Laceno D’Oro 47 – Fairytale. Conversazione con Aleksandr Sokurov

In occasione della consegna del premio alla carriera alla 47esima edizione del Laceno d’oro, il grande maestro russo racconta la sua ultima opera Fairytale, in sala dal 22 dicembre

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“Hai strangolato satana, portatore di passione, con le corde divine della tua sofferenza.”

Con queste parole si apre Fairytale, l’ultima fatica di Aleksandr Sokurov, maestro del cinema russo, regista di capolavori della storia del cinema come Arca Russa, Faust, Madre e figlio. Il riconoscimento alla carriera a lui assegnato durante la 47esima edizione del Laceno d’oro è stata l’occasione per fare una conversazione sul suo ultimo lavoro. Dall’evocativa frase di partenza di Fairytale, una “visione in bilico tra la fiaba e l’allucinazione”, nasce la prima riflessione del maestro.

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Come ogni citazione dalla Bibbia, anche questa è difficile da esplicitare nel gergo comune. I testi biblici sono molto densi, come scrigni carichi di peso. Forse anche per questo, hanno resistito al tempo e, nel corso dei secoli, queste citazioni non hanno perduto il loro significato. Al contrario, molte cose che una persona dice diventano superflue per l’anima umana. La frase che apre il film ci spiega come solo i grandi sacrifici possano riparare qualcosa. Senza dei grandi sacrifici non possiamo ottenere nulla. Questo è il problema più grande della cristianità. Vi ricordate Dostoevskij? – La bellezza salverà il mondo. – Se non sbaglio, lui intendeva la bellezza del gesto di Gesù. Il sacrificio inteso come bellezza particolare. Cercate di immaginare quanto costi all’uomo contemporaneo la fede se alla base di questa si trova il sacrificio. Di conseguenza, il film comincia con l’affermazione che, nella lotta a Satana, potremo vincere solo avendo compiuto il sacrificio, di uno o di tanti. Il problema è che una persona è capace di farlo, ma nessuno è riuscito mai a convincere un intero popolo a sacrificarsi. Nessuno è mai riuscito a convincere che, uno ad uno, milioni di persone siano colpevoli. In una guerra, ad esempio, non è colpevole solo chi la scatena. È qui che sta il problema. Preferiamo scovare i crimini nelle anime di singole persone, ma rabbrividiamo all’idea di trovare pensieri criminali nelle anime di milioni di persone. Ma questo è sempre stato così.”

Fairytale rappresenta un ulteriore tassello nella profonda ricerca estetica di Sokurov, il quale, però, sottolinea come questa debba essere sempre veicolata da un significato profondo. Il processo di produzione del suo ultimo film nasce dal recupero di uno sterminato cimitero di fonti e materiali d’archivio, plasmati e manipolati attraverso la tecnologia per ridare vita ai dittatori protagonisti del film. La forma al servizio del contenuto. Per plasmare i reperti d’archivio e inserirli all’interno del purgatorio fittizio di immagini, Sokurov e il suo team ha dovuto ricorrere alla tecnologia visiva del deep fake.

“In principio fu il verbo, l’immagine molto dopo. All’inizio sono necessarie le parole, i significati. Ritengo che il senso sia più importante della forma. È il contenuto a determinare la forma e non il contrario. Questo è il problema dei giovani cineasti: trovare un contenuto abbastanza grande da essere raccontato. Una volta che l’avrete trovato, la forma arriverà di conseguenza e vi pregherà in ginocchio di prenderla per esprimerla. Poi ne arriverà un’altra e così via. Ogni forma ama il proprio contenuto originale, un pensiero profondo. Il formalismo adora il pensiero di grande portata. Per questo, tanto tempo fa, fu inventata la storia. Era il mio sogno far incontrare questi quattro personaggi (Mussolini, Stalin, Churchill, Hitler) in un determinato spazio. E l’elemento fiabesco di questa storia sta proprio nel fatto che in vita non si sarebbero mai potuti incontrare tutti e quattro insieme. Per il resto, è tutto fondato sulla verità storica, tratta da frammenti di conversazioni private o fonogrammi di cinegiornali. Una verità storica che ho voluto trasferire nel film, anche attraverso la tecnologia. Quando realizzai Arca Russa, un film girato attraverso una ripresa unica, dovetti aspettare che ci fosse la tecnologia giusta. In Fairytale c’era la base: il materiale d’archivio. Questi materiali hanno dettato la forma del film, che è stata realizzata anche grazie al deep fake. Anche perché nessun attore sarebbe stato in grado di trasmettere la profondità dei sentimenti di un personaggio che recita nel ruolo di se stesso.” 

Il racconto articolato del regista si sposta sul processo che, dal materiale di archivio, passando per lo sviluppo graduale di una sceneggiatura influenzata dalla Divina Commedia, ha portato ad una resa cinematografica.

“Abbiamo contattato gli archivi di Europa e USA chiedendo di avere a disposizione i materiali di un dato periodo storico. Dopo aver avuto a disposizione i materiali abbiamo svolto per qualche anno un lavoro certosino di tagli per ottenere frammenti di pochi secondi che ritraevano personaggi in situazioni alquanto insolite. Si trattava di inquadrature di 1.5 sec che abbiamo messo insieme per raggiungere quell’effetto che nessun attore sarebbe stato in grado di esprimere: trovare un Churchill e un Mussolini ironici o uno Stalin pensieroso.

Dopo è stato molto più facile perché la sceneggiatura rappresentava proprio quei personaggi ‘ricostruiti’ insieme in uno spazio, in attesa di qualcuno che prendesse la decisione sul loro destino. E qui è stato di grande aiuto il mio amatissimo Dante Alighieri perché, a quel punto, la mia storia (così come i miei protagonisti) è partita muovendosi attraverso questi cerchi dagli echi danteschi. Devo ammettere che per Dante era più facile, i suoi personaggi erano già stati puniti. I miei sono in attesa di una punizione che forse non arriverà mai, non mi sarà mai dato saperlo… Inoltre, milioni di persone supportavano questi personaggi, arruolandosi e combattendo le loro guerre. Cercate di punire una nazione, un popolo complice, non ci riuscirete mai… le guerre esisteranno sempre finché non esisteranno strumenti di punizioni nei confronti di tutte le persone che prenderanno parte ad una guerra.”

La conversazione prosegue in un dialogo tra il Maestro e il pubblico, che tocca alcuni dei suoi capolavori e i temi cardine della sua filmografia, ma sempre ritornando all’ultimo lavoro, all’ultimo progetto. Come quando vengono citati i personaggi di Fairytale, personaggi trasparenti che parlano di immortalità: immortalità di fantasmi che aspettano invano la loro condanna definitiva.

“I protagonisti di Fairytale vorrei vederli puniti, ma questi, si reincarnano nella società di oggi impuniti. Il film assume i connotati di un rito espiatorio perché i quattro tiranni ritengono di non avere colpe. L’unico uomo capace di affrontare un processo di comprensione delle proprie colpe fu l’imperatore giapponese Hiroito. Hitler durante la battaglia di Berlino non ebbe il coraggio di uscire dal suo bunker, Mussolini di ammettere la fine. Ma ci si può sempre fermare. Hiroito non fu perdonato ma quanto meno compreso. Non so se avete notato come i politici siano sempre infelici. Il potere che cade nelle mani di una persona infelice è il più grande dramma per l’umanità.”

Ma la conclusione è una riflessione spiazzante sull’arte a lui più cara.

“Cercate di trovare nella grande arte, che è la letteratura, una storia che finisca bene. La vita è fatta così, è una trappola.”

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