LAGO FILM FESTIVAL – Dialoghi contemporanei

ancarani baal
All’interno della pluralità di linguaggi affrontati con estrema malleabilità dal Lago Film Festival, Dialoghi Contemporanei è la sezione dedicata alla video arte. Il titolo indica la natura dialogica della sezione, il lavoro di “sprovincializzazione” del territorio e l'apertura verso linguaggi e percorsi artistici non usuali, in grado di proiettare la giovane manifestazione veneta sulle traiettorie dei festival europei, crocevia di esperienze culturali complementari.

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Alice cattaneo PassaggiAll’interno della pluralità di linguaggi affrontati con estrema malleabilità dal Lago Fest, Dialoghi Contemporanei è la sezione dedicata alla video arte, novità della quinta edizione, a cura di Saul Marcadent, che ci ha raccontato le finalità del progetto e i criteri su cui ha basato la sua selezione.
Intanto il titolo: il termine dialogo sta a indicare la natura dialogica della sezione, che nelle serate di mercoledì 29 e giovedì 30 luglio offrirà, oltre alla proiezione delle opere di giovani video artisti italiani, degli incontri con il pubblico che permettano anche ai non addetti ai lavori di entrare in contatto con questo tipo di arte, caratterizzata da un lavoro sull’immagine che muove su binari differenti da quelli dello spettacolo cinematografico. È un aspetto, questo, che chiarisce la rilevanza del festival sul territorio, il suo lavoro di “sprovincializzazione” e apertura verso linguaggi e percorsi artistici non usuali, che proietta la giovane manifestazione veneta sulle traiettorie dei festival europei, crocevia di esperienze differenti e complementari.
Ma il riferimento al dialogo conferisce anche attenzione all’umanità dei lavori presentati, che nonostante la difficoltà dell’approccio iniziale, riescono in realtà a raggiungere e toccare lo spettatore.
La rassegna nasce dalla collaborazione con Careof DOCVA, spazio no profit milanese, primo archivio italiano di video arte, dedicato alla promozione dell’arte contemporanea. Gli artisti lasciano lì i loro portaolio, dove i curatori di mostre e festival li scelgono. Da questo archivio Marcadent ha scelto 15 video tutti realizzati tra 2006-2008, per il concorso, che non ha il carattere della competizione, ma è piuttosto una vetrina; due progetti fuori concorso e due incontri doppi con il pubblico, in cui quattro artisti – Marco Raparelli (autore di Ristorante Italia) e Marco Belfiore (regista di The Real Scissor Sisters) il 29 luglio, Yuri Ancarani e Alessandro Nassiri Tabibzadeh il 30 luglio – dialogheranno tra loro e con gli spettatori tentando di illustrare il proprio lavoro.
“La necessità degli incontri – ribadisce Marcadent – nasce dalla difficile fruizione dell’arte contemporanea in un festival dall’anima familiare. Occorre relazionarsi a un pubblico non esperto. Gli artisti che si presteranno agli incontri sono stati scelti proprio per la loro capacità di raccontare i loro lavori, e la disposizione a coppie è stata effettuata per contrapporre poetiche molto diverse.
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yuri ancaraniBelfiore, ad esempio, è molto realista, riprende le donne dell’est che si tagliano i capelli nel parco sotto casa; Raparelli, invece, lavora sull’animazione. Si scambieranno un punto di vista diverso partendo da una comune base reale.”
Yuri Ancarani – autore di Baal – ha un approccio totalmente estetico, i suoi lavori sono perfetti dal punto di vista della cura dell’immagine. Questa compiutezza formale si fonde però a un profondo interesse per i suoi luoghi, quelli del ravennate. Baal – divinità fenicia legata alla fertilità, che è anche il nome di Satana – è ambientato in una pineta, in cui un bambino si aggira, impaurito da un’atmosfera sospesa, finché da lontano si scorge una ciminiera. È quella Baal, totem della civiltà industriale che minaccia la natura incontaminata. Dunque un lavoro estremamente curato dal punto di vista estetico non resta inerte ma si unisce a un discorso concettuale su territorio e natura.
Alessandro Nassiri Tabibzadeh, l’artista “contrapposto” ad Ancarani, lavora invece su una realtà più concreta. Il titolo del suo video, TR4480C, presentato fuori concorso per motivi di durata (16 minuti rispetto alla brevità estrema degli altri) rappresenta la targa di un’auto nel tragitto da Tirana all’Italia. Il soggetto dell’opera muove dalI’idea che le macchine attualmente utilizzate in Albania sono quelle italiane degli anni ‘80. Il protagonista vuole farla morire dove è stata immatricolata la prima volta. Il tempo va allora al contrario, scandendo i km mancanti per il ritorno alle origini.
La maggior parte dei video è stata mostrata a livello europeo. Alcuni artisti hanno partecipato alla Biennale di Venezia, tutti hanno esposto presso mostre rilevanti. Alice Cattaneo, classe ’79, in concorso, ha partecipato a Italix, a Palazzo Grassi. Amatissima dalla critica,è stata finalista al Furla e vincitrice del premio Cairo. Di solito fa delle installazioni con il legno mentre questa volta presenta Passaggi (prima foto in alto), un lavoro non intimista come al suo solito, ma un video giocoso con lei stessa protagonista, in cui lavora sul proprio corpo.
moira ricciMoira Ricci con Ora sento la musica, chiudo gli occhi, sento il rumore che mi avvolge, fa presa nel mio cuore ha realizzato un video molto intimo, che segue il percorso intrapreso con un precedente lavoro fotografico, raccontando – in una sorta di elaborazione del lutto per la madre scomparsa che passa attraverso l’immagine e il ricordo – il proprio vissuto, utilizzando un collage di foto di sé bambina in tenuta da danza, volto a condurre un dialogo a distanza con la figura materna che l’avrebbe voluta ballerina.
L’altro artista fuori selezione è Stefania Galegati Shines, con Humans. È un viaggio nel mondo, condensato in un’ora. Un lavoro di montaggio diviso in 7 parti di diverse zone del mondo con uno sguardo sempre filtrato dalla personalità dell’autrice, un susseguirsi di immagini commoventi e buffe.
Eterogeneo è il background degli artisti, alcuni dei quali espongono per la prima volta, come Tommaso Cardone, qui al Lago con Blue-Green. O Stefano Savastano, nato come regista cinematografico, il cui lavoro, Even Better Dreamin’, è stato concepito come corto e poi ridotto a shot di un minuto e mezzo.
Dialoghi contemporanei offre dunque lavori dissimili, stili compositi che non rispondano a un’unica tematica ma rendano conto delle diverse modalità di operare sul reale.
 
 
 
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