L’amico fedele, di Scott McGehee e David Siegel

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Un film di formazione dal retrogusto anni ’90 che forse vuole proteggere troppo la sua protagonista, finendo per rimanere sulla superficie di quel dolore che dovrebbe affrontare nel profondo.

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Costeggiano sempre il loro immaginario puntellato di costellazioni famigliari, di segreti malcelati, di adulti immaturi Scott McGehee e David Siegel, ma stavolta lo sfondo sembra cambiare. Il senso di L’amico fedele forse è tutto nel setting, che passa dalle ariose praterie del Midwest di Montana Story agli alti palazzoni dove si rifugia l’elite culturale di New York. E basta una variazione minima nel rapporto con gli spazi per riscrivere il campionario emotivo del film e ripensare da zero il suo passo.

In quei palazzi, ogni giorno, lavora Iris, scrittrice rampante alle prese con un fastidioso blocco che le impedisce di chiudere il suo nuovo romanzo. La causa è  la morte improvvisa di Walter, amico, confidente, mentore ed ex amante che scompare dalla sua vita da un giorno all’altro affidandole, inaspettatamente, Apollo, il suo alano, che la donna inizierà ad accudire dapprima controvoglia ma che gradualmente la aiuterà ad emergere dalla crisi.

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L’amico fedele è dunque il racconto dell’elaborazione di un lutto, forse non solo quello di Walter ma anche quello, tutto simbolico, legato a Bill Murray, presenza invisibile, silenziosa, a cui il film deve rinunciare e verso cui, quando è in scena, si rapporta col solito atteggiamento fuori misura, finendo per essere mangiato dal suo carisma. E se tutto sommato Naomi Watts regge bene, optando per un approccio in sottrazione, tutto interiore, emotivo, lo stesso non si può dire lo stesso per il passo generale del film, per il racconto di questa terapia che pare sempre un po’ incerto.

McGehee e Siegel sembra che si tengano sempre un po’ troppo a distanza, quasi osservassero la personale rinascita di Iris da qualche finestrone di quei palazzi di Downtown a cui prima si accennava, forse limitandosi a raccontare il lutto come un’assenza più che come un trauma da ricucire, probabilmente incapaci, come la protagonista, di affrontare il dolore della perdita, raccontandosi come i loro personali terapeuti ma forse schermandola eccessivamente dai passaggi più aspri della maturazione. Il risultato è una garbata commedia dal retrogusto anni ’90, di quelle che non avrebbero sfigurato nelle filmografie di un Reiner o di un Columbus, un film che non sbaglia mai nulla rovinosamente ma a cui manca la vera zampata, la volontà di andare a fondo alle cose, di raccontare davvero la crescita della protagonista in tutta la sua complessità.

L’amico fedele preferisce piuttosto rimanere sulla superficie, assecondare una scrittura comodamente assertiva, che da molto, forse troppo per scontato, che racconta Apollo come un vero e proprio animale totemico per la protagonista ma non ne esplora mai davvero il potenziale, che si limita a raccontare le evoluzioni di Iris lasciandone i presupposti ed i dettagli fuori scena, “incastrati” in ridondanti monologhi interiori che forse, trasformati in immagini, in porzioni di racconto, avrebbero potuto sostenere il film senza troppi problemi. Non stupisce troppo allora notare quanto il film di McGehee e Siegel vada gradualmente in fame d’aria, si illumini a tratti quando si concentra soprattutto su Apollo, ma poi finisca per girare a vuoto, concentrato a raccontare la convivenza tra Iris ed il cane assecondando dinamiche polverose ma forse rassicuranti. Entra nel vivo troppo tardi e quando lo fa si affanna, alza i giri, cerca di prendere il dramma di petto ma poi sembra chiudersi un attimo prima di scoprirsi troppo (come nella sequenza dallo psicologo).

E sul fondo rimane una straordinaria fiammata, l’ultimo dialogo tra Charlie e Iris, ritmato, profondo, sincero, equilibrio, sorta di scintilla profetica di quello che sarebbe potuto essere il film se solo si avesse avuto più coraggio.

 

Titolo originale: The Friend
Regia: Scott Mcgehee e David Siegel

Interpreti: Bill Murray, Naomi Watts, Cloé Xhauflaire, Josh Pais, Carla Gugino, Noma Dumezweni, Sarah Pidgeon, Owen Teague, Gary Littman, Ann Dowd, Felix Solis, Jess Gabor
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 120′
Origine: USA, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
Sending
Il voto dei lettori
1.75 (4 voti)

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