"L'amore ai tempi del colera", di Mike Newell

Un mirabile lavoro di adattamento: è senz’altro questa l’ossatura irrinunciabile del film. Se nella prima parte ogni passaggio drammatico è supportato da avvicinamenti repentini e violenti dello sguardo, dal punto di non ritorno in poi una straordinaria storia resta lontana e senza sangue. Come se ad un potenziale filmico traboccante di idee, sentimenti, territori, fosse stato messo un filtro

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Il regista Mike Newell si è impegnato in una doppia impresa: trasformare in cinema un romanzo dalla portata umana immane e attraversare quell’insidiosa esperienza che va sotto il nome di ‘cultural crash’. Irriducibile, esplosivo in ogni direzione è ‘L’amore ai tempi del colera’ di Gabriel García Márquez, alimentatore infinito di visioni e domande sulla condizione umana. Lontanissimo, inenarrabile è il substrato culturale sudamericano – ben al di là degli stereotipi nazionali – se lo si pensa in rapporto a quello anglosassone.

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Un mirabile lavoro di adattamento: alla guida dello script c’è Ronald Harwood – lo sceneggiatore di Il pianista, A torto o a ragione, Being Julia – e si vede. Epopee esistenziali condensate con equilibrio, l’anima dei protagonisti (quella di Fermina Daza molto più che quella di Florentino Ariza) sopravvive anche al di là della visione. E’ senz’altro questa l’ossatura irrinunciabile di L’amore ai tempi del colera.

La prima parte del film spacca il cuore: andando addosso ai corpi e oltre, dentro le viscere dei suoi personaggi, Newell rende in modo febbrile, vibrante, dolorosissimo l’adolescenza di Florentino e Fermina, l’amore assoluto, il fiato mozzato, la disperazione nera di uno strappo senza appelli. Un amore giovane e annientato dalle regole sociali non può essere che totalizzante, e ogni passaggio drammatico è supportato da avvicinamenti repentini e violenti dello sguardo.

Il punto di non ritorno: quando il padre di Fermina decide di separarla per sempre e fisicamente da Florentino, ai due protagonisti non rimane che una sperimentazione progressiva del compromesso e della corruzione. Fermina sposa un uomo facoltoso: viaggi, bel mondo, stabilità e dubbi, insofferenze, tradimenti. Florentino compensa una sottrazione mortale con una quotidiana dose, metodica e anestetizzante, di sesso con sconosciute. Punto di non ritorno per la vita, e per il film: da questo momento L’amore ai tempi del colera scende irrimediabilmente di tono, perde forza, smette di penetrare, come l’età adulta – se contrapposta all’adolescenza. Una così straordinaria storia resta lontana, senza sangue, affidata ad un costante distacco. Rimangono a sostenere la pellicola la potenza della scrittura originale e il valore della sceneggiatura – da una parte, la storia e la modalità narrative, dall’altra le interpretazioni di Javier Bardem e Giovanna Mezzogiorno, quanto di più lacerante e sorprendente emerge a fronte a immagini sbiadite. Come se ad un potenziale filmico traboccante di idee, sentimenti, territori, fosse stato messo un filtro – emotivo e culturale.

 

Titolo originale: Love in the Time of Cholera

Regia: Mike Newell

Interpreti: Javier Bardem, Giovanna Mezzogiorno, Benjamin Bratt, Catalina Sandino Moreno

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 132'

Origine: Usa, 2007

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