Le immagini “ispirate allo Studio Ghibli” di ChatGPT: innocuo gioco o violazione d’autore?
Il nuovo aggiornamento del software di IA generativa permette agli utenti di realizzare delle opere influenzate dallo stile della celebre casa di animazione giapponese. Sorgono dubbi etici e legali

L’ultimo aggiornamento del software di ChatGPT, intitolato GPT-4o, permette agli utenti di creare immagini “ispirate allo stile dello Studio Ghibli”, dando essi la possibilità di sbizzarrirsi con le loro creazioni.
Questa nuova funzione introdotta da OpenAI pochi giorni fa, sta letteralmente inondando i social di foto e meme reinterpretati attraverso le forme caratteristiche del celebre studio di animazione giapponese. Si può trovare di tutto: dalle scene di film quali Scarface o Il Padrino, fino alla foto di Donald Trump ed Elon Musk assieme nel comizio tenuto dal tycoon in Pennsylvania durante la sua campagna elettorale.
Se è vero che GPT-4o, in questo senso, dimostra un livello di dettaglio e di aderenza alla fonte principale impressionante, bisogna però anche sottolineare il fatto che l’uso di queste immagini comporta degli interrogativi etici e legali non di poco conto. OpenAI ha inoltre fatto sapere – tramite un suo portavoce – che l’AI può “replicare lo stile di uno studio, ma non quello di singoli artisti viventi”, suscitando ancora più dubbi riguardo le sue pratiche.
L’avvocato Evan Brown, specializzato in proprietà intellettuale, in un’intervista realizzata dal sito TechCrunch, ha spiegato che i prodotti come l’AI generativa di GPT-4o operano in una zona grigia dal punto di vista legale, dato che lo stile non è esplicitamente protetto dal diritto d’autore. Questo significa, quindi, che OpenAI non sembrerebbe violare la legge supportando la creazione di immagini che richiamano lo stile di Hayao Miyazaki.
In assenza di una normativa definita che regoli l’addestramento dell’AI, è purtroppo ancora impossibile stabilire se ChatGPT abbia violato la legge o meno. Sta di fatto, però, che per poter realizzare immagini come quelle citate poco fa, il software della compagnia di Sam Altman ha indubbiamente utilizzato dei frame provenienti da film quali La città incantata o Il castello errante di Howl. Si tratta di una questione che ha già coinvolto in passato numerose personalità artistiche dichiaratesi contrarie all’”apprendimento visivo” dell’intelligenza artificiale: nel 2024, un gruppo di circa 10,500 artisti, tra cui Julianne Moore, Thom Yorke e lo scrittore giapponese Kazuo Ishiguro, aveva infatti firmato una lettera che criticava l’uso senza licenza di opere creative col fine di addestrare i software di AI.
Già nel 2016, in un servizio realizzato dalla tv giapponese, si poteva sentire l’opinione dello stesso Hayao Miyazaki sull’intelligenza artificiale, che commentava con queste parole: “Non riesco a guardare questa roba e trovarla interessante. Chiunque crei questa roba non ha idea di cosa sia il dolore. Sono completamente disgustato. Non vorrei mai incorporare questa tecnologia nel mio lavoro. Sono fermamente convinto che questo sia un insulto alla vita stessa.”