"L'Antidoto", di Vincent De Brus

Piacevole farsa cinematografica, di un abile autore francese di videoclip. Lentamente ci si appassiona all'oggetto transizionale, all'antidoto cinematografico del movimento serrato e "precipitoso", trascinante da uno sketch all'altro, come condizione intermedia definita e non tanto però come idea di una evoluzione in atto.

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I francesi negli ultimi tempi (vedi, tra gli altri, Francis Veber di Una Top Model nel mio letto, Sta zitto… non rompere e La cena dei cretini), ancora di più, sembrano aver puntato il loro interesse verso le commedie grottesche dai risvolti inverosimili, pur lavorando sulla quotidianità, sui problemi di tutti i giorni, strizzando l'occhio al cinema statunitense della commedia classica. Un brillante uomo d'affari, è prossimo a firmare un importante contratto con una grande compagnia francese dei media. All'improvviso comincia ad avere seri problemi di controllo, fino ad accusare pericolosi attacchi di panico, associati al balbettio continuo e ad una copiosa sudorazione. Sembra aver ormai smarrito la sua proverbiale sicurezza che sempre lo ha accompagnato nei ripetuti successi professionali. Come se all'improvviso fosse riaffiorato un trauma giovanile, rimosso per tutti questi anni e ritornato per attanagliargli l'esistenza. Rivolgendosi ad un analista, scopre che probabilmente l'unica soluzione sta nel far riemergere completamente il trauma così da poterlo affrontare una volta per sempre. Per caso conosce un piccolo uomo che di mestiere fa il contabile e ha anche una minima partecipazione nella stessa società in cui lavora. I due si conoscono ad una riunione di azionisti e subito l'uomo d'affari si accorge della magica e salutare influenza che l'omino sprigiona sulla sua precaria quanto inaspettata condizione. Alla presenza del contabile, quell'uomo sempre riacquistare il suo carisma e la sua forza d'animo. Allora, praticamente, lo assume come una specie di assistente che deve vegliare giorno e notte almeno fino a quando non scoprirà le vere ragioni di questo tormento. Il compianto Jacques Villeret, ancora una volta, da grande attore e caratterista del cinema francese, interpreta l'uomo semplice dotato di filosofia del buon senso, quasi a ricalcare e a smussare il suo "cretino" della Cena dei cretini. Per il resto, è una piacevole farsa cinematografica, di un regista abile nel combinare il registro della scrittura e delle gag divertenti con le qualità eccelse di "videoclipper", qual è. L'allegorico incontro tra il rampantismo, figlio dei nostri giorni, e la pacata consapevolezza dell'ineluttabilità dell'esistenza, figlia sempre più allontanata dai nostri giorni, alla fine è solo una lieve sfaccettatura dell'intreccio, che sembra appassionarsi ancora di più sull'oggetto transizionale, antidoto cinematografico del movimento serrato e "precipitoso" da uno sketch all'altro, da una parte all'altra, come condizione intermedia definita e non tanto però come idea di una evoluzione in atto.

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Titolo originale: L'Antidote


Regia: Vincent De Brus


Interpreti: Christian Clavier, Jacques Villeret, Agnès Soral, Annie Grégorio, Alexandra Lamy, François Levantal, Eric Prat


Distribuzione: Millennium Storm


Durata: 107'


Origine: Francia, 2005

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