"Le quattro piume", di Shekhar Kapur

Kapur non dispone di una magnifica ribelle – come quando diresse “Elizabeth” – né di un personaggio ambiguo, alla Lawrence d'Arabia: il protagonista è solo un ragazzo con qualche dubbio e tanta (giustificata) paura, e non gli dà molte occasioni “forti” da sfruttare.

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Remake dell'omonimo film di Zoltan Korda, la storia di Harry Feversham ha la tipica struttura del "viaggio all'inferno e ritorno"; giovane ufficiale della Cavalleria inglese, Harry rassegna le dimissioni proprio alla vigilia dell'invio del suo reggimento nel Sudan in rivolta, nel 1875: una decisione sofferta, che gli costa la perdita dell'onore. Le quattro piume bianche – marchi di codardia speditigli da tre amici commilitoni e dalla sua fidanzata – gli riappaiono di tanto in tanto tra le mani mentre, partito comunque per l'Africa, affronta terribili traversie.
Cent'anni fa – ma anche molto tempo dopo – avere dubbi sul significato di un'espressione come "servire la Patria" era sinonimo di vigliaccheria; e il prezzo da pagare per simili debolezze era l'infamia. Harry, per i dubbi che lo spingono ad abbandonare l'esercito, è allora un antieroe moderno, precursore dei movimenti pacifisti e filosofo propugnatore dell'incertezza? I fatti sembrano smentirlo: il bisogno di rivalsa del giovane ex-soldato pare animato soprattutto dal desiderio, molto convenzionale, di riconquistare il suo posto in società e l'amore della donna che non aveva creduto in lui. E così, mentre Harry si batte virilmente nel deserto per dimostrare di non essere un vigliacco, Oscar Wilde a cinquemila chilometri di distanza paga con la galera i suoi atteggiamenti anticonformisti mal tollerati dall'austera società vittoriana.
Purtroppo Kapur non disponeva di una magnifica ribelle – come quando diresse Elizabeth – né di un personaggio ambiguo, alla Lawrence d'Arabia: Harry è solo un ragazzo con qualche dubbio e molta (giustificata) paura, e non gli dà molte occasioni "forti" da sfruttare. Due sequenze rimangono comunque in mente: le prostitute deportate, che si riprendono la libertà con violenza pari a quella del loro aguzzino; la cattura del cecchino, kamikaze ante litteram, con i bambini che improvvisano un'archetipica intifada. Tralasciamo – per non superare il più aggiornato utilizzo del termine "ovvio" – di dire che il deserto, fotografato da Richardson, è meraviglioso.

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Titolo originale: The Four Feathers
Regia: Shekhar Kapur
Sceneggiatura: Micheal Schiffer, Hossein Amini (da un romanzo di A.E.W. Mason)
Fotografia: Robert Richardson
Montaggio: Steven Rosenblum
Musica: James Horner
Scenografia: Allan Cameron
Costumi: Ruth Myers
Interpreti: Heath Ledger (Harry Feversham), Wes Bentley (tenente Jack Durrance), Kate Hudson (Ethne Eustace), Djimon Hounsou (Abou Fatma), Michael Sheen (William Trench), Alek Wek (Denka), Kris Marshall (Castleton), Rupert Penry-Jones (Thomas Willoughby), Daniel Caltagirone (Gustave), Lucy Gordon (Isabelle)
Produzione: Stanley e Robert Jaffe, Marty Katz, Paul Feldsher per Belhaven Limited/Jaffilms
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 125'
Origine: Usa, 2002


 

 

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