"L'Algeria di Albert Camus non è diversa dalla Calabria della mia infanzia" – Incontro con Gianni Amelio e Maya Sansa per "Il primo uomo"

Dopo una travagliata produzione e dopo una controversa escusione dai grandi Festival, finalmente esce in Italia il nuovo film di Gianni Amelio Il primo uomo. Tratto dall'ultima opera di uno degli scrittori più celebrati e studiati del Novecento: Albert Camus. Storia delicata e complessa ambientata nell'Algeria degli anni '20 e in quella in lotta per la liberazione degli anni '50. Presenti alla conferenza stampa il regista e l'attrice italiana Maya Sansa che interpreta il ruolo della madre del bambino protagonista

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Gianni Amelio e Maya SansaDopo una travagliata produzione (le riprese sono slittate di quasi due anni dalla data prevista) e dopo una controversa escusione dai grandi Festival finalmente esce in Italia il nuovo film di Gianni Amelio Il primo uomo. Tratto dall'ultima opera, autobiografica e editata postuma nel 1994, di uno degli scrittori più celebrati e studiati del Novecento: Albert Camus. Storia delicata e complessa ambientata nell'Algeria degli anni '20 e in quella in lotta per la liberazione degli anni '50. Presenti alla conferenza stampa il regista e l'attrice italiana Maya Sansa che interpreta il ruolo della madre del bambino protagonista.

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Qui si parla di povertà e di Sud del mondo, come si rapporta questo film al suo passato personale?

Amelio: Beh, in effeti ho il sospetto che io sia stato scelto per adattare questo romanzo proprio per il mio passato. Ho avuto un'infanzia povera, non ho conosciuto mio padre, sono stato allevato da madre e nonna, ho lavorato con mio zio…insomma, la storia di Camus in Algeria negli anni '20 è in pratica la mia in Calabria negli anni '50. Ma, sia chiaro, questo non basta assolutamente a fare un buon adattamento, se mi fossi appiattito su me stesso avrei fatto "il secondo uomo". Semplicemente queste coincidenze mi hanno aiutato a entrare meglio in questa storia.

Quali influenze ha avuto, se ne ha avute, da Gillo Pontecorvo e il suo "La Battaglia Algeri?

Amelio: Quello era un film fatto a caldo. Voluto dal governo algerino, per celebrare la sua vittoria, nasce da un dato forte e cronachistico. Il film di Pontecorvo è un cinema tempestivo e in tempo reale, dal senso documentaristico, quasi da cinegiornale. Il mio film non è sulla guerra d’Algeria, ma su una guerra etnica, qualsiasi essa sia. Il primo uomo è tutt’altra cosa rispetto a La battaglia di Algeri, il mio vuole essere un film che storicizza quel conflitto, tenta una riflessione mediata sia da Camus sia dalla figura del maestro elementare che vediamo nel film.


Il suo è anche un film che vuole riflettere sulla contemporaneità?

Amelio: Queste non erano le riflessioni di partenza, può darsi che ci siano, ma i film si fanno e basta. Non mi piace star lì a vagliare come e quanto sia attuale, forse c’è un’idea forte sull’oggi ma non è detto che io l’abbia voluta. Io sono sempre stato contro i film a tesi, voglio un cinema che emozioni a prescindere da ogni implicazione storica.

Lei lavora spesso con i bambini, come gli sceglie? Come si lavora con loro?

Amelio: Voglio precisare che è stato il grande Luigi Comencini il regista dei bambini, non io. Ma come diceva lui: "i bambini non si dirigono, si scelgono e basta. Poi faranno tutto loro sul set e il personaggio se lo cuciranno addosso naturalmente". Negli altri film che ho fatto ho avuto la fortuna di trovare i bambini protagonisti molto in fretta. Questa volta, per la prima volta, ho dovuto fare letteralmente migliaia di provini. Faticosamente son riuscito infine a far capire ai miei collaboratori francesi che l’unico modo per trovare il protagonista è sempre quello di scendere in strada, osservare, e trovarlo d'istinto.

il primo uomoCome ha lavorato su questo personaggio così importante, la madre di Camus? E come si è trovata sul set, come unica attrice italiana del cast?

Sansa: Voglio raccontare prima una cosa: tutta la troupe francese era innamorata di Gianni. Io sono arrivata un po’ dopo, il set lavorava già da un mese, e ho trovato tutti i francesi letteralmente conquistati da Gianni. E tutti avevamo voglia di fare un buon film. Il set non è stato facile, le location erano situate posti sperduti e ardui, ma è stata un'ottima esperienza. Io da un po’ di tempo vivo a Parigi e ho incontrato Gianni lì, non lavoravo in Italia da un anno, e quando c’è stata l’opportunità di lavorare con Amelio ho accettato subito. È stata una lunga avventura, il film è stato rimandato più volte e due anni dopo quell’incontro la produzione finalmente è partita. Di Camus avevo la classica formazione da liceo, avevo letto i capolavori ma non Il primo uomo. Poi Gianni mi ha spiegato che quella non era solo la storia di Camus ma anche la sua. Quindi è stato un onore interpretare in un solo ruolo sia la madre di Camus sia quella di Gianni Amelio.
 

Come hanno reagito al film in Francia?

Amelio: Non è ancora uscito in Francia, uscirà a ottobre. Non so, ma spero che dopo 50 anni certe ferite si siano rimarginate. Quello che so è che il film è stato visto certamente a Toronto da giornalisti francesi, ma nessuno ne ha parlato a differenza degli algerini che hanno dedicato molti articoi al film. Non lo so, ho la sensazione che i francesi possano percepire il film come pro-Algeria, ma io dico che dopo 50 anni si dovrebbe ragionare serenamente. A ottobre quando il film uscirà scopriremo finalmente il parere dei francesi.

Ci sono state varie controversie con i maggiori Festival. Cosa può dire?

Amelio: allora, il film era stato preso in un primo momento in concorso a Venezia. Poi improvvisamente è stato rifiutato. Punto. Non so perchè, dovreste chiederlo a chi ne sa di più. Al Festival di Roma invece sono stato invitato ma ho detto io gentilmente di no. Il film è andato a Toronto ma io non l'ho accompagnato. Semplicemente perchè credevo opportuno sottoporre il film all'attenzione del festival di Berlino, ma i miei produttori hanno scelto Toronto. Tutto qui.

 

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