Le amiche, di Michelangelo Antonioni
Considerato non abbastanza nella filmografia del regista, è oggi tra i suoi film più moderni e secondo il LA Times ha ispirato Sex and the City.
Secondo il “Los Angeles Time” ha ispirato Sex and the City. Ed è curiosa questa connessione tra il quinto film diretto da Michelangelo Antonioni (compreso l’episodio Tentato suicidio di L’amore in città) e una delle serie tv di maggiore successo. Eppure oggi Le amiche è uno dei suoi film più moderni, profondamente radicato nel suo tempo (il rapporto tra il benessere borghese e l’infelicità esistenziale) ma al tempo stesso capace di descrivere un ritratto corale di figure femminili universali che per certi aspetti anticipano quelli del cinema di Antonio Pietrangeli. Forse non è un caso che il film è stato realizzato nel 1955, proprio quando Pietrangeli firmava la sua opera prima, Il sole negli occhi. E soprattutto può apparire anche una versione italiana del cinema di George Cukor nel modo in cui sono filmati gli interni, le sfilate di moda e dove ogni protagonista cerca di ritagliarsi il suo spazio all’interno dell’inquadratura per una propria, amara confessione.
Premiato con il Leone d’argento al 20° Festival di Venezia e liberamente tratto dal romanzo Tra donne sole di Cesare Pavese, Le amiche racconta le vicende di diversi personaggi: Clelia (Eleonora Rossi Drago) torna a Torino per aprire una succursale di un’importante casa di moda. Vicino alla stanza dell’albergo dove alloggia, Rosetta (Madeleine Fischer) ha tentato il suicidio. In questa situazione conosce la sua amica Momina (Yvonne Furneaux) che la fa entrare nel giro della sua comitiva di cui fa parte Cesare (Franco Fabrizi), l’architetto che sta curando l’allestimento della sua boutique, il pittore Lorenzo (Gabriele Ferzetti) e sua moglie Nebe (Valentina Cortese) e Carlo (Ettore Manni), aiutante di Cesare che però non fa parte del gruppo perché fa parte di un ceto sociale inferiore. Ed è proprio di lui che la donna resta attratta.
Scritto dallo stesso Antonioni con Suso Cecchi D’Amico, Le amiche anticipa quell’inquietudine e quel malessere dell’esistenza borghese che ha sempre più caratterizzato in futuro il cinema del regista ferrarese. Lo spazio – in questo caso Torino – assume un ruolo determinante – soprattutto nel mettere in luce il contrasto tra classi sociali differenti. C’è una scena in cui Clelia è accompagnata da Carlo in un quartiere dove vendono mobili usati ed è lì che la donna entra in contatto con le proprie origini mentre per l’uomo si tratta proprio del luogo di appartenenza.
Le amiche però è poi attraversato da un persistente senso di disperazione. Il suicidio verrà replicato nel finale di Il grido. Inoltre ogni personaggio è come se cercasse nell’altro quell’illusione di complicità sentimentale che poi viene negata. Ogni spazio, anche aperto, può diventare una trappola, come quella gita al mare resa fosca dai colori di Gianni Di Venanzo che accenna anche a quegli squarci di toni noir che attraversano il film, come se Antonioni volesse di colpo rifarsi alla trasposizione italiana del genere dagli Usa dopo Giuseppe De Santis in Riso amaro. Ci sono specchi, dipinti, donne del ritratto. E ancora le ombre lungo le mura degli interni fino alla scatola di fiammiferi, dettaglio decisivo per smascherare un tradimento.
Le amiche è un film sicuramente considerato nella filmografia di Antonioni. Ma non come merita. Il finale alla stazione è un gioco di traiettorie molteplici, aperto e soffocante, che sa mostrare l’impossibilità di rincorrere un proprio desiderio anche da un solo dettaglio. L’Italia del boom era lì alle porte. Ma già si vedeva l’altra faccia dell'(in)felicità.
Leone d’argento al 16° Festival di Venezia
Regia: Michelangelo Antonioni
Interpreti: Eleonora Rossi Drago, Gabriele Ferzetti, Valentina Cortese, Franco Fabrizi, Yvonne Furneaux, Madeleine Fischer, Anna Maria Pancani
Durata: 106′
Origine: Italia 1955
Genere: drammatico
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
Il voto al film è a cura di Simone Emiliani