"Laurel Canyon", di Lisa Cholodenko

Particolarmente interessante è il discorso che il film compie, attraverso un'attenta messa in scena costantemente in equilibrio tra spazio esterno e interno (mentale), nel porre in relazione personaggi e luoghi fisici per cui il cambiamento geografico che i due ragazzi compiono ha grandi conseguenze soprattutto sui loro (dis)equilibri interiori

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Laurel Canyon è una strada che attraversa il cuore delle colline di Hollywood, collegando la tranquilla e lievemente nevrotica periferia borghese della San Fernando Valley al centro scintillante e inquinato di Los Angeles. E'un luogo mitico sia dentro la vita reale, abitato tuttora da eccentriche star musicali e dello spettacolo, che dentro le inquadrature della macchina da presa, essendo state le sue verdi pendici ed i suoi limitrofi sobborghi lo scenario di fondo di esistenze più o meno lodevoli in pellicole che hanno attraversato temporalmente la storia del cinema. E' tra le sue ville che abita Jane (Frances McDormand in grande forma), una leggendaria produttrice discografica che attualmente sta lavorando ad un album per una band inglese il cui cantante Ian (Alessandro Nivola) è il suo giovane amante. Il figlio di Jane, Sam (Christian Bale) e la sua fidanzata Alex (Kate Beckinsale) si sono da poco laureati in medicina ad Harvard. Seri e conservatori, i due ragazzi devono trasferirsi a Los Angeles per completare i loro studi ma una volta istallatisi nella nuova casa le cose cominciano a cambiare. L'attrazione di Alex per lo stile di vita "alternativo" di Jane e Ian e la difficoltà di Sam ad accettare il suo rapporto con la madre, così eccessiva e diversa da lui, oltre alla sua crescente attrazione per la collega Sara (Natascha McElhone), cominciano ad intaccare anche le certezze più incrollabili, facendo sorgere dubbi e tensioni dai quali nessuno dei personaggi resterà indenne.

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La giovane regista Lisa Cholodenko, qui alla sua seconda prova dopo High Art, presentato a Cannes nel '98, mostra attraverso una precisa localizzazione geografica la storia di un microcosmo in cui le opposte concezioni della vita e dell'amore vengono messe a dura prova da un periodo di forzata convivenza, e quello che ne esce è la godibile rappresentazione di crescita e di trasformazione di più percorsi individuali. Particolarmente interessante è il discorso che la pellicola compie, attraverso un'attenta messa in scena costantemente in equilibrio tra spazio esterno e interno (mentale), nel porre in relazione continua personaggi e luoghi fisici (estremamente simboliche le scene ambientate nel reparto psichiatrico dove lavora Sam), per cui il cambiamento geografico che i due ragazzi compiono ha grandi conseguenze soprattutto sui loro (dis)equilibri interiori. Laurel Canyon è un film sfaccettato, leggero ma mai ottuso che fa emergere tutto lo squallore legato alla pericolosità di una routine comportamentale, a tratti forse fastidioso per alcune caratterizzazioni ma comunque sempre genuino nel raccontare il delicato e difficile rapporto che esiste tra piacere individuale e rispetto per la sensibilità altrui. Il finale aperto, irrisolto in senso positivo, ci consegna il solito, fatidico dilemma: è meno onesto tradire gli altri o se stessi?


 


Titolo originale: Laurel Canyon


Regia: Lisa Cholodenko


Sceneggiatura: Lisa Cholodenko


Fotografia: Wally Pfister


Montaggio: Amy E. Duddleston


Musiche: Craig Wedren


Scenografia: Catherine Hardwicke


Costumi: Cindy Evans


Interpreti: Frances McDormand (Jane), Christian Bale (Sam), Kate Beckinsale (Alex), Natascha McElhone (Sara), Alessandro Nivola (Ian), Lou Barley (Fripp), Russell Pollard (Rowan), Imaad Wasif (Dean)


Produzione: Susan A. Stover, Jeffrey Levy-Hinte


Distribuzione: Italian International Film


Durata: 103'


Origine: Usa, 2002


 


 


 

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