L'America tra Halloween e paure "vere"
Tra le uscite: K-PAX con Kevin Spacey, i nuovi horror BONES e 13 GHOSTS e il documentario TREMBLING BEFORE G-D
Halloween è vicino. Lo si sente, lo si vede nelle strade dove ogni casa e appartamento si colora di fantasmi e di scheletri arancioni, lo si odora in tutti i negozi di dolci (la torta di zucca è un’istituzione come la torta di mele). Durante il weekend, la televisione si prepara a trasmettere le solite maratone horror (tra i film naturalmente “Halloween” e “Venerdì 13”) e tra i costumi c’è chi dice che tra le maschere e i costumi che più andranno a ruba ci sarà quella di un certo signore (che in America la stampa lo presenta quasi sempre come Mr. Osama Bin Laden) con barba e turbante. Senso dell’umorismo? Ironia? Ma l’orrore in questo autunno 2001 lo si respira veramente. In Texas, per la prima volta da immemorabile tempo, un comunicato ufficiale sconsiglia i ragazzini di andare porta a porta a chiedere i soliti “dolcetti”. La paura di una contaminazione globale legata al bio-terrorismo c’è e si sente. Il giorno di Halloween le “mall”, gli enormi centri commerciali sparpagliati in tutti gli Stati Uniti, saranno presumibilmente deserti perché circolano misteriose voci di un possibile attacco. E poi l’antracite. Come ci si può veramente difendere? Halloween non hai mai fatto così paura. Ma la paura deve fare i conti con il senso di determinazione che è enorme. Ognuno va avanti per la propria strada: partendo dalle persone comuni, dagli uomini della strada, dai postini, fino ad arrivare ai politici convinti di combattere una battaglia che sarà lunga e difficile, ma che alla fine risulterà vincente. Tutti noi conosciamo il manicheismo che caratterizza la cultura america, ma mai come adesso (e i libri di storia lo dimostreranno) questa caratteristica è cosi evidente nei discorsi ufficiali e nelle conversazioni informali della gente. Si parla di bene e male, di gente buona e gente cattiva. E si parla così tanto di libertà. Una parola così grande e bella, così rara che noi europei non sappiamo più cosa significhi, mentre qui è sulla bocca di tutti. Freedom. Liberty. E il grande quesito che ogni americano deve affrontare in questi giorni è proprio questo: Dovremo rinunciare alla nostra Libertà, alle nostre libertà per difenderci da questo tipo di terrorismo?
KILL BY INCHES di Diane Doniol-Velcroze e Arthur Flam esamina un difficile rapporto tra padre e figlio che si trasforma lentamente, ma inesorabilmente, per il giovane in paranoia che sfocia nell’incubo e nell’omicidio. Completamente diverso è invece HIGH HEELS AND LOW LIFES di Mel Smith con Minnie Driver e Mary McCormack in cui due donne, un’infermiera e un’aspirante attrice, decidono di dare un senso alla propria esistenza e ricattano dei malviventi e per loro i guai sono appena iniziati, ma avranno il tempo di riscoprire la loro amicizia.
LIFE AS A HOUSE di Irving Winkler è invece un film che promette lacrime e sorrisi. Kevin Kline interpreta George, un uomo che desideroso di conquistare la propria felicità si è ritrovato in un mondo pieno di miseria, alienato dalla sua ex-moglie e da suo figlio. E proprio quando tutto sembra perso, lui ritrova di nuovo fiducia e inizia a costruire il suo sogno da solo.
Tra le produzioni non statunitensi si segnalano: dalla Francia OUCH (AIE) di Sophie Fillieres, una rappresentazione contemporanea sulla solitudine. Dalla Germania INVINCIBLE (UNBESIEGBAR) di Werner Herzog (visto a Venezia), tratto dalla storia vera di Zesha Breitbart, un fabbro ebreo che nella Berlino degli anni trenta sosteneva di essere l’uomo più forte del mondo. E dall’Australia BETTER THAN SEX di Jonathan Teplitzky, in cui l’incontro tra un uomo e una donna durante una festa diventa il punto di una riflessione su un’esperienza puramente fisica che dopo tre giorni sembra aprire nuovi scenari nel loro rapporto. Mentre tra i documentari, che come sempre sono numerosissimi, escono: I REMEMBER ME di Kim Snyder, opera fortemente personale, su una misteriosa malattia che è stata successivamente diagnosticata come Sindrome di fatica cronica. Tra le testimonianze, in attesa che si trovi una cura definitiva, delle persone che ne sono vittime, oltre a quella della regista, quella di Blake Edwards, e della campionessa olimpica Michelle Akers.
TREMBLIN BEFORE G-D di Sandi Simcha Dubowski, girato in sei paesi, che si interroga sui rapporti che legano sessualità, fede e fondamentalismo religioso nei racconti personali di svariate persone.