Le NewJeans lasciano la loro major ADOR: il K-pop è in crisi?
Dal 29 novembre il gruppo tutto al femminile non fa più parte della casa discografica ADOR. L’abbandono della superband apre uno squarcio sul fenomeno globale del K-pop e i lati ombrosi che nasconde
NewJeans
Le NewJeans, celebre gruppo K-pop, ha di recente annunciato la decisione di lasciare la propria etichetta discografica ADOR. “A partire dalla mezzanotte di oggi, il nostro contratto con ADOR sarà risolto” ha detto Minji, una delle componenti del gruppo tutto al femminile durante una conferenza stampa. Hanni ha aggiunto che il team di NewJeans ha “affrontato maltrattamenti”, insieme ad una ”deliberata cattiva comunicazione e manipolazione in diverse aree”. “Questo non è il tipo di etica del lavoro di cui vogliamo far parte. Continuare a lavorare per un’azienda che non ha intenzione di proteggere NewJeans farebbe solo per noi danno”, ha concluso la stessa cantante in conferenza.
Il gruppo, uno dei più seguiti dell’etichetta insieme ai BTS, aveva espresso il suo disappunto già un paio di settimane fa, quando aveva concesso l’ultimatum alla società. NewJeans aveva richiesto l’adempimento di alcune istanze, quali la reintegrazione immediata del loro produttore Min Hee-jin e delle scuse da uno dei funzionari dell’azienda per un commento molesto. Dal 29 novembre le NewJeans non fanno più parte dell’etichetta ADOR e questa decisione, in diversi casi, porta necessariamente a dei cambiamenti interni. Dopo essersi distaccati dalla loro casa discografica, in passato diversi gruppi sono costretti a modificare il loro nome. Danielle risponde affermando che: “Siamo ben consapevoli che da oggi potremmo non essere in grado di usare il nostro attuale nome NewJeans. Tuttavia, ciò non significa che stiamo rinunciando al nome. Continueremo a lottare per le NewJeans. Indipendentemente dal nostro nome, ricordate, le NewJeans non moriranno mai.”
Il K-pop ha guadagnato negli anni migliaia di fan devoti, affascinati dal talento e dallo stile di giovani band coreane. Il segreto del loro successo deriva dalla mescolanza di coreografie coinvolgenti, musiche orecchiabili tra il pop e il rap, arti visive e vestiti di tendenza. Le loro “performance” non terminano sul palco, ma fluiscono anche nei social media, dove gli idol, coinvolgono i fan con modalità partecipative quotidiane. La condivisione di foto e video da parte dei protagonisti, permette ai più appassionati di sostenere a distanza i propri beniamini, interagendo con i loro post. I contenuti sui social non lasciano spazio alle imperfezioni, mostrando i componenti dei gruppi esteticamente impeccabili, con un effetto al limite tra realtà e intelligenza artificiale. Gli outfit, tanto esuberanti da essere ormai dettami della moda e il make up colorato, contraddistinguono i protagonisti K-pop in ogni scatto.
In questo panorama apparentemente etereo, si nascondono però dei meccanismi ombrosi. La pressione psicologica a cui sono sottoposte queste giovani celebrità è talmente eccessiva che non tutte riescono ad assumerne il controllo. Tante sono le vite stroncate a causa della depressione, che ha irrimediabilmente schiacciato beniamini come Sulli, ex membro della famosa girlband F(x) o il cantante Kim Jong-hyun, membro del gruppo SHINee. La corsa al successo infatti è dettata da una ferrea supervisione da parte delle major, che determina le decisioni degli artisti, sotto ogni aspetto della loro vita: dai ritmi massacranti a cui sono sottoposti, passando per lo stress determinato dal canone estetico, fino al divieto di fidanzarsi per preservare il rapporto tra celebrità e fan senza distrazioni. La loro vita finisce interamente nelle mani dell’ etichetta discografica, che muove i fili come fossero burattini, trasformandoli in vere e proprie macchine da soldi. Il K-pop non risparmia neanche il grande schermo, dando vita a progetti cinematografici e documentari, che ripercorrono le tappe delle band più famose e raccontano i retroscena degli artisti. Un esempio è stato il successo del film Break The Silente: The Movie che segue il tour dei BTS e mostra il dietro le quinte di ogni membro del gruppo. Il documentario ha accolto in sala la ARMY, ossia l’esercito dei fan dei BTS, che per la quarta volta ha potuto godere delle performance dei propri beniamini al cinema.