Lasciati andare, di Francesco Amato

Il regista Francesco Amato cavalca la scelta di far esplodere la forza comica di Servillo e dona a una storia, sulla carta, prevedibile e ripetitiva, un motivo d’attrazione irresistibile.

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La vita di Elia Venezia, psicoterapeuta svogliato, è fatta dalla solita routine di chi, indolente e ottuso, ha scelto di trascinarsi. Fra un lavoro affrontato con la superficialità appagata di chi si considera “un maestro venerabile”, le noiose serate a teatro e un’ex-moglie solare, vicina di casa, ancora da ammorbare con le proprie idiosincrasie e brutte abitudini, l’uomo tira avanti con placida soddisfazione. A causa di qualche chilo di troppo, la pigra routine del personaggio, come nelle migliori commedie sulle “crisi di mezza età”, però, è sconvolta dall’incontro con Claudia, irresistibile personal trainer spagnola, che lo precipita nella sua folle vita, stravolgendone ritmi e pedanti convinzioni.  Ambientato nella suggestiva cornice del ghetto romano, Lasciati andare è una pellicola che cerca di ricostruire le note potenzialità comiche dell’abusato topos della “strana coppia” sull’intuizione produttiva di Toni Servillo mattatore comico.

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Il regista Francesco Amato, infatti, cavalca con forza la scelta (audace? furba?) di far esplodere la forza comica di un attore famoso per la sua, fin troppo, impostata serietà cinematografica, e dona a una storia, sulla carta, prevedibile e ripetitiva un motivo d’attrazione irresistibile, soprattutto in un sistema cinema abituato a condannare gli attori a ruoli predefiniti e sempre uguali. La riuscita performance comica dell’attore partenopeo, intelligentemente capace di sfruttare i suoi tic, le sue smorfie, la sua costruita “antipatia” personale (in un omaggio all’ultimo Moretti attore, colorato da un interessante ebraismo-romanesco che arricchisce) per caratterizzare il suo personaggio, dunque, ha la capacità di nobilitare l’intera vicenda. La dedizione di Servillo nel creare il suo odioso/buffo Elia diventa cosi il motore di una pellicola fatta di equivoci e dialoghi pungenti, un gancio che, letteralmente, trascina il film dall’anonimato al leggero divertimento.

Aiutato dal lavoro di coppia con la spagnola Veronica Echegui, perfetta nel folle ruolo della sua allenatrice, una donna talmente proiettata all’ottimismo da rasentare un’irresistibile idiozia, Servillo si trasforma nell’ideale personificazione della scrittura di Francesco Bruni, sceneggiatore del film, in un binomio tra attore e testo cinematografico che molto ricorda quello tra lo stesso attore e gli script del suo sodale Sorrentino. Non è un caso che, come nelle sceneggiature del regista di The Young Pope, il personaggio di Servillo sia costruito sulle sue battute saccenti e urticanti, su un sarcasmo manierista che gira, vanesio, su se stesso.

 

 

Regia: Francesco Amato

Interpreti: Toni Servillo, Verónica Echegui, Luca Marinelli, Carla Signoris, Pietro Sermonti, Valentina Carnelutti, Vincenzo Nemolato, Carlo De Ruggieri, Paolo Graziosi, Giulio Beranek

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 102′

Origine: Italia 2017

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