pensiero ed è questo che ci porta al fracasso, alla sofferenza.

Abbiamo conosciuto il cinema di Reygadas attraverso i festival, qual è il futuro del cinema con lo streaming? Qual è il futuro del cinema tutto?

L’intrattenimento ha preso più spazio rispetto al cinema. I festival stanno perdendo un po’ di lustro. La sala potrebbe ormai avere un tipo di fruizione più museale.


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